07 aprile, 2010

PROMEMORIA 7 aprile 1979 Padova, Il sostituto procuratore della repubblica Pietro Calogero ordina l'arresto di un gruppo di extraparlamentari.


Padova, Il sostituto procuratore della repubblica Pietro Calogero ordina l'arresto di un gruppo di dirigenti dei gruppi extraparlamentari Autonomia Operaia e Potere Operaio: tra di essi Toni Negri, Oreste Scalzone, Emilio Vesce, Luciano Ferrari Bravo, Franco Piperno, accusati di associazione sovversiva e insurrezione armata contro lo stato. Alcuni degli arrestati vengono anche accusati di aver preso parte al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro (l'imputazione cade nel 1980). In sede giudiziaria (il processo 7 aprile), Calogero sostiene che Toni Negri sia stato la "mente" delle Brigate Rosse. Quasi tutte le accuse mosse agli arrestati vengono in seguito a cadere.
Pietro Calogero (...) è stato un magistrato italiano. La sua fama è legata al cosiddetto 7 aprile, ossia alla tornata di arresti del 7 aprile 1979.
Calogero in quell'occasione, nella sua veste di sostituto procuratore di Padova, autorizzò l'arresto dei maggiori leader di Autonomia Operaia, tra cui Toni Negri (a Milano), Emilio Vesce (a Padova) e Oreste Scalzone a Roma.
L'ipotesi del giudice (il cosiddetto "teorema Calogero") era che dirigenti e militanti dell'Autonomia operaia "fossero il cervello organizzativo di un progetto di insurrezione armata contro i poteri dello Stato" [1].
Sembra che il giudice, nel giustificare gli arresti del 7 aprile abbia affermato: Visto che non si riesce a prendere il pesce, bisogna prosciugare il mare ..., [2], con un chiaro riferimento alla famosa frase di Mao Zedong, seconda la quale i combattenti comunisti devono muoversi come i pesci nelle risaie.
Calogero ebbe sentore del coinvolgimento della scuola Hyperion (Parigi) nell’attività delle BR, ma una fuga di notizie rese non proficua l'indagine. [3]
Note [modifica]

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