20 maggio, 2007

PROMEMORIA 20 maggio 1999 - Omicidio D'Antona: a Roma le BR uccidono Massimo D'Antona, docente di diritto del lavoro all'Università "La Sapienza"


Il professor Massimo D'Antona, consulente del Ministero del Lavoro e docente di diritto del lavoro all'Università degli studi di Roma "La Sapienza", amministratore delegato dell'ENAV fino al 1998, verso le 8.30 di mattina, stava recandosi al lavoro nello studio di via Salaria. I brigatisti rossi Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, in attesa dentro un furgone Nissan, scendono e lo apostrofano. Secondo la deposizione di Cinzia Banelli, fu Galesi, armato di una pistola automatica calibro 9x19 senza silenziatore, a far fuoco su D'Antona, svuotando i 9 colpi del caricatore sul professore e infliggendogli il colpo di grazia al cuore. I due si danno poi alla fuga, e poco dopo arrivano i soccorsi: il ricovero al Policlinico Umberto I è però inutile, e il medico dichiara nel certificato di morte che D'Antona si è spento alle 9.30 di mattina.
Poche ore dopo, arriva la rivendicazione, 14 pagine stampate fronte retro, con la stella a cinque punte e il gergo criptico e oscuro tipico forse una traduzione dall'inglese [citazione necessaria]. Unica differenza con lo stile delle rivendicazioni degli anni di piombo, la dicitura SIM sostituita da Borghesia Internazionale.
Esito processuale
L'8 luglio 2005 la Corte d'assise di Roma, presieduta da Marco D'Andria, emette il verdetto: ergastolo per Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma; Federica Saraceni assolta dall'accusa di concorso nell'omicidio, ma condannata a 4 anni e 8 mesi perché ritenuta responsabile di associazione sovversiva. Quattro assoluzioni: Alessandro Costa e Roberto Badel non sono stati ritenuti colpevoli di banda armata; i fratelli Maurizio e Fabio Viscido sono stati prosciolti dall'accusa di banda armata. Per Costa e Badel è stata disposta la scarcerazione dal presidente della Corte.
Conseguenze politiche e sociali
L'omicidio D'Antona riapre la stagione degli omicidi delle BR (Brigate Rosse), dopo anni di silenzio.
Seguiranno l'omicidio Biagi, in cui è nuovamente implicata la Lioce, e la sparatoria sul treno del 2 marzo 2003 che costerà la vita a Emanuele Petri, un sovrintendente della PolFer, e del brigatista Mario Galesi. L'azione, scaturita da un normale controllo presso Castiglion Fiorentino, ha portato alla cattura della Lioce. Quest'ultima farà poi trovare un covo a Roma, in un locale in affitto di proprietà di Diana Blefari Melazzi.

Nessun commento: