27 aprile, 2010

PROMEMORIA 27 aprile 1992 - Nasce la Repubblica Federale di Jugoslavia, formata da Serbia e Montenegro dopo la secessione di Slovenia e Croazia


Nasce la Repubblica Federale di Jugoslavia, formata da Serbia e Montenegro dopo la secessione di Slovenia e Croazia.
La Repubblica Federale di Jugoslavia (Savezna Republika Jugoslavija) fu uno stato indipendente dell'Europa, formatasi il 27 aprile 1992 dall'unione delle repubbliche di Serbia e Montenegro (compreso le regioni autonome di Vojvodina e Kosovo), uniche disposte a continuare un'esperienza federativa dopo la dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
Nel 2003 cambiò la sua natura da federazione a confederazione, assumendo ufficialmente il nome di Serbia e Montenegro. In seguito al referendum del 21 maggio 2006, poi, la Repubblica del Montenegro è diventata nuovamente uno stato indipendente, ponendo fine, di fatto, alla Serbia e Montenegro.

Storia
La Repubblica federale socialista di Jugoslavia si disintegrò tra il 1991 e il 1992, a seguito dell'indipendenza di Slovenia, Croazia, Macedonia e Bosnia-Erzegovina. Le altre due repubbliche jugoslave, Serbia e Montenegro, rappresentate al Parlamento di Belgrado da 60 deputati, formarono il 27 aprile 1992 una nuova federazione denominata Repubblica federale di Jugoslavia[1], la cui struttura e nome vennero ridefiniti nel 2003, quando divenne Unione Statale di Serbia e Montenegro.
Nonostante le guerre civili nelle vicine Croazia e Bosnia Erzegovina, la Serbia rimase in pace fino al 1998, benché il governo di Slobodan Milošević e le istituzioni sostenessero, più o meno ufficialmente, i Serbi di Croazia e di Bosnia, in guerra aperta con le altre nazionalità, armando e consigliando le loro truppe.
Tra il 1998 e il 1999, continui scontri in Kosovo tra le forze di sicurezza serbo-jugoslave e l'Esercito di liberazione albanese (UÇK), riportati dai media occidentali, portarono al bombardamento della NATO sulla Serbia (Operazione Allied Force), che durò per 78 giorni. Gli attacchi vennero fermati da un accordo, firmato da Milošević, che prevedeva la rimozione dalla provincia di ogni forza di sicurezza, inclusi esercito e polizia, rimpiazzati da un corpo speciale internazionale su mandato delle Nazioni Unite. In base all'accordo, il Kosovo rimaneva sotto la sovranità formale della Repubblica federale di Jugoslavia.
Slobodan Milošević, legittimo presidente federale, rimase al potere per circa un anno dopo il conflitto del Kosovo. In seguito alle elezioni presidenziali dell'autunno 2000, e le successive dimostrazioni popolari, fu costretto ad ammettere la sconfitta elettorale. Il 6 ottobre si insediò come presidente della Repubblica federale di Jugoslavia Vojislav Koštunica, lo sfidante di Milošević. Con le elezioni parlamentari del gennaio 2001, Zoran Đinđić divenne primo ministro. Đinđić venne assassinato mentre era in carica a Belgrado il 12 marzo 2003, da persone vicine al crimine organizzato. Subito dopo l'assassinio venne dichiarato lo stato di emergenza e la presidente del parlamento, Nataša Mićić, assunse le funzioni di primo ministro facente funzioni.
Nel 2002 il parlamento federale di Belgrado raggiunse un accordo su una ristrutturazione della Federazione, che attenuasse i legami fra Serbia e Montenegro. La Jugoslavia cessava così anche nominalmente di esistere, divenendo Unione di Serbia e Montenegro.

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