08 agosto, 2007

PROMEMORIA 8 agosto 1938 - Viene aperto il campo di concentramento di Mauthausen


Mauthausen (dall'estate 1940, Mauthausen-Gusen) fu un gruppo di 49 campi di concentramento nazisti situati nei pressi della piccola cittadina di Mauthausen nell'Alta Austria, a circa 20 chilometri ad est di Linz.
Storia
Il campo venne aperto l'8 agosto 1938, e fu sotto il comando di Franz Ziereis fino alla liberazione, avvenuta il 5 maggio 1945, da parte del 41. Squadrone di ricognizione dell'11. Divisione corazzata USA.
Come altri campi di concentramento, Mauthausen venne utilizzato come campo di sterminio mediante il lavoro degli intellettuali, persone e membri delle più alte classi sociali dei paesi che la Germania nazista occupò durante la Seconda guerra mondiale. Fino all'inizio del 1940 la maggior parte degli internati erano rappresentati da socialisti, omosessuali e rom tedeschi; però a partire da quella data iniziarono ad essere trasferiti a Mauthausen-Gusen anche un gran numero di polacchi, essenzialmente artisti, scienziati, scout, insegnanti e professori universitari. Tra l'estate 1940 e la fine 1941 più di 7.000 Repubblicani spagnoli vennero trasferiti dai campi destinati ai prigionieri di guerra.
Alla fine del 1941 fu invece la volta dei prigionieri di guerra sovietici: il primo gruppo venne immediatamente gassato nelle camere a gas appena installate. Precedentemente i prigionieri venivano trasferiti al Castello di Hartheim, un centro della Aktion T4 dove le camere a gas operavano dal 1940.
Nel 1944 giunsero un gran numero di ebrei ungheresi e olandesi, molti dei quali morirono ben presto a causa del duro lavoro e delle pessime condizioni di vita, oppure ancora perché costretti a gettarsi dai dirupi delle cave di Mauthausen (soprannominati il Muro dei paracadutisti dalle guardie delle SS). Durante gli ultimi mesi della guerra, più di 20.000 prigionieri provenienti dagli altri campi di concentramento evacuati vennero trasferiti nel complesso di Mauthausen.
In totale si stima che il numero di prigionieri che transitarono in tutti i sotto-campi sia stato di 335.000; molti dei quali vennero impegnati nel lavoro alle cave di pietra. Tali cave divennero tristemente famose come gli "scalini della morte": i prigionieri infatti dovevano trasportare grossi blocchi di pietra - molto spesso pesanti fino a 50 chilogrammi - lungo i 186 scalini della cava, uno dietro l'altro. Come risultato, molto spesso prigionieri esausti collassavano di fronte ad altri prigionieri che formavano la linea, travolgendone decine di altri in un terribile "effetto-domino". Spesso le guardie si divertivano, per scommessa, a spingere verso il basso qualche internato, per vedere quanti altri venivano travolti nella caduta. Un malcapitato, dopo essere stato spinto da una guardia, la trascinava con se nel vuoto; dopo questo episodio le guardie mantennero le distanze dai prigionieri.
Brutta sorte anche per alcune guardie che, con l'avvicinarsi della liberazione alleata, al momento della fuga e distruzione delle prove furono catturate dai prigionieri per essere successivamente gettate vive nei forni crematori in funzione.
Il dottore del campo usava eliminare i prigionieri con iniezioni a base di benzina o derivati, altre volte d'inverno, con temperature di -10°C ed oltre, lasciavano i prigionieri nudi, all'aperto e di notte, dopo averli bagnati con le pompe dell'acqua. La mattina ne restavano pochi in vita. Il comandante del campo, quando suo figlio compì 18 anni, gli regalò una pistola, poi mise in fila una ventina di prigionieri e insegnò al figlio a fare tiro a segno sui poveri malcapitati (come da confessione del figlio alla cattura e ferimento del comandante Ziereis da parte degli Alleati). Inoltre, quando le guardie erano ubriache, spesso come passatempo si "divertivano" a finire i prigionieri con spranghe di ferro.
Talvolta tale brutalità era ulteriormente aggravata: infatti, alcune volte, le guardie SS costringevano i prigionieri - esausti per ore e ore di duro lavoro e arsi dalla sete e dalla fame - a salire le scale con i blocchi; una volta in cima, alcuni prigionieri venivano allineati lungo il bordo del precipizio conosciuto come il "Muro dei paracadutisti", e venivano costretti a scegliere se ricevere un colpo di pistola o a gettare di sotto il prigioniero che gli stava vicino. In totale, più di 122.000 internati trovarono la morte, sebbene gli archivi dell'amministrazione del campo calcolassero in "solo" 71.000 il numero delle vittime. Ad aggravare il tutto, oltre al duro lavoro le condizioni di vita al campo erano pessime, la quasi totalità dei prigionieri era malnutrita e i decessi a causa delle allucinanti condizioni igienico-sanitarie erano all'ordine del giorno.
Nel settembre del 1944 venne aperto anche un campo femminile, con il primo trasporto di donne provenienti da Auschwitz; altri trasporti, con donne e bambini, giunsero a Mauthausen dagli altri campi di Ravensbrück, Bergen Belsen, Gross Rosen, e Buchenwald. Oltre al trasporto delle prigioniere, giunsero a Mauthausen anche diverse guardie donne, delle quali almeno venti servirono nel campo centrale, e altre sessanta nell'intero complesso, e in particolar modo nei sottocampi di Hirtenberg, Lenzing (il più grande sottocampo in Austria), e St. Lambrecht. Il comandante del reparto femminile di Mauthausen fu inizialmente Margarete Freinberger, sostituita poi da Jane Bernigau.
Di tutte le guardie donne che servirono a Mauthausen, la maggior parte di loro venne reclutata tra il settembre e il novembre 1944 dalle città e dai villaggi austriaci: una di esse proveniva da Schwertberg, un piccolo villaggio distante pochi chilometri dal campo di concentramento di Mauthausen, Edda Scheer, che lavorava in una fabbrica a Hirtenberg, venne reclutata forzatamente nel settembre 1944 e inviata a Ravensbrück per seguire l'addestramento come Aufseherin. Poco dopo venne inviata al sottocampo di Hirtenberg presso Vienna; ma dopo l'evacuazione delle SS nell'aprile del 1945, Edda venne destinata a Mauthausen. Dopo la guerra dichiarò, circa il campo di Mauthausen: "Di tanto in tanto (noi) traportavamo un prigioniero al forno crematorio perché un morto è sempre un morto.". Non venne mai punita per i suoi crimini.
Secondo alcune fonti anche Hildegard Lachert servì a Mauthausen.
Diversi sottocampi di Mauthausen includevavano, oltre a cave e miniere, anche fabbriche belliche e di assemblaggio dei caccia Me 262. I prigionieri venivano costretti a lavorare anche per 12 ore consecutive, fino al totale sfinimento. I sopravissuti, per mantenere la segretezza sul loro lavoro, venivano trasferiti in altri campi di concentramento oppure uccisi mediante iniezioni letali, per poi essere cremati nei forni.
Se Dachau era inteso come campo di internamento, Mauthausen era visto dai nazisti come un vero e proprio campo di sterminio e pertanto gli internati potevano avere ai loro occhi solo il privilegio di vivere qualche mese in più, fino a che servivano nelle cave di pietra. Poi, in base a precisi "programmi", venivano eliminati e sostituiti da altri in condizioni fisiche migliori. Vi era un continuo ricambio per mantenere la produzione ai più alti livelli possibili, ma per i lavoratori l'unica costante era lo sterminio. La vita non aveva valore e spesso gli internati trovavano il coraggio per attaccarsi ai reticolati elettrificati attorno al campo, tanto era impossibile resistere psicologicamente ad una situazione di annientamento fisico e morale, spesso aggravata dai metodi sadici delle guardie.

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