29 gennaio, 2007

NAPOLITANO: "IL TRATTATO UE NON E' UN CAPRICCIO"


MADRID - L'Europa unita non è solo una potenza economica e civile, è anche e soprattutto uno strumento di pacificazione che ha agito nel dopoguerra per superare i nazionalismi, per favorire il ritorno alla democrazia dei paesi dell'est. E oggi ancor più l'Europa unita e rinnovata nelle istituzioni è uno strumento importante per agire come attore mondiale, per incidere sulle crisi internazionali "senza mettere in forze la sua storica alleanza con gli Stati Uniti d'America e i suoi legami transatlantici, ma dandosi un più netto profilo e acquistando un suo distinto spazio di movimento".
E' il punto centrale della 'lectio magistralis' del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'Università Complutense di Madrid. Il capo dello Stato è partito dalla sottolineatura che il concetto di Europa risale al Medioevo, ha radici nelle civiltà greca, ellenistica e romana; che la storia è essenziale per rafforzare l'identità e l'autocoscienza dell'Europa, ma occorre evitare "una mitizzazione acritica" e non si devono cancellare "le pagine buie della storia dell'Europa né le diversità" al suo interno. Sapere che esiste una "comune cultura europea" è una essenziale fonte di unità e coesione. Perché l'Europa unita realizzi il suo sogno, deve superare la "soglia dell'unità politica" di fronte alla quale esita ormai da 50 anni. E, dunque, deve centrare l'obiettivo della Costituzione europea.
"Il Trattato costituzionale non è una velleità nominalistica, non è un capriccio o un lusso", ha ammonito a questo proposito il capo dello Stato. Quel testo "ha corrisposto a esigenze profonde" e "sarebbe grave" se fosse messo da parte. "Sconfesserebbe la firma dei capi di Stato o di governo di 27 paesi, 18 dei quali hanno già provveduto a ratificarlo". Napolitano ha invitato a superare ogni pessimismo, nello stesso tempo ha sottolineato che l'Europa politica subisce una impasse di fronte al "dogma della sovranità assoluta degli stati nazionali", posto in discussione la prima volta nel 1950 dalla Dichiarazione Schuman. Un dogma che fa ancora discutere. Nel 1957, poi, i Trattati di Roma aprirono la strada al Mercato Comune Europeo, a una integrazione economica che è stata uno dei grandi successi dell' Europa e ha a lungo oscurato che questo piano si aggiungeva a quello essenziale della pacificazione europea, del superamento dei nazionalismi, della diffusione della democrazia. In questo campo, del resto, l'Europa ha conseguito risultati straordinari: la fine delle dittature in Grecia, Spagna e Portogallo, "il contributo alla crisi dei regimi comunisti fino alla loro caduta". Eppure il progetto di Europa politica, "come soggetto politico ha però tardato a prendere corpo, ha incontrato profonde resistenze anche sul piano politico-istituzionale. Anche quando si è chiarito che l'Europa unita si realizza con "un incrocio tra due sovranità, l'una sovranazionale e l'altra "nazionale" l'impasse è rimasta, negli anni '90 ''sono poi intervenuti bruschi colpi di freno: l'esempio più clamoroso è il dopo-euro. Si è toccato un traguardo storico, l'unificazione monetaria, ma negli anni successivi non si è coronato il risultato col necessario governo dell'economia".

Tanto più grave, secondo Napolitano, è l'esitazione sulla via dell'Europa politica dopo l'allargamento e di fronte alle nuove responsabilità internazionali dell'Europa. E la sua conclusione, riprendere il cammino, e farsi carico del problema del consenso facendo conoscere le ragioni profonde della identità unitaria dell'Europa.

dal sito ANSA

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