28 ottobre, 2011

PROMEMORIA 28 ottobre 1922 – Marcia su Roma di Mussolini


Marcia su Roma di Mussolini
La Marcia su Roma fu un manifestazione organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), guidato da Benito Mussolini, il cui successo ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in Italia ed il dissolvimento definitivo dello Stato liberale, già precedentemente in crisi.
Il 28 ottobre 1922, alcune decine di migliaia di militanti fascisti si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d'Italia e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza. La manifestazione eversiva si concluse con successo quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo. Vengono ricompresi nella medesima locuzione anche altri eventi collegati verificatisi, fra il 27 ed il 30 ottobre, in tutto il territorio nazionale.
La Marcia su Roma venne celebrata negli anni successivi come l'epilogo della cosiddetta rivoluzione fascista.
La mattina del 28, a Milano Mussolini riceveva nella sede del Popolo d'Italia ("protetta" da cavalli di frisia e rimpinguata di armi) una delegazione di industriali, fra i quali Camillo Olivetti, che lo urgevano a trovare un accordo con Salandra.
Nello stesso momento, a Roma, Salandra proponeva al re di dare l'incarico di formare il governo a Orlando, ma De Vecchi informò il re che l'unica persona con cui Mussolini avrebbe potuto raggiungere un'intesa sarebbe stato lo stesso Salandra. A Mussolini fu, quindi, proposto di governare a fianco di Salandra ma egli rifiutò. Qualche ora dopo, forse anche tentando una forzatura per convincere il capo dei fascisti, Il Giornale d'Italia diffuse una edizione straordinaria in cui dava per raggiunto un accordo e per affidato un incarico a Salandra e Mussolini, il quale dopo aver resistito a pressioni di ogni provenienza, compresa una accorata telefonata del generale Arturo Cittadini (su espresso mandato del re), precisò telefonicamente a Grandi che ancora insisteva: «Non ho fatto quello che ho fatto per provocare la risurrezione di don Antonio Salandra».
La mattina seguente, dopo che le bozze dell'articolo scritto da Mussolini durante la notte erano state diffuse, Salandra vi poté leggere che non c'era niente da fare e, dopo un giro di telefonate di ultima conferma, decise di rimettere l'incarico. De Vecchi fu incaricato da Vittorio Emanuele di informare Mussolini che gli avrebbe conferito l'incarico. Mussolini rispose: «Va bene, va bene, ma lo voglio nero su bianco. Appena riceverò il telegramma di Cittadini partirò». Poche ore dopo gli giunse un telegramma del generale Cittadini:

Nessun commento: