31 luglio, 2010

Pedaggi, stop dal Tar del Lazio. No agli aumenti per autostrade e Gra grazie al ricorso della Provincia


Pedaggi, stop dal Tar del Lazio. No agli aumenti per autostrade e Gra grazie al ricorso della Provincia

Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto che ha disposto l'aumento dei pedaggi autostradali. I giudici hanno accolto il ricorso contro l'aumento dei pedaggi in 9 barriere autostradali del territorio romano, presentato dalla Provincia di Roma assieme a 41 Comuni del territorio.

L'ordinanza è stata emessa dalla prima sezione del Tar del Lazio presieduta da Linda Sandulli.

Questi i quarantuno i comuni della provincia di Roma che hanno presentato un atto d'intervento schierandosi al fianco della provincia di Roma. Si tratta di: Olevano Romano, Saracinesco, Marano Equo, Roviano, Riofreddo, Albano Laziale, Licenza, Vallepietra, Vivaro Romano, Rocca Canterano, Percile, Palestrina, Zagarolo, Gallicano nel Lazio, Roiate, Vicovaro, Canterano, Roccagiovine, Rocca S. Stefano, Anticoli Corrado, Sambuci, Ciampino, San Gregorio da Sassola, Cervara, Arsoli, Rocca di Papa, Velletri, Carpineto Romano, San Vito Romano, Genazzano, Castel Gandolfo, Genzano di Roma, Morlupo, Allumiere, Ariccia, Vallinfreda, Castel Madama, Frascati, Fiumicino, Ladispoli e Bracciano. A loro si sono aggiunti il Codacons e la Provincia di Rieti.

Hanno invece presentato ricorsi autonomi (anch'essi discussi oggi) il comune di Fiano Romano e la Provincia di Pescara.
Il giudici amministrativi del Lazio hanno accolto i ricorsi contro l'aumento dei pedaggi sostenendo che al pagamento deve corrispondere un servizio, e dunque l'utilizzo di un'infrastruttura, e non può trattarsi di una mera tassa. La decisione è un principio valido per l'intero territorio nazionale.

"Il provvedimento impugnato - si legge nelle ordinanze - per essere coerente con la finalità enunciata deve assumere il carattere di corrispettivo per l'utilizzo di una infrastruttura; al contrario, tale carattere non appare sussistente in alcune delle ipotesi evidenziate, vale a dire in tutte quelle che prevedono il pagamento del pedaggio in relazione ad uno svincolo stradale non necessario e non interessato dalla fruizione dell'infrastruttura".

“Abbiamo evitato un'ingiustizia". Così il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, ha esordito alla conferenza stampa convocata dopo la pronunzia del Tar che ha accolto il ricorso.
Ha aggiunto Zingaretti: “Abbiamo difeso Roma. Nel decreto del Governo in cui sono previsti gli aumenti ci sono non soltanto elementi di iniquità, ma anche di ingiustizia verso la Capitale e il suo territorio. Roma si trova in una situazione con più tasse e meno servizi dovuti ai tagli operati nei confronti degli enti locali. E non c’è un investimento in più previsto con i soldi versati con i nuovi balzelli. Un quadro che non si può giustificare con la necessità di far quadrare i conti".

"Per i cittadini di Roma e della provincia - ha continuato il presidente Zingaretti - questa manovra portava solo più tasse, meno servizi e nessun investimento dai proventi dell' aumento dei pedaggi, una misura ingiustificabile, presa solo per far quadrare i conti. Dopo il Tar, il Governo rifletta anche sui tagli agli enti locali che costringono la Regione a massacrare i trasporti pubblici locali. Un taglio drammatico al diritto alla mobilità dei cittadini. Il governo deve capire che quando si chiedono sacrifici questi vanno accompagnati da senso di giustizia ed equità".

Sul sostegno al ricorso al Tar da parte dei sindaci dell’hinterland romano, Zingaretti ha detto: “La coerenza paga. Ringrazio i sindaci che hanno aderito al ricorso e in special modo il sindaco di Fiano che ha presentato un ricorso autonomo”. “La coerenza - ha ribadito - è un altro elemento che gli enti locali devono avere per rafforzare e ricostruire il rapporto con i cittadini e rompere il teatrino della politica”.

PROMEMORIA 31 luglio 1919 - L'Assemblea Nazionale tedesca adotta la Costituzione di Weimar (entrerà in vigore il 14 agosto)


L'Assemblea Nazionale tedesca adotta la Costituzione di Weimar (entrerà in vigore il 14 agosto)

Il periodo della Storia della Germania che va dal 1919 al 1933 è conosciuto come la Repubblica di Weimar. Prende il nome dalla città di Weimar, dove si tenne un'assemblea nazionale per redigere una nuova costituzione dopo la sconfitta tedesca della prima guerra mondiale.

Rivoluzione controllata: la fondazione della Repubblica (1918-1919)

Dal 1916 in poi, l'Impero tedesco del 1871 era stato all'atto pratico governato dai militari, guidati dall'Oberste Heeresleitung (OHL, Comando Supremo dell'Esercito) tramite il Capo di Stato Maggiore Paul von Hindenburg. Quando divenne evidente che la prima guerra mondiale era persa, l'OHL richiese che venisse instaurato un governo civile. Ogni tentativo di continuare la guerra dopo che la Bulgaria aveva lasciato gli Imperi Centrali avrebbe provocato l'occupazione dei territori tedeschi. Il nuovo cancelliere del reich (Reichskanzler in tedesco), principe Maximilian von Baden, offrì quindi un cessate il fuoco al Presidente statunitense Woodrow Wilson, il 3 ottobre 1918. Il 28 ottobre 1918 la costituzione del 1848 venne emendata per rendere il Reich una democrazia parlamentare: diversamente dalla costituzione del 1871 il Cancelliere avrebbe risposto al Parlamento, il Reichstag, e non più all'Imperatore.
Il piano allora in corso per trasformare la Germania in una monarchia parlamentare anche de iure divenne ben presto obsoleto mentre la nazione scivolava in uno stato di caos quasi completo. La Germania era inondata da soldati di ritorno dal fronte, molti dei quali erano feriti fisicamente, psicologicamente o in tutti e due i modi. La violenza era dilagante, con risse che scoppiavano anche tra gruppi rivali di sinistra ai funerali dei loro capi assassinati dagli avversari di destra.
La ribellione esplose quando, il 29 ottobre, il comando militare, senza essersi consultato con il governo, ordinò alla Flotta d'alto mare una sortita che non solo era senza speranza da un punto di vista militare, ma che avrebbe anche portato sicuramente a un arresto dei negoziati di pace. Gli equipaggi di due navi ormeggiate a Wilhelmshaven si ammutinarono. Quando i militari arrestarono circa 1.000 marinai e li fecero trasportare a Kiel la rivolta locale si trasformò in una ribellione generale che dilagò rapidamente in gran parte della Germania. Altri marinai, soldati e persino operai solidarizzarono con gli arrestati, iniziando a eleggere consigli di lavoratori e soldati modellati sui soviet della Rivoluzione Russa del 1917 e presero il potere civile e militare in molte città. Il 7 novembre la rivoluzione aveva raggiunto Monaco di Baviera provocando la fuga di Ludwig III di Baviera in qualità di primo monarca di Germania.
Inizialmente le richieste dei consigli erano modeste, volevano la liberazione dei marinai arrestati. Contrariamente alla Russia dell'anno precedente, i consigli non erano controllati da un partito comunista. Nonostante ciò, con il sorgere dell'Unione Sovietica, la ribellione causò grande paura in tutti gli strati sociali dalla classe media in su. La nazione era sull'orlo di diventare una Repubblica Socialista.
A quel tempo la rappresentanza politica della classe operaia era divisa; una fazione si era separata dai Socialdemocratici e si chiamava "Social Democratici Indipendenti" (USPD, da Unabhängige Sozialdemokratische Partei Deutschlands) e spingeva verso un sistema socialista. I restanti "Social Democratici Maggioritari" (MSPD, che appoggiavano un sistema parlamentare) decisero di mettersi alla testa del movimento allo scopo di non perdere la loro influenza e, sempre il 7 novembre, chiesero all'Imperatore Guglielmo II di abdicare. Il 9 novembre 1918 la Repubblica venne proclamata da Philipp Scheidemann al palazzo del Reichstag di Berlino, due ore dopo una Repubblica Socialista venne proclamata giusto dietro l'angolo, al Castello di Berlino, da Karl Liebknecht.

Sempre il 9 novembre, con un atto discutibile dal punto di vista legale, il Reichskanzler principe Maximilian von Baden trasferì i suoi poteri a Friedrich Ebert, il capo dell'MSPD. Fu evidente che questo atto non sarebbe stato sufficiente a soddisfare le masse così, il giorno dopo, venne eletto un governo rivoluzionario chiamato "Consiglio dei Commissari del Popolo" (Rat der Volksbeauftragten), composto da membri dell'MSPD e dell'USPD, guidato da Ebert per l'MSPD e da Hugo Haase per l'USPD. Anche se il nuovo governo venne confermato dal consiglio dei lavoratori e dei soldati di Berlino fu avversato dagli spartachisti, l'ala sinistra dell'USPD guidata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. Ebert chiese la convocazione di un Congresso Nazionale dei Consigli che prese luogo dal 16 al 20 dicembre 1918 e nel quale l'MSPD aveva la maggioranza. Ebert riuscì a imporre delle rapide elezioni per un'Assemblea Nazionale che doveva produrre la costituzione per un sistema parlamentare, marginalizzando il movimento che richiedeva una Repubblica Socialista (vedi sotto).
Per assicurarsi che il suo governo fosse in grado di mantenere il controllo sulla nazione, Ebert fece un patto con l'OHL, ora guidato dal successore di Ludendorff, il generale Wilhelm Groener. Questo Patto Ebert-Groener essenzialmente stabiliva che il governo non avrebbe cercato di riformare l'esercito fintanto che l'esercito giurava di difendere il governo. Da una parte questo accordo simboleggiava l'accettazione di un nuovo governo da parte dei militari, calmando le preoccupazioni della classe media, dall'altra parte venne considerato un tradimento degli interessi dei lavoratori da parte della sinistra; inoltre stabiliva l'Esercito come un gruppo indipendente e conservatore all'interno dello stato che avrebbe influenzato il destino della Repubblica. Questo fu uno dei tanti passi che determinò la permanente suddivisione della rappresentanza politica della classe operaia in SPD e comunisti.
La divisione divenne definitiva dopo che Ebert fece richiesta all'OHL di truppe per sedare un altro ammutinamento di soldati a Berlino, il 23 novembre 1918, nel quale i soldati in rivolta avevano catturato il comandante della città e chiuso la Reichskanzlei nel quale il Consiglio dei Deputati del Popolo risiedeva. L'intervento fu brutale, con molti morti e feriti. Questo indusse l'estrema sinistra a invocare la scissione dall'MSPD che, nella loro visione, era sceso a patti con i militari controrivoluzionari per sopprimere la rivoluzione. L'USPD lasciò quindi il Consiglio dei Deputati del Popolo dopo solo sette settimane. La spaccatura si approfondì quando, in dicembre, la Kommunistische Partei Deutschlands (KPD) venne formato da un certo numero di gruppi di sinistra, inclusa l'ala sinistra dellUSPD e i gruppi Spartachisti.
In gennaio ci furono ulteriori tentativi di stabilire uno stato socialista da parte dei lavoratori nelle strade di Berlino, ma questi tentativi vennero sedati nel sangue dalle unità paramilitari dei Freikorps, truppe composte da ex-soldati e volontari solitamente di estrema destra. Gli scontri culminarono il 15 gennaio con la morte della Luxemburg e di Liebknecht. Con l'affermazione di Ebert, gli assassini non vennero processati davanti a una corte civile ma davanti a una militare, il che portò alla comminazione di pene molto lievi, che non portarono precisamente a una maggiore accettazione di Ebert da parte della sinistra.
Le elezioni dell'Assemblea Nazionale avvennero il 19 gennaio 1919. In questa occasione i nuovi partiti della sinistra, inclusi l'USPD e il KPD, furono a malapena in grado di organizzarsi, permettendo la costituzione di una solida maggioranza delle forze moderate. Per evitare le continue lotte a Berlino, l'Assemblea Nazionale si riunì nella città di Weimar, motivo per cui il nascente stato veniva in seguito soprannominato Repubblica di Weimar. La Costituzione di Weimar creò una repubblica con un sistema semi-presidenziale con il Reichstag eletto da una rappresentanza proporzionale.
Durante i dibattiti di Weimar, le lotte continuarono. Una Repubblica Sovietica venne dichiarata a Monaco di Baviera, solo per essere abbattuta dai Freikorps e da unità dell'esercito regolare, e combattimenti sporadici continuarono a scoppiare in giro per il paese.
Ci furono scontri anche nelle province orientali della Germania, che erano fedeli all'Imperatore e non volevano far parte della Repubblica: la Grande Sollevazione Polacca nella Provincia di Posen e 3 Sollevazioni Slesiane nella Slesia Superiore.
Nel frattempo, la delegazione di pace tedesca in Francia firmava il Trattato di Versailles, accettando pesanti riduzioni dell'esercito tedesco, pesanti pagamenti per le riparazioni, e la cosiddetta clausola della "Germania come unica responsabile dello scoppio della guerra", che venne inserita su insistenza francese nonostante la contrarietà del presidente americano Wilson. Particolarmente pesanti sul piano morale risultavano gli articoli 227 nel quale l'ex re Guglielmo II veniva messo in stato d' accusa di fronte ad un venturo Tribunale Internazionale "per offesa suprema alla morale internazionale" e l'art. 231, in cui appunto "la Germania riconosce che lei ed i suoi alleati sono responsabili per averli causati di tutti idanni subìti dai Governi Alleati ed associati e dai loro cittadini a seguito della guerra, che a loro è stata imposta dall'aggressione della Germania e dei suoi alleati". L'accettazione del Trattato costituisce il 'peccato originale' della Repubblica di Weimar, che le alienò da subito il favore di gran parte della popolazione tedesca, e che infine favorì l'impetuosa ascesa elettorale dei nazisti. A testimonianza dell'odio che il Trattato suscitava in terra tedesca ricordiamo che nel 1921 furono assassinati Matthias Erzberger (politico cattolico che materialmente lo aveva firmato) e Walther Rathenau (ministro degli esteri di Weimar impegnatosi a pagare regolarmente le riparazioni di guerra alla Francia). Adolf Hitler avrebbe più tardi dato la colpa alla Repubblica e alla sua democrazia per questo trattato.
Il Primo Presidente della Germania, Friedrich Ebert dell'MSPD, firmò la nuova costituzione tedesca l'11 agosto 1919.

I primi anni: Conflitto interno (1919-1923)

Fin dall'inizio, la Repubblica fu posta sotto grande pressione da entrambi gli estremisti di destra e sinistra. Essenzialmente, la sinistra accusava i Socialdemocratici al potere di aver tradito gli ideali del movimento operaio, patteggiando con i poteri del vecchio stato invece di mettere in atto una rivoluzione comunista; la destra si opponeva a un sistema democratico perché avrebbe preferito mantenere uno stato autoritario come l'Impero del 1871. Per minare la credibilità della Repubblica, la destra (specialmente i militari) la accusavano di essere responsabile della sconfitta della prima guerra mondiale; si veda Dolchstoßlegende.
Il 13 marzo 1920 ci fu il "Putsch di Kapp". Questo coinvolse la presa di Berlino da parte di un gruppo di truppe dei Freikorps e l'insediamento di Wolfgang Kapp, un giornalista di destra, come Cancelliere del nuovo governo. I Freikorps, che avevano propri progetti per il potere, gli si rivoltarono contro, Ebert poté solo ritirare il suo parlamento da Berlino e riunirlo a Dresda, da dove il governo indisse uno sciopero generale. Questo ebbe successo nel fermare completamente l'economia e il governo Kapp collassò già il 17 marzo.
Il 6 giugno 1920 si tenne la seconda tornata di elezioni della Repubblica, le prima dall'emanazione della Costituzione: esse confermarono Ebert al governo e videro, nonostante un calo di consensi, la supremazia delle sinistre.
Ispirate dal successo dello sciopero generale, nel 1920 si ebbero alcune sollevazioni comuniste nella Ruhr, quando 50.000 persone formarono un'Armata Rossa e presero il controllo della regione. L'esercito regolare e i Freikorps misero fine alla sollevazione senza ricevere ordini dal governo. Altre ribellioni comuniste vennero inscenate nel marzo 1921 in Sassonia e ad Amburgo.
Per il 1923 la Repubblica non poteva più permettersi di tener fede ai pagamenti delle riparazioni di guerra stabilite a Versailles ed il nuovo governo divenne insolvente. In risposta, nel gennaio del 1923 le truppe francesi e belghe occuparono la Ruhr, la regione a quell'epoca più importante dal punto di vista industriale, prendendo il controllo delle industrie minerarie e manifatturiere. Nel gennaio del 1923, vennero di nuovo indetti degli scioperi e venne incoraggiata la resistenza passiva. Gli scioperi durarono per otto mesi, il che causò grave sofferenza all'economia e si dovette iniziare a importare.
Poiché anche gli operai in sciopero venivano pagati dallo stato, venne stampata della valuta aggiuntiva che innescò un periodo di iperinflazione. Il valore del Papiermark crollò da 4,2 per ogni Dollaro statunitense a 1.000.000 di marchi per Dollaro nell'agosto 1923 e a 4.200.000.000.000 per dollaro il 20 novembre. Il 1º dicembre venne introdotta una nuova valuta con il tasso di cambio di 1.000.000.000.000 di vecchi marchi per 1 nuovo marco, il Rentenmark.
I pagamenti delle riparazioni vennero ripresi e la Ruhr restituita alla Germania.
Il 1923 vide anche un attacco dalla destra che prese forma nel Putsch della Birreria, messo in piedi da Adolf Hitler a Monaco di Baviera. Nel 1920 il Partito dei Lavoratori Tedesco (DAP) si trasformò nel Partito dei Lavoratori Tedesco Nazionalsocialista (NSDAP) — il partito nazista — che sarebbe divenuto la forza motrice del collasso della Repubblica di Weimar. Hitler divenne Segretario del partito nel luglio 1921. Nel novembre 1921 vennero fondate le SA, che avrebbero agito come l'esercito personale di Hitler nella sua lotta per il potere. Quindi, l'8 novembre 1923, il Kampfbund in combutta con Erich Ludendorff assunse la direzione di un meeting del Primo Ministro bavarese, Gustav Kahr, in una birreria di Monaco. Ludendorff e Hitler dichiararono un nuovo governo e pianificarono di prendere il controllo di Monaco il giorno seguente. I 3.000 rivoltosi vennero fermati da 100 poliziotti e Hitler venne arrestato e condannato a cinque anni di prigione, ma ne scontò solo uno, una sentenza molto lieve.
Dopo il fallimento del Putsch della Birreria, il suo imprigionamento e il successivo rilascio, Hitler si concentrò sui metodi legali per ottenere il potere.

30 luglio, 2010

Presentato il Kit Scuola 2010-2011


Presentato il Kit Scuola 2010-2011

Un contributo alle famiglie che ogni anno devono affrontare le spese di inizio anno scolastico per il materiale didattico e un messaggio ai giovani di educazione ad un consumo consapevole.

Anche quest’anno l’assessorato alle Politiche della Scuola della Provincia di Roma propone, grazie all’intesa tra Confcommercio Roma (Asso Cart), Confesercenti Roma e la Giunta Provinciale di Roma e in collaborazione con i gruppi Auchan, Carrefour e Panorama, il Kit Scuola per l’anno scolastico 2010/2011.

“Questa iniziativa – spiega il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti - rappresenta una risposta concreta alla crisi e un modo per aiutare le famiglie della provincia capitolina che puntualmente all’inizio del nuovo anno scolastico devono sostenere spese che incidono sul loro bilancio”.

Il Kit Scuola, composto da prodotti di qualità ma non griffati, sarà disponibile al prezzo di 19.90 euro, lo stesso dell’anno passato nonostante i notevoli incrementi dei prezzi di mercato. Questo l’assortimento di base: diario, 4 quaderni f.to A4 (2 a righe e 2 a quadretti), 2 matite, 2 penne a sfera, un evidenziatore, una gomma per cancellare e una valigetta polionda. Al Kit può essere aggiunto un prodotto integrativo a scelta: una pen drive, una calcolatrice scientifica tascabile e 2 squadre, una riga da 60 cm . e un compasso da 5 pezzi.

“Grazie alle associazioni di categoria e ai maggiori gruppi commerciali - aggiunge l’assessore provinciale alla Scuola, Paola Rita Stella - abbiamo stretto accordi con i rivenditori affinché venisse offerta ai ragazzi e alle ragazze la possibilità di avere un prodotto di qualità, anche se non necessariamente griffato. L’obiettivo è quello di educare i nostri giovani a spendere in modo intelligente il denaro”.

Grazie a un ulteriore accordo con Confcommercio e Confesercenti ai possessori della Family Card della Provincia di Roma sarà applicato uno sconto ulteriore del 10% sul prezzo del Kit Scuola, nei punti vendita convenzionati.

L’elenco completo dei punti vendita presenti sui territori della provincia che aderiscono all’iniziativa Kit Scuola è disponibile in allegato a questa notizia pubblicato. È possibile inoltre scaricare la locandina-manifesto dell’iniziativa, che potrà essere esposta da tutti i rivenditori presenti nell’elenco.

Il KIT SCUOLA 2010/2011 è disponibile dal 29 luglio 2010 e fino ad esaurimento delle scorte dei rivenditori.

Per maggiori informazioni: kit.scuola@provincia.roma.it

PROMEMORIA 30 luglio 101 a.C. - Battaglia dei Campi Raudii: Gaio Mario e Quinto Lutazio Càtulo sconfiggono i Cimbri


Battaglia dei Campi Raudii: Gaio Mario e Quinto Lutazio Càtulo sconfiggono i Cimbri
La Battaglia dei Campi Raudii, chiamata anche Battaglia di Vercelli, fu combattuta nel 101 a.C. fra un esercito della Repubblica Romana, comandato dal console Gaio Mario ed un potente corpo di spedizione composto da tribù germaniche di Cimbri, vicino all'insediamento di Vercellae, nel territorio di quella che a quel tempo era la Gallia Cisalpina. I Cimbri furono letteralmente distrutti, con più di 140.000 morti e 60.000 prigionieri, compresi moltissimi fra donne e bambini. Una gran parte del merito di questa vittoria fu attribuito a Lucio Cornelio Silla, legato del proconsole Quinto Lutazio Catulo, che comandava la cavalleria romana e degli alleati italici.
La battaglia
Ecco la ricostruzione di Theodor Mommsen:
I due eserciti si incontrarono presso Vercelli, non lontano dalla confluenza del Sesia con il Po, proprio nello stesso luogo in cui Annibale aveva combattuto la sua prima battaglia sul suolo italiano. I Cimbri erano ansiosi di battersi e, come loro usanza, inviarono una delegazione al campo romano per concordare tempo e luogo. Mario li accontentò, e propose il giorno seguente (era il 30 luglio del 101 a.C.) e la piana di Raudii, un vasto luogo pianeggiante, che avrebbe reso più agevoli le manovre della cavalleria romana, superiore a quella germanica. La cavalleria dei Cimbri, muovendosi nella densa foschia mattutina, fu colta di sorpresa da quella romana, con cui fu costretta ad ingaggiare un combattimento ravvicinato prima che potesse disporsi in formazione di attacco, e fu quindi ricacciata indietro verso la propria stessa fanteria, che stava proprio in quel momento schierandosi a battaglia. Al termine i Romani ottennero una schiacciante vittoria, riportando solo leggere perdite, mentre i Cimbri furono letteralmente annientati.
Quelli che trovarono la morte in battaglia, cioè la maggior parte dei Cimbri, compreso il valoroso re Boiorix, poterono chiamarsi fortunati, sicuramente più fortunati di coloro che, venduti a Roma al mercato degli schiavi, trovarono un padrone desideroso di vendicarsi su di loro, uomini del nord, che avevano osato sfidare Roma per conquistare le terre del soleggiato sud prima che i tempi della Storia fossero maturi per questa impresa.
Alla notizia della disfatta i Tigorini, che erano rimasti al di là delle Alpi, col proposito di unirsi successivamente ai Cimbri, rinunciarono immediatamente all'impresa e fecero ritorno alle loro sedi. La valanga umana, che per tredici lunghi anni aveva seminato terrore fra i popoli stanziati fra il Danubio, l'Ebro, la Senna ed il Po, si trovava sepolta sotto l'erba oppure soggiogata in schiavitù. Il destino del grande miraggio della migrazione germanica si era compiuto, il popolo senza patria dei Cimbri ed i loro compagni di avventura non esistevano più.

Conseguenze

La vittoria dei Campi Raudii, immediatamente successiva alla sconfitta dei Teutoni, avvenuta l'anno precedente sempre ad opera di Mario nella Battaglia di Aquae Sextiae, pose termine al tentativo germanico di invadere i territori controllati da Roma. Questa battaglia, inoltre, ebbe anche una profonda influenza sulle vicende politiche di Roma stessa, segnando l'inizio della rivalità fra Mario e Silla, che sfociò successivamente nello scoppio della prima delle grandi guerre civili. Come ricompensa per il loro prezioso e coraggioso servizio, Mario concesse la cittadinanza romana ai soldati degli alleati italiani, senza nemmeno prima consultare il senato.
Quando alcuni dei senatori gli chiesero di giustificarsi egli ironicamente rispose che nella concitazione della battaglia gli era stato difficile capire se la voce di Roma era quella degli alleati oppure quella della legge. Da questo momento in poi tutte le legioni italiane sarebbero state automaticamente considerate legioni romane. Fu anche la prima volta che un generale vittorioso osasse sfidare apertamente il Senato. Non sarebbe stata nemmeno l'ultima; nell' 88 a.C., Silla, sfidando sia il Senato che le tradizioni, avrebbe guidato le sue truppe all'interno delle stesse mura cittadine, mentre Gaio Giulio Cesare, quando nel 49 a.C. ricevette dal Senato l'ordine di abbandonare il comando e di presentarsi a Roma per rispondere dell'accusa di cattiva condotta delle operazioni, attraversò il confine del Rubicone con una delle sue legioni e marciò sulla capitale.
Quest'ultimo episodio rappresentò l'inizio della guerra civile fra Cesare e le forze fedeli al Senato guidate da Pompeo, segnando di fatto la fine della Repubblica Romana.

29 luglio, 2010

PROMEMORIA 29 luglio 1976 Italia: con la nomina a Ministro del lavoro, Tina Anselmi è la prima donna ad entrare nel Governo


Italia: con la nomina a Ministro del lavoro, Tina Anselmi è la prima donna ad entrare nel Governo
Tina Anselmi (Castelfranco Veneto, 25 marzo 1927) è una politica e partigiana italiana.
È una ragazza di 17 anni quando vede un gruppo di giovani partigiani impiccati dai fascisti: decide così di prender parte attivamente alla Resistenza e di diventare staffetta della brigata Cesare Battisti, al comando di Gino Sartor. Nel 1944 s'iscrive alla Democrazia Cristiana, e partecipa attivamente alla vita del partito.
Laureatasi in lettere all'Università Cattolica di Milano, divenne insegnante nella scuola elementare. Dal 1945 al 1948 Tina Anselmi è dirigente del sindacato dei tessili, e dal 1948 al 1955 del sindacato delle maestre. Dal 1958 al 1964 è incaricata nazionale dei giovani nella DC. Nel 1963 è eletta membro del comitato direttivo dell'Unione europea femminile, di cui diventa vice-presidente nello stesso anno.
Nel 1959 entra nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato, ed è deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione Venezia-Treviso: nel corso del suo lungo mandato parlamentare ha fatto parte delle commissioni Lavoro e previdenza sociale, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupa molto dei problemi della famiglia e della donna: si deve a lei la legge sulle pari opportunità.
Nel 1981 è nominata presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2, che termina i lavori nel 1985[1]. Per tre volte sottosegretaria al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, nel 1976 occupò il dicastero del Lavoro nel governo Andreotti III: ciò fu un fatto storico, perché l'Anselmi diventò la prima donna ministro in Italia. Dopo quest'esperienza è stata anche ministra della Sanità nei governi Andreotti IV e V. È fra i principali autori della riforma che introdusse il Servizio Sanitario Nazionale.
Nel 2004 ha promosso la pubblicazione di un libro intitolato Tra città di Dio e città dell'uomo. Donne cattoliche nella Resistenza veneta, di cui ha scritto l'introduzione e un saggio.
È stata più volte presa in considerazione da politici e società civile per la carica di Presidente della Repubblica: nel 1992 fu il settimanale Cuore a sostenerne la candidatura e il gruppo parlamentare La Rete a votarla, mentre nel 2006 un gruppo di blogger l'ha sostenuta attraverso un tam-tam mediatico che prende le mosse dal blog "Tina Anselmi al Quirinale".

28 luglio, 2010

Il Wi-Fi della Provincia anche al Regina Elena e al San Gallicano


Il Wi-Fi della Provincia anche al Regina Elena e al San Gallicano

“Il progetto 'Provincia Wi-Fi' continua a crescere: la diffusione di internet gratis senza fili anche all’interno delle strutture ospedaliere del Regina Elena e del San Gallicano – ha detto, lunedì 26 luglio, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, inaugurando l’hot spot - è un aspetto molto importante del progetto che stiamo portando avanti per consentire a tutti di accedere al web.”

“Dopo l’installazione degli hot spot per la connessione a Internet gratis senza fili al Policlinico Umberto I – ha aggiunto Zingaretti – salgono a tre gli ospedali di Roma coinvolti: è il nostro contributo per rendere la sanità pubblica sempre più vicina ai bisogni dei cittadini. Con questa innovazione, infatti, si può migliorare concretamente l’accoglienza dei pazienti che, con la nuova tecnologia, possono navigare, leggere la posta elettronica e mettersi in contatto con amici e parenti, gratis e senza fili".

Salgono, così, a 262 i punti di accesso a Internet gratis senza fili installati finora dall’Amministrazione provinciale nell’ambito del progetto 'Provincia Wi-Fi', di cui 138 a Roma e 124 in provincia.

Finora sono stati raggiunti 65 Comuni del territorio, permettendo ai cittadini di collegarsi gratuitamente e senza problemi a internet. I punti di accesso entro la fine del 2010 saranno almeno 500.

PROMEMORIA 28 luglio 1987 - Alle 7:23 una frana di enormi dimensioni travolge drammaticamente due paesi nella Valtellina


Alle 7:23 una frana di enormi dimensioni dovuta alle insistenti piogge (alluvione della Valtellina) travolge drammaticamente i paesi di Sant'Antonio Morignone e di Aquilone in Valtellina spazzandoli via e provocando morti e dispersi.
L'Alluvione della Valtellina è una serie di disastri e di tragedie naturali che successero nell'estate del 1987 in Valtellina in Provincia di Sondrio. 53 morti, migliaia di sfollati, danni per 4000 miliardi di lire, sono i numeri della catastrofe.
Alle 7.23 del 28 luglio una frana si stacca dal monte Zandila (nota anche, ma impropriamente, come frana del Pizzo Coppetto, una montagna di 3066 metri d'altezza). Quaranta milioni di metri cubi di materiale precipitano a valle a una velocità di 400km/h, travolgendo e distruggendo completamente gli abitati di Sant'Antonio Morignone[4]e Aquilone (frazioni di Valdisotto). Fortunatamente i paesi erano stati evacuati precedentemente e ciò salva la maggior parte della popolazione ma viene travolta ugualmente dalla frana una squadra di 7 operai che era giunta in paese per svolgere i lavori di ripristino della ss.38 e alcuni abitanti della frazione di Aquilone, non evacuati perché ritenuti erroneamente fuori pericolo. Nessuno aveva previsto lo spostamento d'aria dovuto ai quaranta milioni di metri cubi di terreno franato, e la forza della frana risalita per alcune centinaia di metri sulla sponda opposta della montagna che costò la vita a 35 persone.
La paura per l'Alta Valtellina non finisce in quanto i detriti dell'enorme movimento franoso creano uno sbarramento alto 50 metri e bloccano il normale flusso del fiume Adda verso Tirano a sud. Si crea così un lago naturale che incombe su tutta la valle sottostante. Si ha paura di assistere ad un nuovo Vajont. Il lago sale mediamente di 2cm all'ora e si hanno 60 giorni di tempo per trovare una soluzione che eviti la tracimazione o persino il crollo dello sbarramento naturale.
Durante il mese di agosto gli esperti mettono sotto controllo il lago drenando parte dell'acqua che si accumula nell'invaso tramite gallerie di by-pass. Tuttavia a fine agosto le piogge riprendono con forte intensità, il lago cresce di 20cm all'ora e la situazione viene nuovamente definita grave. Si rende urgente un intervento sul corpo della frana per creare un nuovo alveo per il deflusso del fiume Adda e la conseguente tracimazione controllata del bacino. Anche su questo punto vi furono aspre controversie tra chi giudicava la tracimazione controllata l'unica soluzione e chi paventava i possibili rischi di un ulteriore e peggiore disastro se il fronte della frana avesse ceduto. In questo frangente il ministro Remo Gaspari risolse la questione autorizzando, sotto la propria personale responsabilità politica, la tracimazione controllata delle acque del fiume Adda.
Alle 22 di sabato 29 agosto i geologi Maione, Presbitero e Lunardi (futuro ministro di uno dei governi Berlusconi) prendono una decisione drastica: tutti i centri abitati nei pressi del corso dell’Adda, da Grosotto a Sondrio, devono essere evacuati prima di procedere alla tracimazione preventiva. Il giorno seguente, domenica 30 agosto 1987, si prepara il nuovo alveo, si scava una breccia sul fronte della frana e si comincia di nuovo a far defluire l'acqua accumulata a valle al ritmo di 40 metri cubi al secondo. In seguito gli evacuati rientrano nelle proprie case e nei giorni successivi il lago viene totalmente svuotato mentre l'Adda si adatta al nuovo corso. Dopo quasi 2 mesi l'emergenza si conclude.
Il 2 maggio 1990 il Parlamento Italiano emana la legge n.102/90 (più nota come Legge Valtellina) in cui si prevede di destinare una somma di 2400 miliardi di lire nel sessennio 1989-1994 per il riassetto e il monitoraggio idro-geologico, la ricostruzione e lo sviluppo dei comuni della provincia di Sondrio e della adiacenti zone delle province di Bergamo, Como e Brescia.
Tra l'eredità della vicenda, l'adozione da parte di tutti gli organi di informazione di due termini che fino ad allora non erano praticamente mai stati utilizzati nella comunicazione giornalistica: idrovore e tracimazione; quest'ultimo negli anni verrà a sua volta lentamente sostituto da esondazione.

27 luglio, 2010

PROMEMORIA 27 luglio 1942 - Seconda guerra mondiale: Josif Stalin emana l'Ordine numero 227 in risposta all'allarmante avanzata tedesca in Russia


Seconda guerra mondiale: Josif Stalin emana l'Ordine numero 227 in risposta all'allarmante avanzata tedesca in Russia. In base a quest'ordine, chiunque si ritiri o abbandoni le sue posizioni senza ordine specifico, verrà giustiziato immediatamente.
L'Ordine numero 227 è un ordine emesso da Josif Stalin, il 27 luglio 1942. Esso decretava che tutti i membri dell'Armata Rossa che si fossero ritirati o avessero altrimenti lasciato le loro posizioni senza averne ricevuto l'ordine, sarebbero stati giustiziati sommariamente. È conosciuto anche come l'ordine "Non un passo indietro!" (Ни шагу назад!).
L'ordine numero 227 autorizzava inoltre la punizione delle famiglie dei disertori e istituiva delle unità speciali (dette shtrafnyi - штрафный) composte da "codardi" cui erano affidati i compiti più pericolosi, una misura usata in precedenza con grande successo dai tedeschi. Gli Shtrafnyi erano spesso usati come sminatori: l'intera unità veniva semplicemente mandata ad attraversare il sospetto campo minato.
Secondo lo storico Yakovlev in conseguenza dell'ordine numero 227 e di altre misure disciplinarie, dal 1941 al 1945 in Unione Sovietica furono condannati 996.000 membri delle Forze Armate, di cui 157.000 alla fucilazione, 442.000 ai battaglioni penali e il rimanente a pene detentive.

26 luglio, 2010

UPSIDE DOWN: a Palazzo Valentini "Madre mia, 2010" di Paolo Canevari


UPSIDE DOWN: a Palazzo Valentini "Madre mia, 2010" di Paolo Canevari

L’opera “Madre Mia, 2010” apre il terzo appuntamento con “UPSIDE DOWN. Quattro installazioni d’artista a Palazzo Valentini”, che si snodano appunto in quattro diverse date tra aprile e ottobre 2010.

Paolo Canevari realizza così due grandi figure della lupa romana che sono in realtà speculari l’una all’altra. Da un grande foglio in legno l’artista ha tracciato i contorni della lupa e separandola ha lasciato vicino il ritaglio vuoto che evidenzia il contorno dell’animale.

La mostra - che è stata inaugurata dal Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, martedì 13 luglio resterà aperta fino al 10 settembre 2010 presso la Sala Stampa di Palazzo Valentini (Via IV Novembre 119/A).

Per Upside down l’artista è ritornato indietro nel tempo, alle origini stesse della storia della città. Nel ritratto, solo apparentemente semplice di un animale, ci sono millenni di storia. Ma il contorno vuoto è anche un richiamo allo spazio della Memoria che va riempito, custodito. Le due figure possono rappresentare la sostanza e il nulla, il positivo e il negativo della vita stessa. I contorni sono identici, ma è necessario saperli riempire e dar loro un senso altrimenti restano recinti chiusi e vuoti, privi di significato.

Promossa dal Progetto ABC Arte Bellezza Cultura della Provincia di Roma – in collaborazione con il CIAC di Genazzano –, “Madre mia, 2010” è parte del più ampio progetto Upside Down che comprende quattro installazioni d’artista, della durata di un mese ciascuna, a cura di Claudio Libero Pisano.

In Upside Down è infatti la storia stessa di Palazzo Valentini, in quanto luogo fisico, ad esser messa in risalto, attraverso la creazione di un ideale “ponte” tra la sua storia e gli esiti della ricerca contemporanea, grazie anche alle opere di quattro artisti di chiara fama: Paolo Canevari; Marina Paris; Maurizio Savini; Donatella Spaziani.

Il Progetto ABC, fortemente voluto dal Presidente della Provincia di Roma, è nato per sostenere le eccellenze culturali e territoriali con l’obiettivo di avvicinare i cittadini, specie i più giovani, al “bello” e ai suoi luoghi fisici.

Informazioni
Paolo Canevari: Madre Mia, 2010
A cura di: Claudio Libero Pisano
Palazzo Valentini, Via IV Novembre, 119 – Roma INGRESSO GRATUITO
Lunedì – venerdì 10.00 / 19.00; sabato 10.00 / 13.00; chiuso domenica e festivi
La mostra rimarrà aperta dal 13 luglio al 10 settembre 2010

PROMEMORIA 26 luglio 2006 Giodo Rossi, Commissario straordinario FIGC assegna lo scudetto 2005-2006 all'Inter


Il commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio Guido Rossi assegna lo scudetto 2005-2006 all'Inter, in seguito allo Scandalo del calcio italiano del 2006 e alla revoca del titolo inizialmente vinto dalla Juventus. Per la squadra milanese è il quattordicesimo scudetto, il primo vinto a tavolino.
Lo scandalo del calcio italiano del 2006 (noto anche con il nome di Calciopoli o, impropriamente, Moggiopoli) è stato, in ordine di tempo, il terzo grande scandalo (dopo quello del 1980, noto come Calcioscommesse e quello del 1986, noto come Secondo calcioscommesse o Calcioscommesse 2) a investire il mondo del calcio italiano, anche se come portata ed effetti è stato certamente maggiore dei primi due. Lo scandalo, le cui prime avvisaglie emersero da indiscrezioni di stampa alla fine di aprile del 2006 (ma in realtà negli ambienti calcistici circolava da diversi mesi l'esistenza di scottanti intercettazioni telefoniche tra importanti dirigenti federali e di società, oggetto di indagine della Procura di Torino, sebbene non fosse chiara la reale portata dei fatti), fu battezzato dagli organi di informazione con varie denominazioni, ma alla fine è storicamente prevalso il termine Calciopoli (per assonanza con Tangentopoli, laddove in quel caso a reggere l'espressione era il termine tangente). Le intercettazioni telefoniche oggetto delle indagini emersero solamente il 2 maggio 2006.
Oggetto delle indagini da parte della Procura Federale della FIGC furono, oltre a vari dirigenti della stessa Federcalcio e dell'Associazione Italiana Arbitri, i dirigenti di diverse società professionistiche di calcio. A conclusione delle indagini la procura decise di chiamare a rispondere di vari capi di imputazione sei club: Juventus, Milan, Fiorentina, Lazio, Reggina ed Arezzo. Le ultime due, non coinvolte nella lotta per la qualificazione alle coppe europee 2006-2007, furono giudicate in un procedimento a parte, per consentire priorità ai giudizi sui primi quattro club, influenti sulla determinazione delle squadre italiane partecipanti alle competizioni internazionali nella stagione successiva.
L'accusa principale era di illecito sportivo, verificato nel tentativo di aggiustare le designazioni arbitrali per determinati incontri di campionato o di intimidire (o corrompere) gli arbitri assegnati affinché favorissero le azioni conclusive di una squadra a danno dell'altra.

25 luglio, 2010

Le sere d’estate a Palazzo Valentini tra cinema, cibi, musica, letteratura e teatro


Le sere d’estate a Palazzo Valentini tra cinema, cibi, musica, letteratura e teatro

Palazzo Valentini d'estate rimane aperto per ferie. Durante l'ultima settimana di luglio e per tutto il mese di agosto il cortile della sede della Provincia di Roma ospiterà due rassegne serali, all'insegna del connubio tra cinema, arte e cibi del territorio

Si parte con quattro serate consecutive, dal 27 al 30 luglio, con “le Storie del Cinema”, dove saranno proposte letture di brani in tema con il film proiettato.

L’ingresso sarà gratuito sino ad esaurimento posti.

Martedì 27 luglio, alle ore 20,30, aprirà la rassegna Alessandro Haber recitando brani di Charles Bukowski, accompagnato da sax e clarinetto di Luca Velotti e dal pianoforte di marco Di Gennaro. A seguire la proiezione del film “Factotum”, tratto dall’omonimo romanzo di Charles Bukowski .

Mercoledì 28 luglio, sempre alle 20,30, serata a tema su Virgina Woolf, con letture di Silvia Ajelli, Valentina Bardi, Evita Ciri, Ilaria Falini. Alle percussioni Andrea Nunzi, alla chitarra Francesco Poeti. Alle 22,00 la proiezione del film “The hours”, ispirato alla vita di Virginia Woolf.

Giovedì 29 luglio, sempre in serata, ci saranno le letture del “Manuale per ragazze di successo”: i testi al femminile della collana di letteratura italiana di minimum fax. Alle 22,00 il film di Paolo Virzì “Tutta la vita avanti”.

Venerdì 30 luglio, alle 20,30, “Brother Ray”, l’autobiografia di Ray Charles, con Dario Cassini; alla chitarra acustica Bruno Marinucci, all’armonica Fabrizio Frosi. A seguire il film “Ray”, con la regia di Chris Weitz.

Nel mese di agosto entra in scena anche il cibo con il 'Wine and food film festival'. Quindici serate, tra lunedì 2 e venerdì 20, a partire dalle ore 20,45, per gustare pellicole in qualche modo legate, nel titolo o nei contenuti, al tema del mangiar bene.

Ingresso gratuito sino ad esaurimento posti. Ritiro biglietti a partire dalle ore 19,00.

Ogni proiezione della rassegna sarà preceduta da letture teatrali di giovani attori e da degustazioni, nel tardo pomeriggio, a partire dalle ore 19,00, di prodotti dell'Enoteca Provincia Romana, al costo di 12 euro a persona.

"Con queste due iniziative - ha detto il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti - vogliamo mettere in evidenza un concetto: Palazzo Valentini è un luogo di cultura, un palazzo aperto al dibattito e alla riflessione"..

"Questo è un luogo istituzionale - ha proseguito Zingaretti - ma vogliamo che sia anche una sede di incontro e di stimolo al dibattito e alla produzione culturale".

Per regalare agli spettatori un' atmosfera ancora più suggestiva nel cortile di Palazzo Valentini dal 27 luglio al 13 agosto verrà esposta una Cadillac Sedan, del 1954, appartenuta a Totò.

Sempre in tema di maestri del nostro cinema il 2 agosto nella sala Egon Von Furstenberg verrà inaugurata una mostra fotografica dedicata alla carriera di Dino Risi.

Proprio al suo classico ' Pane, amore e..' sarà dedicata la serata di apertura del ' Wine and food film festival' .

Il cartellone della rassegna prevede pellicole di registi Tim Burton, Ridley Scott e Mimmo Calopresti dedicate al tema del cibo.

"Queste due rassegne - ha aggiunto l'assessore provinciale alla Cultura Cecilia D'Elia - sono un modo per continuare a ribadire che la cultura è un fattore di crescita e sviluppo, una delle risorse strategiche del nostro territorio".

Ai partecipanti delle serate in cartellone per le due rassegne di cinema e gastronomia verrà distribuita la guida ' Pillole di cultura' che raccoglie il meglio della programmazione artistica, musicale e culturale che si svolge da maggio a dicembre in oltre sessanta Comuni della Provincia di Roma.

PROMEMORIA 25 luglio 1943 - Seconda guerra mondiale: Benito Mussolini viene costretto a lasciare l'incarico dal Gran Consiglio del Fascismo


Seconda guerra mondiale: Benito Mussolini viene costretto a lasciare l'incarico dal Gran Consiglio del Fascismo che vota l'ordine del giorno Grandi, e successivamente viene arrestato a Villa Savoia dai capitani dei Carabinieri Paolo Vigneri e Raffaele Aversa e sostituito al governo da Pietro Badoglio; questo fatto segna la caduta del fascismo.
L'ordine del giorno Grandi fu uno dei tre ordini del giorno (O.d.G.) presentati alla seduta segreta del Gran Consiglio del Fascismo convocata per sabato 24 luglio 1943, che sarebbe stata anche l'ultima. L'O.d.G. fu approvato e provocò la caduta di Benito Mussolini aprendo l'ultima fase del regime fascista, caratterizzata dalla Repubblica Sociale Italiana.

Le premesse

L'operazione era stata elaborata in segreto da alcuni mesi[3] da Dino Grandi d'intesa con il re Vittorio Emanuele III. Come si poteva deporre legalmente il Duce? Il Duce poteva essere esautorato solo dal Re. Ma il monarca non ne aveva più il potere, avendolo consegnato tutto al Duce, sia quello di governo sia quello delle Forze armate. Quindi occorreva come prima cosa che fossero ripristinati i poteri costituzionali del Re; il quale poi avrebbe tolto le deleghe del comando militare a Mussolini e le avrebbe assegnate ad altri.
Come fare per "restituire" i poteri costituzionali al Re? I gerarchi si sarebbero rivolti formalmente al monarca, chiedendogli di applicare l'articolo 5 dello Statuto Fondamentale del Regno (meglio noto come Statuto Albertino). Era questo l'articolo che attribuiva al Re il Comando Supremo delle Forze Armate, che aveva delegato a Mussolini, e attribuiva al Capo dello Stato ogni decisione di vertice[4]. Lo strumento del Gran Consiglio serviva precisamente allo scopo.
Il compito di parlare a nome dei gerarchi davanti a Mussolini fu assolto da Dino Grandi, sia perché era presidente della Camera, ma anche perché godeva di un grandissimo prestigio tanto che molti lo indicavano come probabile successore di Mussolini. Il piano rappresentava peraltro una mano tesa a Mussolini, cui si forniva una via di uscita che lo sollevava dal pagare per la responsabilità di aver condotto il Paese vicino alla rovina.
« Ebbene, convocherò il Gran Consiglio. Si dirà in campo nemico che si è radunato per discutere la capitolazione. Ma l'adunerò. »
(Con questa frase Mussolini accettò di convocare il Gran Consiglio il 24 luglio 1943)
La riunione del Gran Consiglio, che non si teneva dal 1939, non fu ovviamente chiesta esplicitamente per deporre il Duce, bensì per esaminare la conduzione militare del conflitto; pare a taluni studiosi assai inverosimile che il Duce, accorto conoscitore e della politica e dei suoi gerarchi, non sospettasse subito l'argomento e non si rendesse conto che il Gran Consiglio aveva in mente di destituirlo, perciò è stata avanzata l'ipotesi (forse confortabile a posteriori dalla condotta dell'interessato durante la riunione) che Mussolini intendesse effettivamente rimettersi alle loro decisioni[5].
Chiesta una prima volta il 13 luglio, Mussolini la respinse. Una nuova richiesta venne fatta il 16. Tre giorni dopo, Mussolini, di ritorno dall'incontro con Hitler presso Feltre (BL), la concesse appunto per la sera del 24. Dal fronte giungevano intanto notizie sempre più allarmanti: il 22 luglio gli anglo-americani avevano completato la conquista della Sicilia e si apprestavano a risalire la penisola.

La seduta

I lavori ebbero inizio poco dopo le 17. I consiglieri erano tutti in uniforme fascista con sahariana nera. Il segretario del partito fascista, Carlo Scorza chiamò l'appello, ma per il resto della seduta l'attività di segreteria fu svolta dallo staff della Camera dei fasci e delle corporazioni al seguito di Dino Grandi, presidente di quel ramo del Parlamento.
Mussolini riassunse la situazione bellica poi trasse le sue conclusioni:
« Ora il problema si pone. Guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza?...Dichiaro nettamente l'Inghilterra non fa la guerra al fascismo, ma all'Italia. L'Inghilterra vuole un secolo innanzi a sè, per assicurarsi i suoi cinque pasti. Vuole occupare l'Italia, tenerla occupata. E poi noi siamo legati ai patti. Pacta sunt servanda. »
(Mussolini al termine del discorso introduttivo nella seduta del Gran Consiglio)
Poi Grandi illustrò il suo O.d.G. In sostanza chiedeva il ripristino "di tutte le funzioni statali" e invitava il Duce a restituire il Comando delle Forze armate al Re.
Presero la parola alcuni gerarchi, ma non per affrontare gli argomenti degli O.d.G., bensì per fare chiarimenti o precisazioni. Si attendeva un intervento incisivo del Capo del governo. Mussolini, invece, affermò impassibile di non avere nessuna intenzione di rinunciare al Comando militare. Si avviò il dibattito che si protrasse fin oltre le undici di sera. Grandi diede un saggio delle sue grandi capacità oratorie: dissimulando abilmente lo scopo reale del suo O.d.G., si produsse in un elogio sia di Mussolini che del Re.
Anche lo stesso Ciano prese parola per difendere l'O.d.G. contestando le parole di Mussolini:
« Pacta sunt servanda? Si, certamente: però, quando vi sia un minimo di lealtà anche dall'altra parte. Ed invece, noi italiani abbiam sempre osservato i patti, i tedeschi mai. Insomma, la nostra lealtà non fu mai contraccambiata. Noi non saremmo, in ogni caso, dei traditori ma dei traditi. »
(Galeazzo Ciano in difesa dell'O.d.G.)
A questo punto anche Roberto Farinacci presentò un analogo Ordine del giorno.
Successivamente Carlo Scorza diede lettura di due missive indirizzate a Mussolini in cui il segretario del partito chiedeva al Duce di lasciare la direzione dei ministeri militari. I presenti rimasero molto colpiti, sia dal contenuto, sia dal fatto stesso che Mussolini avesse autorizzato Scorza a leggerle in quella sede. Quando si era arrivati ben oltre le undici di sera, la seduta venne sospesa momentaneamente e Grandi ne approfittò per raccogliere firme a favore dell'O.d.G.. Alla ripresa anche Bottai si espresse a favore dell'O.d.G. Grandi. Poi prese la parola Carlo Scorza, che invece invitò i consiglieri a non votarlo e presentò un proprio O.d.G. a favore di Mussolini.
Alcuni presenti valutarono nell'O.d.G. Grandi solamente il fatto che Mussolini veniva "sgravato dalle responsabilità militari" e, al contempo, la monarchia veniva chiamata all'azione, "traendola dall'imboscamento" (come dirà a posteriori Tullio Cianetti). Non si rendevano conto di quali enormi conseguenze avrebbe avuto un loro eventuale voto favorevole sull'assetto del regime. Alla fine del dibattito, i consiglieri si aspettavano un cenno di Mussolini.
Di solito egli riassumeva la discussione e i presenti si limitavano a prendere atto di quello che aveva detto. In quest'occasione, invece il Capo del governo non espresse alcun parere e, adottando un atteggiamento passivo, decise di passare subito alla votazione degli O.d.G. Inoltre, anziché cominciare da quello di Scorza, fece iniziare da quello di Grandi. Questa decisione di "disimpegno" fu fondamentale ed impresse una svolta decisiva all'esito della riunione.

La votazione

I 28 componenti del Gran Consiglio furono chiamati a votare per appello nominale. La votazione sull'ordine del giorno Grandi si concluse con:
19 voti a favore (Dino Grandi, Giuseppe Bottai, Luigi Federzoni, Galeazzo Ciano, Cesare Maria De Vecchi, Alfredo De Marsico, Umberto Albini, Giacomo Acerbo, Dino Alfieri, Giovanni Marinelli, Carluccio Pareschi, Emilio De Bono, Edmondo Rossoni, Giuseppe Bastianini, Annio Bignardi, Alberto De Stefani, Luciano Gottardi, Giovanni Balella e Tullio Cianetti che il giorno dopo scrisse a Mussolini ritrattando il suo voto);
8 voti contrari (Carlo Scorza, Roberto Farinacci, Guido Buffarini-Guidi, Enzo Galbiati, Carlo Alberto Biggini, Gaetano Polverelli, Antonino Tringali Casanova, Ettore Frattari);
un astenuto (Giacomo Suardo).
Dopo l'approvazione dell'O.d.G. Grandi, Mussolini ritenne inutile porre in votazione le altre mozioni e tolse la seduta. Alle 2,40 i presenti lasciarono la sala.

Le conseguenze

L'indomani, 25 luglio, Mussolini si recò a Villa Savoia per un colloquio con il Re, che aveva fatto sapere che lo avrebbe ricevuto alle 16; vi si recò accompagnato dal segretario De Cesare, con sotto braccio una cartella che conteneva l'ordine del giorno Grandi, la legge sul Gran Consiglio ed un parere del presidente del Consiglio di Stato Santi Romano secondo cui il voto del Gran Consiglio aveva solo carattere consultivo. Il Re gli comunicò la sua sostituzione con il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio e infine lo fece arrestare all'uscita di Villa Savoia. Alle 22,45 dello stesso giorno la radio interruppe le trasmissioni e diffuse il seguente comunicato:
« Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, presentate da S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro e Segretario di Stato, S.E. il Cavaliere Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. »
Badoglio, per non destare sospetti nei confronti dei tedeschi, pronunciò, in un discorso radiofonico alla nazione, queste parole:
« La guerra continua a fianco dell'alleato germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni . »
Nessuno, tra la gente, sapeva che cosa ne era stato di Mussolini. L'intera giornata del 26 trascorse senza avvenimenti di rilievo. Solo la mattina del 27, martedì, la stampa diede notizia che il Gran Consiglio, nella notte tra il 24 e il 25, aveva votato l'ordine del giorno di Dino Grandi con la conseguente assunzione dei poteri da parte del Re.
Badoglio instaurò un governo tipicamente militare. Dietro suo ordine il 26 luglio il Capo di Stato Maggiore, Gen. Mario Roatta diramava una circolare telegrafica alle forze dell'ordine ed ai distaccamenti militari la quale disponeva che chiunque, anche isolatamente, avesse compiuto atti di violenza o ribellione contro le forze armate e di polizia, o avesse proferito insulti contro le stesse e le istituzioni fosse passato immediatamente per le armi. La circolare ordinava inoltre che ogni militare impiegato in servizio ordine pubblico che avesse compiuto il minimo gesto di solidarietà con i perturbatori dell'ordine, o avesse disobbedito agli ordini, o avesse anche minimamente vilipeso i superiori o le istituzioni fosse immediatamente fucilato. Gli assembramenti di più di tre persone andavano parimenti dispersi facendo ricorso alle armi e senza intimazioni preventive o preavvisi di alcun genere.
Il 28 luglio a Reggio Emilia i soldati spararono sugli operai delle officine Reggiane facendo 9 morti. Nello stesso giorno a Bari si contarono 9 morti e 40 feriti. In totale nei soli 5 giorni seguenti al 25 luglio i morti in seguito ad interventi di polizia ed esercito furono 83, i feriti 308, gli arrestati 1.500.
Nei giorni seguenti il nuovo esecutivo iniziò a prendere contatti con gli alleati per trattare la resa. Poche settimane dopo, il 3 settembre, il governo firmò con gli Alleati l'armistizio di Cassibile, che venne reso noto l'8 settembre.
Costituita la Repubblica Sociale Italiana il 28 settembre 1943 ad opera di Mussolini liberato dai paracadutisti tedeschi del Fallschirmjäger-Lehrbataillon, i membri del Gran Consiglio che avevano votato a favore dell'ordine del giorno Grandi furono condannati a morte come traditori nel processo di Verona, tenutosi dall'8 al 10 gennaio 1944; Cianetti, grazie alla sua ritrattazione, scampò alla pena capitale e venne condannato a 30 anni di reclusione. Tuttavia i fascisti repubblicani riuscirono ad arrestare solo 5 dei condannati a morte (Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi e Gottardi) che furono giustiziati mediante fucilazione l'11 gennaio 1944.

24 luglio, 2010

Metro, la lunga corsa della linea B


Metro, la lunga corsa della linea B
Sarà la prima a capitale pubblico-privato: 540 milioni
Alemanno: «Risorse per la in arrivo dal Cipe»

ROMA - Due società in gara per costruire il prolungamento della linea B da Rebibbia a Casal Monastero. Quasi quattro chilometri in più, 3 stazioni (Rebibbia, Torraccia e Casal Monastero) e una spesa calcolata in 540 milioni di euro. Le buste sono state appena aperte, entro lunedì le imprese dovranno presentare i requisiti per l’assegnazione della prima metropolitana in Italia realizzata a capitale misto pubblico-privato. Sono circa 200 milioni i fondi pubblici a disposizione, provenienti dalla legge per Roma Capitale, dalla Regione e dal Campidoglio. Mancano 340 milioni, l’investimento dei privati. Ma l’amministratore delegato di Roma Metropolitane Federico Bortoli è fiducioso: «A gennaio del 2011 apriremo i cantieri».

Poco meno di sei mesi. «Abbiamo appena insediato la commissione per valutare le offerte — spiega Bortoli— lavoreremo tutto il mese di agosto e contiamo di chiudere la procedura entro settembre. È stato chiesto ai concorrenti non solo di valutare e migliorare il progetto con innovazioni tecnologiche ma anche con nuovi macchinari che consentano di ridurre tempi e costi».
Due imprese in gara con un investimento da centinaia di milioni di euro.
Un project financing che avrà come controparte una imponente valorizzazione immobiliare: al capolinea di Casal Monastero, in una vastissima area pubblica di proprietà del Comune, l’associazione di imprese che si aggiudicherà l’appalto potrà costruire case, uffici, alberghi. Bortoli spiega: «Un nuovo centro direzionale che l’amministrazione comunale ha destinato in esclusiva al finanziamento del prolungamento della linea B. Abbiamo tentato per la prima volta una procedura di questo tipo e siamo stati premiati: il mercato ha risposto e per la prima volta i capitali privati renderanno possibile la partenza dei lavori e andranno in soccorso delle scarse risorse pubbliche».
A contendersi la possibilità di costruire il nuovo capolinea della seconda metropolitana di Roma sono due Ati, associazioni temporanee di imprese. La prima è costituita dalla Lega delle cooperative (Cooperativa braccianti e muratori di Carpi) più dieci imprese di costruttori romani (tra i nomi Donati, Monaco, Ghella e Provera Carrassi, De Santis costruzioni). Nell’altra cordata, ci sono la Salini costruttori e la Vianini, oltre l’Ansaldo e la Finmeccanica per la parte ferroviaria e tecnologica.

Ma ci sono novità in vista anche per la linea C e la D (la più lunga, venti chilometri e 22 stazioni, da Talenti all’Eur). «Per la D — dice Bortoli — abbiamo inviato le lettere di invito a partecipare alle due imprese che l’avevano chiesto, Impregilo e Salini. Avranno tempo fino al 30 novembre per presentare le loro proposte alternative e migliorative». Un altro project financing miliardario: il costo dell’opera è oggi calcolato in tre miliardi di euro, con il 50 per cento di capitali privati. Secondo l’ad di Roma Metropolitane «è anche possibile arrivare al 60 per cento di investimento privato. Il contributo pubblico è ingente, per questo abbiamo presentato una relazione al ministero delle Infrastrutture che la porterà al Cipe il 31 luglio per inserire la linea D nelle opere strategiche della legge Obiettivo. Lentamente, ma si va avanti».
Una seduta vitale per la capitale questa del Cipe del 31 luglio: in quell’occasione dovrà essere approvata anche la tratta T3 della Metro C, fra San Giovanni e il Colosseo, del costo di 790 milioni di euro. «La presidente della Regione Renata Polverini— conclude Bortoli— e il sindaco Gianni Alemanno hanno scritto a Tremonti la scorsa settimana confermando l’impegno ad erogare le risorse di propria competenza». E Alemanno in serata ha dichiarato: «Dal Cipe sono in arrivo i fondi per la C». Del resto la fetta più cospicua è proprio quella dello Stato, il 70 per cento, circa 550 milioni dei quali 320 già stanziati e 230 ancora da decidere. Se l’intervento sarà approvato, a gennaio 2011 partirà anche questo cantiere indispensabile per la terza metropolitana, perché garantisce lo scambio con la linea B al Colosseo, dove potrebbe arrivare per la fine del 2014.

PROMEMORIA 24 luglio 2004 - Alle ore 22:21 viene scaricato legalmente da iTunes music store il brano musicale numero 100.000.000.


Alle ore 22:21 viene scaricato legalmente da iTunes music store il brano musicale numero 100.000.000, il primo era stato scaricato 457 giorni prima il 28 aprile 2003 (con una media di più di 200.000 brani scaricati al giorno).

L'iTunes Store (iTunes Music Store fino al 12 settembre 2006) è un negozio on-line per la vendita di musica digitale, video musicali e film gestito dalla Apple Inc. È stato lanciato il 28 aprile 2003 in contemporanea con la versione 4 di iTunes, l'applicazione freeware attraverso cui si ha accesso al negozio.

23 luglio, 2010

PROMEMORIA 23 luglio 1930 - 1425 vittime nel terremoto d'intensità 6,7 gradi della scala Richter in provincia di Salerno


Un terremoto dell'intensità di 6,7 gradi della scala Richter colpisce la zona del Volture nella provincia di Salerno facendo 1.425 vittime.

La scossa colpì una vasta area dell’Italia meridionale compresa tra l’Alta Irpinia e la zona del Vulture, coinvolgendo le province di Napoli, Avellino, Benevento, Foggia, Potenza e Salerno. La zona che subì i danni più gravi fu l’Alta Irpinia ed in particolare i centri abitati di Lacedonia, Aquilonia e Villanova, in provincia di Avellino. In provincia di Potenza furono fortemente colpiti i paesi di Rapolla, Barile, Rionero, Atella, Melfi, posti ai piedi del Monte Vulture.

Il territorio interessato dall’evento era caratterizzato, come spesso si osserva nell’Italia centrale e meridionale, da piccoli paesi disseminati sui rilievi, a quote medie superiori ai 600 metri sul livello del mare, mal collegati da rare strade che seguivano tortuosi tracciati lungo le valli per risalire verso i centri abitati. Nonostante questa regione dell’Appennino meridionale, poverissima, che fa da spartiacque tra il Mar Tirreno ed il Mare Adriatico, fosse stata ripetutamente interessata nel corso dei secoli dagli effetti di alcuni tra i più catastrofici terremoti della storia sismica italiana, nulla era stato fatto per prevenire il rischio legato ai futuri terremoti. Tanto è vero che la causa principale dei gravi danni e delle distruzioni provocate dalla scossa del 23 luglio è da ricercarsi in parte nelle scadenti caratteristiche dei terreni sui quali erano stati edificati i centri abitati - generalmente terreni argillosi e sabbiosi con intercalate lenti di ghiaie - ma soprattutto nella fragilità e nel degrado del patrimonio abitativo, rappresentato da case tirate su sovrapponendo pietre di fiume, legate fra loro da pessima malta o addirittura da fango essiccato. Il terremoto ripropose dunque, in modo drammatico, il problema della prevenzione dalle calamità naturali.

22 luglio, 2010

Provincia Wi Fi: da quest’estate Internet gratis sulle spiagge di Ostia


Provincia Wi Fi: da quest’estate Internet gratis sulle spiagge di Ostia

Interventi per lo sviluppo della rete banda larga sul litorale di Ostia e facilitazioni per l'installazione della fibra ottica sulle strade provinciali.

Da quest'estate i bagnanti che si recano in spiaggia ad Ostia potranno navigare non solo in acqua, ma anche su Internet, a costo zero, grazie al progetto Provincia Wi-Fi portato avanti dall’Amministrazione di Palazzo Valentini.

A presentare l’iniziativa il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, Aurelio Regina, presidente della Uir (Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma), Stefano Pileri vice presidente dell'Uir.

La Provincia di Roma ha installato tre punti hot-spot sul litorale, nell'area della rotonda al termine di via Cristoforo Colombo, sul pontile e all'isola pedonale di piazza Anco Marzio, per la navigazione web gratuita.

Giunge così a 262 il numero degli hot-spot installati (138 nella capitale e 124 in Provincia) nell'ambito del progetto Provincia Wi-Fi, varato dall'amministrazione Zingaretti, che per il momento e' arrivato a coprire 65 Comuni del bacino territoriale provinciale.

Il programma di copertura wi-fi del litorale romano, dal porto turistico a Capocotta, andrà avanti in collaborazione con le associazioni balneari, per giungere entro due anni alla copertura integrale.

Nel lavoro per la cancellazione del “digital divide” sul litorale di Ostia, l’Amministrazione provinciale di Roma ha attivato una serie di interventi in collaborazione con il progetto Roma città digitale, varato da circa un anno dall'Unione degli Industriali di Roma, che punta a realizzare entro il 2013 la cablatura con la fibra ottica di nuova generazione dell'intero territorio della capitale.

Per questo lavoro la Provincia si e' avvalsa anche delle segnalazioni dei cittadini sul portale Zero Digital Divide, dove si sta costruendo la mappa del divario digitale del territorio, su quelle che sono le zone sprovviste di copertura della rete telematica.

Nel presentare l’iniziativa il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti ha affermato: "Viste quelle che sono le nuove tecnologie nel campo della comunicazione pensiamo a quanti servizi si potranno offrire grazie all'accesso alla rete dalla spiaggia, pensiamo ad esempio alla lettura del giornale on line".

"Ci sembra giusto - ha spiegato il presidente dell'Uir Aurelio Regina - estendere la copertura del territorio con la fibra ottica che stiamo portando avanti nel nostro progetto anche ad alcune zone strategiche del territorio dell'area metropolitana"

Proprio per consentire una rapida cablatura del suo territorio la Provincia di Roma è quella più veloce in Italia per la concessione di autorizzazioni per la realizzazione di infrastrutture legate alle nuove tecnologie. Per i cantieri che richiedono un limitato ricorso di scavi a cielo aperto e' possibile svolgere procedure di autorizzazione veloci e semplificate.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il Percorso Tematico “Wi Fi e ZeroDigitalDivide”

PROMEMORIA 22 luglio 1970 - Un attentato orchestrato dalla 'Ndrangheta per conto dei neofascisti di Reggio Calabria fa deragliare la Freccia del Sud


Un attentato orchestrato dalla 'Ndrangheta per conto dei neofascisti di Reggio Calabria fa deragliare la Freccia del Sud presso Gioia Tauro causando 6 morti e 50 feriti. L'attentato si inserisce nel quadro della strategia della tensione.

Con il termine 'Ndràngheta ['ndraŋgeta], [n'draŋgəta] (o Famiglia Montalbano, Onorata società, la Santa e Picciotteria) si indica la criminalità organizzata calabrese. La 'Ndrangheta si è sviluppata a partire da organizzazioni criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria, dove oggi è fortemente radicata, anche se il potere mafioso è in forte espansione nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Crotone e Cosenza.
Oggi la 'Ndrangheta è considerata la più pericolosa organizzazione criminale in Italia, ma è anche una delle più potenti al mondo, con una diffusione della presenza anche all'estero (dal Canada ad altri paesi europei meta dell'emigrazione calabrese). Secondo le forze dell'ordine, in Calabria sono attualmente operanti circa 155 clan locali (definiti cosche o 'ndrine) che affiliano circa 6.000 persone dedite ad attività criminali, legate spesso (quasi sempre) tra loro da vincoli familiari. Nella regione Calabria la 'Ndrangheta svolge un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi che sul ruolo economico attualmente raggiunto attraverso il riciclaggio del denaro sporco. Attività questa, che le ha permesso di controllare ampi settori dell'economia dall'impresa al commercio e all'agricoltura, spesso con una forte connivenza di aree della pubblica amministrazione a livello locale e regionale. Secondo il rapporto Eurispes 2008 ha un giro d'affari di 44 miliardi di euro.

21 luglio, 2010

Palazzo Valentini: Rosati e Smeriglio presentano 'L’altra economia nella Provincia di Roma'


Palazzo Valentini: Rosati e Smeriglio presentano 'L’altra economia nella Provincia di Roma'


Gli assessori provinciali al Bilancio, Antonio Rosati, e al Lavoro e alla Formazione, Massimiliano Smeriglio, insieme a Gianluca Peciola, consigliere di Sinistra Ecologia e Libertà della Provincia di Roma presentano, mercoledì
21 luglio alle ore 12, il progetto di mappatura 'ALTERMAPS', un'indagine sulla rete dell'economia solidale attiva nella Provincia di Roma.

Oltre 300 realtà rilevate, che costituiscono il tessuto dell'altra economia e che operano nel territorio provinciale nonostante la crisi.

Nel corso della conferenza stampa verrà inoltre illustrato il sito internet, che contiene le informazioni sulle varie esperienze che operano nei diversi comparti dell'economia solidale, fruibili attraverso la navigazione di mappe
georeferenziate, consultabili in corrispondenza dei punti dove appaiono le realtà censite.

Partecipano all'incontro Mauro Gaggiotti, della Cooperativa Energetica per la presentazione del progetto; Alberto Castagnola, economista e socio del Consorzio Città dell'Altra Economia per l'illustrazione dei risultati
dell'indagine e la Cooperativa Binario Etico per la descrizione del sito internet.

L'evento si svolge nella Sala delle Bandiere di Palazzo Valentina (Via IV Novembre, 119/A).

PROMEMORIA 21 luglio 1970 - Dopo 11 anni di costruzione, la Diga di Assuan in Egitto viene completata


Dopo 11 anni di costruzione, la Diga di Assuan in Egitto viene completata
Con il termine diga di Assuan - chiamata in arabo: السد العالي, al-Sadd al-ʿĀlī , "Alta Diga" - si indica la più grande e più moderna delle due dighe sul Nilo che si trovano nei pressi della prima cateratta del Nilo, vicino alla città di Assuan (Aswān), in Egitto.
Normalmente ogni anno quando in estate le acque provenienti dall'Etiopia si dirigevano verso la parte bassa del Nilo questo inondava i terreni circostanti lasciando il limo, un sedimento di nutrienti e minerali sul suolo. Questi sedimenti sono stati quelli che hanno reso questi terreni nel corso della storia estremamente fertili e ideali per l'agricoltura. Le piene o i periodi di secca del fiume, però, non sempre si presentavano al momento ottimale portando talvolta alla perdita di interi raccolti o perché il fiume inondava i terreni in periodi dannosi per i raccolti o perché al contrario la piena arrivava troppo tardi, quando il raccolto si era seccato.
Questo rese necessaria la costruzione di una diga che regolasse queste inondazioni.

Storia della costruzione

Nel 1960 i britannici iniziarono a costruire una diga nei pressi di Assuan, terminandola nel 1971. Alcuni siti archeologici della zona, come il tempio di Philae, dovettero essere spostati per non essere sommersi dall'acqua del bacino che si sarebbe creato con la diga.
Il progetto iniziale prevedeva una diga lunga 1900 m e alta 54 m, ben presto queste dimensioni si dimostrarono inadeguate, per questo in due fasi successive si alzò la diga, prima tra il 1907 e il 1912 e poi tra il 1929 e il 1933. Quando, nel 1946 il livello dell'acqua quasi superò l'altezza della diga si decise che invece di aumentare per la terza volta l'altezza della diga sarebbe stato più utile costruire una nuova e più grande diga 6 km a monte della vecchia diga.

Il progetto della Grande Diga prese avvio nel 1952 esattamente dopo la rivoluzione di Nasser. All'inizio gli Stati Uniti si proposero per finanziare la costruzione con un prestito di circa 270 milioni di dollari.

Nel 1956 in seguito a disaccordi di tipo politico, l'offerta statunitense fu ritirata, il governo egiziano decise di proseguire nel progetto utilizzando le entrate dovute alla nazionalizzazione del Canale di Suez. Nel 1958 in piena guerra fredda intervenne l'Unione Sovietica proponendo di pagare come regalo all'Egitto un terzo dei costi della costruzione e di fornire assistenza sia a livello tecnico che progettuale, che di macchinari.
La costruzione iniziò nel 1960 e l'Alta Diga fu terminata il 21 luglio del 1970, mentre la creazione del bacino che avrebbe accolto le acque si era completata nel 1964 e da quel momento si era iniziato a riempire anche se la diga non era ancora stata completata, fino a raggiungere la capacità massima nel 1976.
La diga fin dall'inizio spaventò gli archeologi, in quanto il sito archeologico di Abu Simbel e molti altri templi della Nubia rischiavano di essere sommersi dalle acque del bacino che si sarebbe creato. Nel 1960 l'UNESCO lanciò una grandiosa operazione internazionale per risolvere questo problema, vennero localizzati i monumenti che sarebbero stati sommersi, quindi spostati in posti più sicuri e qualcuno fu regalato ai paesi che contribuirono a questa opera di salvataggio, come il tempio di Ellesija, ora conservato al Museo egizio di Torino, donato all'Italia. Gli altri templi si trovano a Madrid (Tempio di Debod), al Metropolitan Museum d'Arte di New York (Tempio di Dendur), al Museo Egizio di Berlino (la porta del Tempio di Kalabsha), mentre il Tempio Taffa è stato spostato al Rijksmuseum van Oudheden a Leiden, Paesi Bassi. Altri templi (Semna East, due templi della fortezza di Buhen, un tempio da Aksha e la pietra tombale di Djehutihotpe) furono trasportati a Khartoum in Sudan.

Benefici della diga

La diga nuova è un'opera immensa, è lunga 3600 metri e larga 980 metri alla base e 40 sulla sommità, per un'altezza di 111 metri, il volume è di 43 milioni di metri cubi. Le chiuse se aperte al massimo possono far uscire fino a 11000 metri cubi di acqua al secondo.
Il lago artificiale che ha formato, il Lago Nasser ha una superficie di circa 6000 chilometri quadrati, è lungo 480 km e largo fino a 16 km e contiene tra i 150 e i 165 km cubi di acqua.
Più di 90000 persone dovettero lasciare le loro abitazioni per non essere sommerse dal lago.
Gli effetti delle pericolose inondazioni del 1964 e del 1973 e delle carestie del 1972-73 e del 1983-84 furono mitigati dalla presenza della diga. Inoltre nelle vicinanze del lago Nasser si è sviluppata una industria di pesca che però non riesce a decollare poiché si trova lontana da mercati significativi.
La diga ha 12 generatori di corrente ciascuno di 175 megawatt e produce energia per più di 2 gigawatt. Riesce inoltre a generare più della metà dell'energia elettrica necessaria all'Egitto e negli anni Settanta permise a quasi tutti gli egiziani di avere per la prima volta una connessione elettrica.

Problemi ambientali

La realizzazione della diga di Assuan ha avuto grandi conseguenze sul fragile equilibrio dell'ecosistema che durava ormai da migliaia di anni, soprattutto perché in fase di progettazione non si è tenuto conto dell'impatto ecologico che l'opera avrebbe avuto sulla fauna, la flora e anche l'economia delle popolazioni che abitavano la zona.
Le conseguenze ambientali sono state numerose, si possono elencare:
sedimentazione eccessiva nelle acque a monte della diga,
erosione di quelle a valle, scomparsa di specie che migravano lungo il corso del Nilo,
distruzione e aumento della salinità dei delta (con la diminuzione della forza del Nilo, le acque salate del Mediterraneo sono avanzate lungo il Nilo),
diminuzione della produttività della pesca lungo il fiume,
diminuzione della fertilità dei terreni a valle della diga perché senza inondazioni il limo non raggiunge il suolo, migrazione di animali marini nel fiume a causa dell'aumento della salinità,
aumento del livello delle acque freatiche nei campi vicini al fiume con conseguente ristagno idrico (che a sua volta provoca la diffusione di patogeni fungini), inquinamento del fiume dovuto a fertilizzanti e pesticidi.
Per le popolazioni c'è stato un aumento di rischi sanitari visto che i canali di irrigazione e le rive del lago Nasser sono l'habitat ideale di animali che trasmettono malattie come la zanzara Anopheles che trasmette la malaria e alcune lumache che diffondono il parassita della bilharziosi.