08 agosto, 2008

PROMEMORIA 8 agosto 1956 Disastro nella miniera di Marcinelle


In Belgio, nella piccola città mineraria di Marcinelle, scoppia un incendio nella miniera di carbone. Moriranno 262 lavoratori di 12 nazionalità diverse, la maggior parte (136) sono italiani.
Il disastro di Marcinelle fu una catastrofe avvenuta la mattina dell'8 agosto 1956 in una miniera di carbone situata a Marcinelle, nei pressi di Charleroi, in Belgio. L'incidente provocò 262 morti su un totale di 274 uomini presenti nella miniera. Per numero di morti nella storia dei minatori italiani emigrati, questa sciagura è la terza più cruenta disgrazia dopo quella di Monongah e il disastro di Dawson.

Antefatti

L'industria belga fu poco intaccata dagli effetti distruttivi della Seconda guerra mondiale, tuttavia il Belgio, paese non certo enorme, si ritrovò con poca manodopera disponibile. Questo fatto fece aumentare la richiesta di manodopera da parte del Belgio, soprattutto per il lavoro in miniera. Nacquero così ampi flussi migratori verso il Belgio, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli Italiani che lasciarono il proprio paese per le miniere belghe.

Il pozzo numero 1 della miniera di Marcinelle era in funzione sin dal 1830 ed era privo delle più elementari norme di sicurezza. Era provvisto di un canale di entrata e di uno di uscita. Gli ascensori erano azionati da grandi ruote poste all'esterno, in alto su grandi tralicci metallici. La maggior parte delle strutture all'interno del pozzo erano in legno e l'areazione era assicurata da grandi ventilatori posti all'esterno.

Corso degli eventi

Verso le ore 8.10, un ascensore a gabbia si ferma in profondità al livello 975 del pozzo di areazione. Incurante del fatto che quell'ascensore non era destinato a lui, l'addetto di turno decide di caricare su quell'ascensore i vagoncini pieni arrivati dai cantieri. A causa di un freno difettoso, il primo vagoncino caricato è bloccato da un carrello vuoto presente nell'ascensore, carrello che sarebbe dovuto essere spinto fuori dal compartimento dal carrello pieno. L'addetto agli ascensori non ha nemmeno il tempo di sbloccare a mano il meccanismo che l'ascensore si mette in moto bruscamente portando con sé i due vagoncini che sporgono. Risalendo, una putrella del sistema di invio trancia i fili telefonici e due fili dell'alta tensione, oltre alle condotte dell'aria compressa che servivano per gli strumenti di lavoro usati in fondo alla miniera: tutti questi eventi insieme provocarono un imponente incendio. Essendo avvenuto nel pozzo di entrata dell'aria, il fuoco e il fumo raggiunsero ben presto ogni angolo della miniera, alimentati anche dalle molteplici strutture in legno.

L'allarme venne dato alle 8.25 da un uomo risalito in superficie.

Alle 9.10 il pozzo di estrazione dell'aria era già inutilizzabile. I cavi delle gabbie di questo pozzo cedettero a poco a poco.

Due persone tentarono alle 9.30, senza equipaggiamento, di farsi strada attraverso un tunnel laterale. Il tentativo risultò vano. Il passo d'uomo venne allargato solo quattro ore e mezza più tardi e ciò permise di scoprire numerosi cadaveri.

Una spedizione scese poi verso le 15.00 attraverso il primo pozzo e scoprì tre sopravvissuti. Gli ultimi tre furono scoperti più tardi, da una spedizione diversa.

Il 22 agosto, alle 3 di notte, dopo la risalita, coloro che tentarono il salvataggio dichiareranno in italiano "tutti cadaveri". Alla fine persero la vita 262 uomini, di cui 136 italiani e 95 belgi. Solo una decina di minatori sopravvissero.

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