01 febbraio, 2007

WELBY: ARCHIVIATO PROCEDIMENTO PER RICCIO


Archiviazione per Mario Riccio: per la Commissione di disciplina dell'Ordine dei Medici di Cremona, ha agito correttamente dal punto di vista deontologico l'anestesista che il 20 dicembre scorso a Roma staccò la spina del respiratore che dal 1997 teneva in vita Piergiorgio Welby.
Ora la procura di Roma acquisirà il provvedimento di archiviazione, un atto che potrebbe aprire la strada a un'archiviazione anche da punto di vista dell'inchiesta penale. Quella presa dall' Ordine dei Medici di Cremona sul caso Riccio è stata una decisione unanime. Tutti concordi, come si era augurato il presidente, Andrea Bianchi. Nell'illustrare le motivazioni che hanno portato all'archiviazione del fascicolo aperto il 27 dicembre scorso, Bianchi ha sottolineato che tutti i 14 componenti della commissione si sono espressi per il non luogo a procedere nei confronti di Mario Riccio, anestesista dell' Ospedale maggiore di Cremona.
"E' stata - ha detto Bianchi - una decisione ponderata, giunta al termine dell'istruttoria preliminare nel corso della quale è stata acquisita la cartella clinica di Welby e registrata la volontà del paziente di interrompere la terapia". "Non sono state somministrate sostanze atte a determinare la morte del paziente - ha aggiunto Bianchi - e la posologia è in linea con il protocollo medico". La decisione della commissione è maturata su quelli che Bianchi ha chiamato tre "blocchi concettuali". Innanzitutto i 14 commissari hanno concordato sul fatto che non è stato compiuto alcun atto eutanasico. "E' stato semplicemente aiutato Welby nel morire, non a morire", ha precisato Bianchi. In secondo luogo l'operato di Riccio è avvenuto all'interno dei confini indicati dagli articoli 20 e 35 del codice deontologico che prevedono rispettivamente il rispetto dei diritti della persona e l'acquisizione del consenso del paziente. Terzo "blocco concettuale", quello della Costituzione che agli articoli 13 e 32 sancisce la libertà di cure e la facoltà del paziente di rifiutare la terapia. Fatte queste valutazioni, la commissione ha escluso ogni eventuale procedimento a carico di Riccio e ha archiviato il caso. Tuttavia i 14 commissari hanno espresso e messo a verbale alcune riserve sul modo in cui è stata gestita la vicenda, dalla morte del paziente al clamore mediatico che ne è seguito. Bianchi ha spiegato: "La decisione di interrompere la terapia si è concretizzata al di fuori della normale relazione tra medico e paziente, dato che Riccio non aveva in cura Welby".
Inoltre è stata criticata la spettacolarizzazione dell'evento e in questo senso, secondo la commissione, Riccio ha superato i limiti consentiti dalla professione. Infine i medici cremonesi hanno preso le distanze dalle "strumentalizzazioni della vicenda operate da forze politiche che hanno come obiettivo l'eutanasia, una pratica che la stragrande maggioranza dei medici italiani respinge". A questo punto Bianchi ha auspicato che il parlamento acceleri la discussione sul testamento biologico che, ha detto, "farebbe piazza pulita di equivoci e polemiche".
Il presidente dell'Ordine dei medici di Cremona ha poi ringraziato il Card. Martini, per le sue profonde considerazioni sull' accanimento terapeutico. "`E diritto del paziente rinunciare anche a terapie salvavita - ha aggiunto Bianchi - come già avviene per molti dializzati, informati, che volontariamente rifiutano le cure e muoiono nel giro di quattro, cinque giorni. Il vicepresidente dell' Ordine di Cremona, Ernesto Guarneri, ha osservato: "I commissari cremonesi hanno operato con saggezza e correttezza. Ora sta alle Camere legiferare: ci riusciranno?".

dal sito ANSA

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