22 ottobre, 2006

Promemoria: Oggi, 42 anni fa, Jean-Paul Sartre rifiuta il Nobel per la letteratura.

Jean-Paul Sartre (Parigi, 21 giugno 1905 - 15 aprile 1980) è stato un importante filosofo, scrittore e critico francese; studiò all'École Normale Supérieure di Parigi, dove si laureò nel 1929. Nel 1964 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura, che però rifiutò "Non voglio essere letto perché Nobel ma solo se il mio lavoro lo merita. E poi, chi è quel tribunale per giudicare la mia opera?". È sepolto nel cimitero di Montparnasse a Parigi; si calcola che al suo funerale presenziarono cinquantamila persone La vita Specializzandosi in Germania, poté entrare in contatto con la fenomenologia di Edmund Husserl e l'esistenzialismo di Martin Heidegger. Venne catturato dai tedeschi e, dopo la sua liberazione, partecipò alla resistenza francese. Sartre è stato uno fra i massimi esponenti dell'esistenzialismo ed uno studioso le cui idee sono sempre state ispirate ad un pensiero politico orientato verso la sinistra internazionale (negli anni della guerra fredda sostenne le ragioni dell'allora Unione Sovietica, pur criticandone in diversi suoi scritti la politica). Ha diviso con Simone de Beauvoir - conosciuta nel 1929 all'École Normale Supérieure - la propria vita sentimentale e professionale. Il pensiero La prima fase del pensiero di Sartre è segnata dall'opera L'essere e il nulla, in cui riflette sulla fondamentale libertà di ogni uomo e la sua ineludibilità. Dopo la seconda guerra mondiale l'attenzione di Sartre si rivolge all'azione politica. Si avvicina al comunismo benché non si sia mai iscritto al partito comunista. Dopo l'adesione al comunismo, Sartre trascorse il resto della sua vita nel tentativo di riconciliare le idee esistenzialistiche con i principi del marxismo, convinto che le forze socio-economiche determinino il corso dell'esistenza umana. Nell'esistenzialismo di Sartre si realizza lo stesso paradosso di Heidegger e Jaspers: la trasformazioni del concetto di possibilità in impossibilità. Secondo Sartre l'uomo è definito come "l'essere che progetta di essere Dio" (in "L'essere e il nulla") ma questa attività si risolve in uno scacco: ciò che per Heidegger e Jaspers è nullificato dalla realtà fattuale in Sartre è nullificato dalla molteplicità delle scelte e dall'impossibilità di discriminarne la fondatezza e validità. "Ein Mal ist kein Mal" (una volta è nessuna volta), se mi è dato scegliere, il fatto di non poter discernere si traduce in una non scelta.
• Contingenza dell'essere: il mondo è « assurdo », senza ragione. È « di troppo ». Esiste semplicemente, senza « fondamento ». Le cose e gli Uomini esistono di fatto, e non di diritto. (Vedere La Nausea.)
• L'Uomo è definito dalla coscienza (il "per sé" che si oppoine all'"in sé"). Ovvero ogni coscienza è coscienza di qualcosa (idea d'intentionalità ripresa da Husserl). L'Uomo è dunque fondamentalmente aperto sul mondo, « incompleto », « girato verso », esistente (proiettato fuori di sé) : c'è in lui un niente, un « foro nell'essere » suscettibile di ricevere gli oggetti del mondo.
La coscienza è ciò che non coincide mai con se stessi, ciò che è potenza di "nullificazione" (cioè di negazione, cioè d'azione) grazie all'immaginazione (che può pensare ciò che non è). La coscienza rende dunque il progetto possibile.
• L'Uomo è assolutamente libero: egli non è nient'altro che ciò che egli fa della sua vita, egli è un progetto. L'esistenza precede l'essenza (contro Hegel: non c'è essenza predeterminata, l'essenza è liberamente scelta dall'esistente).
L'impegno non è una maniera di rendersi indispensabile, ma n'importe qui (interchangeable).
• "L'Uomo è condannato ad essere libero" : non impegnarsi è ancora una forma d'impegno, poiché se ne è responsabili.
Inoltre, Dio non esiste (e in ogni caso "se esistesse ciò non cambierebbe nulla"), per cui l'uomo è unica fonte di valore e di moralità; è condannato ad inventare la propria morale.
• Rifiuto del concetto freudiano d'inconscio, sostituito con la nozione di « malafede »: l'inconscio non saprebbe diminuire l'assoluta libertà dell'Uomo
Il criterio della morale non si trova dunque al livello delle "massime" (Kant) ma degli "atti". La "malafede", sul piano pratico, consiste nel dire: "quel che conta è l'intenzione".
• Intersoggettività: il soggetto tende a fare degli altri un oggetto e a percepirsi come l'oggetto d'altri (esempio particolare del "gesto sporco" sorpreso mentre fatto di nascosto).

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