12 maggio, 2010

PROMEMORIA 12 maggio 1977 Roma, durante la manifestazione organizzata dai radicali viene colpita mortalmente Giorgiana Masi


Roma, durante la manifestazione organizzata dai radicali per l'anniversario del referendum sul divorzio, scoppiano tafferugli con le forze dell'ordine. Durante una carica, viene colpita mortalmente Giorgiana Masi, 19 anni: il Ministro degli Interni Francesco Cossiga negherà che gli agenti abbiano usato armi, ma foto sulla stampa mostrano agenti in borghese che sparano ad altezza d'uomo.
Giorgiana Masi (Roma, 6 agosto 1958 – Roma, 12 maggio 1977) è stata una studentessa italiana, uccisa a diciannove anni durante una manifestazione di piazza.

La manifestazione

Il 12 maggio 1977, terzo anniversario del referendum sul divorzio, i Radicali indissero un sit-in in Piazza Navona nonostante fosse in vigore il divieto di manifestazioni pubbliche, decretato dopo la morte dell'agente Settimio Passamonti e il ferimento di cinque agenti di pubblica sicurezza avvenuti durante scontri coi manifestanti il precedente 21 aprile.

All'iniziativa del 12 maggio aderirono i simpatizzanti del movimento degli autonomi per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica ed il clima repressivo nei loro confronti. Nelle strade erano presenti centinaia di membri delle forze dell'ordine in assetto antisommossa, coadiuvati da agenti in borghese. Nella giornata scoppiarono diversi incidenti, con lancio di bombe incendiarie e colpi d’arma da fuoco. Nei giorni successivi diverse persone, tra i quali Marco Pannella, sottolinearono nelle loro dichiarazioni la presenza di agenti in borghese nascosti tra i dimostranti.
Nel tardo pomeriggio (il sole era quasi calato poiché nel 1977 l'ora legale entrava in vigore dal 22 maggio), tra le ore 19 e le ore 20, due ragazze e un carabiniere furono raggiunti da proiettili esplosi da Ponte Garibaldi e da altre direzioni: primo a essere colpito, dopo le 19, il carabiniere Francesco Ruggeri (o Ruggero)[1] ferito alla mano; verso le 20 vengono colpite Giorgiana Masi, 19 anni, alla schiena da un proiettile calibro 22, deceduta durante il trasporto in ospedale, e Elena Ascione, ferita a una gamba.

Le indagini

L'inchiesta sull'uccisione di Giorgiana Masi e sul ferimento di Elena Ascione e del carabiniere Francesco Ruggeri (o Ruggero) fu chiusa il 9 maggio 1981 dal giudice istruttore Claudio D'Angelo su conforme richiesta del Pubblico Ministero con la dichiarazione di impossibilità di procedere poiché rimasti ignoti i responsabili del reato.
In un estratto della sentenza, riportato dalla stampa[2] il giudice scrive: «...È netta sensazione dello scrivente che mistificatori, provocatori e sciacalli (estranei sia alle forze dell’ordine sia alle consolidate tradizione del Partito Radicale, che della non-violenza ha sempre fatto il proprio nobile emblema), dopo aver provocato i tutori dell’ordine ferendo il sottufficiale Francesco Ruggero, attesero il momento in cui gli stessi decisero di sbaraccare le costituite barricate e disperdere i dimostranti, per affondare i vili e insensati colpi mortali, sparando indiscriminatamente contro i dimostranti e i tutori dell’ordine.».

Riapertura delle indagini

Nel 1998, in seguito alla riapertura delle indagini - da anni sollecitate da più parti, ed affidate al Pm Giovanni Salvi della procura di Roma[3] -, venne riesaminata la pista che riguardava la pistola.
Per l'ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, le parole di Cossiga pronunciate sull'accaduto confermerebbero come "quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992-1993".

La commissione d'inchiesta

Il deputato verde Paolo Cento, nel 1998, presentò una proposta di legge per la costituzione di una commissione che si occupi di "abbattere il muro di omertà, silenzi e segreti attorno all'assassinio della giovane e per individuare chi ha permesso l'impunità dei responsabili".

Polemiche

L’allora ministro dell'interno Francesco Cossiga fu coinvolto in aspre polemiche per l'inadeguata gestione dell'ordine pubblico (vi sono fotografie che mostrano agenti in borghese mimetizzati tra i manifestanti che parrebbero, secondo alcune interpretazioni, sparare ad altezza uomo). Lo stesso Cossiga si dichiarò pronto a dimettersi al manifestarsi di una condizione: avere "le prove che la polizia aveva sparato". Nel 2003 dichiarò, però: "Non li ho mai detti alle autorità giudiziarie e non li dirò mai i dubbi che un magistrato e funzionari di polizia mi insinuarono sulla morte di Giorgiana Masi: se avessi preso per buono ciò che mi avevano detto sarebbe stata una cosa tragica"[4].

La storia della morte di Giorgiana Masi è stata presa a simbolo di molte lotte giovanili contro presunte ingiustizie della polizia e della politica ed è ancor oggi oggetto di forte polemica.
In un'intervista al Corriere della Sera del 25 gennaio 2007 (pag. 25) l'ex Ministro dell'Interno dichiara di essere una delle cinque persone che sono a conoscenza del nome dell'assassino.

Sviluppi successivi

Il 24 ottobre 2008, a seguito ad un'intervista rilasciata dal senatore a vita Francesco Cossiga al Quotidiano Nazionale, nella quale suggeriva l'uso della violenza nei confronti dei manifestanti, la senatrice Radicale (eletta nelle file del Partito Democratico) Donatella Poretti ha deciso di depositare un disegno di legge per l'istituzione d'una commissione d'inchiesta sull'omicidio politico di Giorgiana Masi:
« In una intervista sul Quotidiano Nazionale del 23 ottobre, il Presidente emerito Francesco Cossiga, ha consigliato al Ministro degli Interni di gestire le manifestazioni e le occupazioni delle scuole in corso in questi giorni infiltrando provocatori che suscitino violenza sì da giustificare l’uso contro di loro della forza pubblica.
A maggior ragione ho quindi ritenuto necessario presentare al Senato, dopo una medesima proposta alla Camera dall’On. Maurizio Turco (Radicali Italiani - PD), un Disegno di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti che determinarono, il 12 maggio 1977, la morte della allora diciottenne Giorgiana Masi. Militante Radicale, uccisa da un colpo di pistola vagante, mentre altre persone furono ferite in modo grave, partecipava ad una manifestazione nonviolenta in occasione dell’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio. A capo del Viminale allora c’era proprio Francesco Cossiga, che negò in modo categorico che il proiettile vagante potesse essere stato sparato dalla Polizia, nonostante numerose foto e testimonianze inequivocabili abbiano successivamente portato all’identificazione di un poliziotto con tanto di nome e cognome, e immortalato mentre in borghese, vestito con una maglia a strisce, si era infiltrato nella manifestazione per fomentare i disordini.

Il disegno di legge per l’istituzione di una Commissione d’inchiesta su questi fatti ha ricevuto anche l’adesione dei Senatori Marco Perduca, Felice Casson e Gianrico Carofiglio. »
(dal sito web DonatellaPoretti.it)

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