09 gennaio, 2008

PROMEMORIA: 9 GENNAIO 2002 - Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti annuncia che condurrà indagini sulla Enron


Storia del fallimento

Nel 2002 la Enron improvvisamente fallì. L’avvenimento giunse del tutto inaspettato poiché ufficialmente l’azienda negli ultimi 10 anni aveva avuto una crescita molto rapida, decuplicando il proprio valore e raggiungendo il 7° posto nella classifica delle più importanti multinazionali degli USA. Tuttavia nel giro di pochissimo tempo le azioni Enron, da tutti considerate solidissime, persero tutto il loro valore, passando dalla quotazione di 86 dollari a 26 centesimi, bruciando così circa 60 miliardi di dollari nel giro di tre mesi. Ciò portò numerosi dipendenti a gravi difficoltà, poiché gli era stata fatta una proposta che permetteva loro di acquistare le azioni della società e non poterono far nulla per ripararsi dal disastro. I più alti dirigenti della società invece non subirono alcuna perdita, poiché avevano venduto le loro azioni prima del crack, realizzando così enormi guadagni; per essi infatti non era prevista alcuna clausola che gli impedisse di liberarsi delle proprie quote. L’opinione pubblica pretese chiarimenti, poiché pareva inspiegabile che una multinazionale che aveva un fatturato di circa 130 miliardi di dollari all’anno crollasse così rapidamente senza segnali premonitori.

I rapporti con la politica

Indagando più a fondo si scoprì che la Enron innanzi tutto manteneva alto il livello dei suoi redditi con trucchi contabili, ma anche ottenendo agevolazioni da parte del governo mediante favori come aiuti nelle campagne elettorali (la Enron fu il primo finanziatore della campagna di George W. Bush) o donazioni a numerosi uomini politici di denaro o di pacchetti azionari. Comportamenti di questo tipo non erano adottati a vantaggio solo di esponenti del partito repubblicano, ma anche di quello democratico. Grazie a ciò la società ha ottenuto numerosi aiuti sotto forma di ammorbidimenti della legislazione contro l’inquinamento. La decisione di non aderire al protocollo di Kyōto probabilmente è stata influenzata anche da pressioni della Enron. Manovre di questo tipo non erano nuove per la società: ad esempio il permesso di costruire un oleodotto in Mozambico fu ottenuto anche grazie all’aiuto di Clinton, che minacciò lo stato africano di interrompere gli aiuti economici se non avesse acconsentito alle richieste della multinazionale.

Le società create dalla Enron

Ad aggravare la situazione contribuì la scoperta della rete di società legate alla Enron che i dirigenti avevano costruito in alcuni paradisi fiscali. Le società erano in totale 881, di cui più di 600 nelle isole Cayman. In questo modo la Enron, teoricamente sottoposta a severi controlli, è riuscita ad evadere quasi tutte le sue tasse ed a gonfiare i profitti mantenendo così stabile il valore delle sue azioni anche nei periodi di crisi. L'episodio più significativo avvenne nel 2000, quando una tassa di 112 milioni di dollari si trasformò in un credito di 278 milioni. Un aiuto in queste attività è stato probabilmente fornito dalla Arthur Andersen, una multinazionale Americana specializzata nella certificazioni dei bilanci. Un partner della stessa Andersen, David Duncan fu imputato nel 2002 per aver distrutto documenti riguardanti alcune delle attività della Enron. Tale vicenda giudiziaria si è conclusa alla fine di novembre del 2005, quando il Dipartimento di Giustizia Americano ha concluso le indagini su Arthur Andersen senza alcun esito.

Conseguenze del fallimento

Un fallimento di tali proporzioni è stato piuttosto grave, ma non tanto da minare l’intera economia degli USA, che nel complesso ha retto abbastanza bene. Tuttavia la Enron ha accumulato un debito di circa 10 miliardi di dollari distribuito in varie banche in tutto il mondo, ma principalmente negli Stati Uniti.

Gli istituti di credito che avevano concesso prestiti alla multinazionale si trovarono in difficoltà ed esercitarono una pressione maggiore su altre società che erano ricorse a loro per avere prestiti, causandone il fallimento di alcune, come nel caso della catena di supermercati Kmart. Numerose società di assicurazione inoltre si sono trovate a dover rimborsare le perdite e pertanto sono crollate. I problemi maggiori si sono comunque riscontrati tra gli azionisti e soprattutto tra i dipendenti dell’azienda, che sono stati licenziati in massa.

Inoltre anche i fondi pensione sono stati impiegati dall’amministrazione della società, e 20000 impiegati si sono ritrovati senza pensione, perdendo la possibilità di usufruire dei contributi già versati.

Dopo la bancarotta fraudolenta, il congresso ha aperto una commissione d'inchiesta e gli amministratori sono stati rinviati a giudizio e condannati a pene detentive che vanno dai 18 mesi ai 24 anni. Ken Lay, Presidente ed anche Amministratore Delegato a seguito delle dimissioni di Skilling è morto d'infarto prima della condanna;
Skilling, Amministratore Delegato e "regista" della colossale truffa finanziaria è stato condannato ad anni 24 di reclusione;
Gli altri responsabili che hanno collaborato con la giustizia, non sono riusciti ad evitare pene comunque severe (10, 3, 2 anni di reclusione).

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