31 marzo, 2012

Il Mio Sguardo Libero – Volti per la Legalità


Il Mio Sguardo Libero – Volti per la Legalità

Quarantuno volti di persone che operano nella e per la legalità. Parte da qui la mostra fotografica ‘Il Mio Sguardo Libero – Volti per la Legalità”, promossa dall'Associazione culturale “A Voce Alta” e organizzata dalla Provincia di Roma e da Grandi Stazioni – Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.

L’esposizione raccoglie un ventaglio di personaggi che sono entrati a far parte della vita quotidiana attraverso i media. Con i volti più noti ci sono anche tutte quelle persone ‘comuni‘ che lottano quotidianamente contro la criminalità organizzata e che per sfidarla sono state vittime di ritorsione. La lista di queste persone è molto lunga e comprende magistrati, scrittori, attori, giornalisti, imprenditori, rappresentanti di associazioni, fondazioni, insegnanti, sacerdoti e istituzioni che si battono contro la criminalità organizzata, per la difesa dei diritti civili e di quella parte della società socialmente ed economicamente più debole.

La mostra fotografica è dedicata al giornalista Giuseppe D’Avanzo. Il progetto ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, una medaglia di rappresentanza.

L’esposizione sta girando tutta l'Italia. A novembre era a Napoli, a marzo a Genova. Roma è la terza tappa. Seguiranno Torino, Lamezia Terme, Caserta, Milano ed altre città. Ad ogni tappa, si aggiungono nuovi “volti” fotografati da Fiorenza Stefani.

Roberto Saviano, Benedetta Tobagi, Nicola Gratteri, Umberto Ambrosoli, don Luigi Ciotti, Antonio Ingroia. Sono solo alcuni dei 41 soggetti immortalati da Fiorenza Stefani per la mostra fotografica. A Roma, i volti fotografati in questi giorni sono quelli di Franco La Torre, dei registi Pasquale Scimeca e Paolo Bianchini.

Grazie alla collaborazione tra Provincia di Roma e Grandi Stazioni, si è deciso di non organizzarla all’interno di una sede istituzionale, bensì di portarla nel cuore della città, in uno dei luoghi più vivi e frequentati di Roma, e cioè la Stazione Termini.

La mostra viene ospitata all’interno dell’Atrio della Stazione Termini, a Piazza dei Cinquecento a Roma e sarà visitabile liberamente da oggi fino al 30 aprile.

Durante il periodo tutte le scuole superiori di Roma e Provincia potranno prenotare visite guidate totalmente gratuite.

Il catalogo della mostra sarà in vendita presso la libreria che si trova nell'atrio della Stazione Termini.

Hanno partecipato all’inaugurazione della mostra:
il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti;
il responsabile sviluppo e relazioni istituzionali di Grandi Stazioni Paolo Lo Bascio;
Tano Grasso, presidente onorario della Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane (FAI);
Don Aniello Manganiello, dal 1994 al 2010 parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia, dove è stato anche un punto di riferimento importante per tutto il quartiere;
Raffaele Cantone, magistrato napoletano attualmente presso l’Ufficio del Massimario della Suprema Corte di Cassazione di Roma.
Il dottor Cantone si è occupato come magistrato anticamorra della DDA di Napoli delle indagini sul clan camorristico dei Casalesi fino al 2007.

"È soprattutto nei periodi di debolezza economica - ha affermato stamattina il presidente Zingaretti - che proliferano gli affari della criminalità organizzata. Per questo l' attenzione sui fenomeni mafiosi deve essere mantenuta sui massimi livelli di guardia. La cultura della legalità deve diventare patrimonio di tutti. Una mostra in un luogo simbolo di Roma come la stazione Termini permette a chi parte e a chi arriva nella nostra città di trovare una testimonianza viva di una scelta di campo, quello della legalità; una galleria di volti di cittadini che scelgono di impegnarsi in prima persona”.

“Una delle cose che ha devastato questo Paese - ha aggiunto Zingaretti - è l' illusione della convenienza dell' egoismo. Queste persone invece propongono il modello di vita della condivisione. Roma da 2-3 anni viene vista come una piazza dove le mafie possono investire nella criminalità. Basta vedere i negozi della città che cambiano continuamente proprietario, gestione e metodo. Io sono convinto che di queste cose bisogna parlare, lo abbiamo fatto con la fiaccolata contro le mafie a luglio e pochi giorni fa con l' istituzione della Consulta antimafia della provincia. Tutti insieme siamo molto più forti della mafia."

PROMEMORIA 31 marzo 1991 – Termina il Patto di Varsavia


Termina il Patto di Varsavia
Il Patto di Varsavia o Trattato di Varsavia (ufficialmente, Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza) fu un'alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico, nata come contrapposizione all'Alleanza Atlantica (più nota come NATO e fondata nel 1949). Il trattato fu elaborato da Nikita Chruščёv nel 1955 e sottoscritto a Varsavia il 14 maggio dello stesso anno. Degno di nota il fatto che la costituzione avvenne la settimana successiva all'ingresso ufficiale della Germania Ovest nella NATO (6 maggio 1955). I membri dell'alleanza promettevano di difendersi l'un l'altro in caso di aggressione. Il patto giunse a termine il 31 marzo 1991 e fu ufficialmente sciolto durante un incontro tenutosi a Praga il 1º luglio successivo.
Il 1º luglio 1991 viene firmato a Praga il protocollo ufficiale di scioglimento del Patto di Varsavia. Il 12 marzo 1999 gli ex membri del Patto di Varsavia: Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia aderirono alla NATO. Slovacchia, Romania, Bulgaria, Estonia, Lettonia e Lituania entrarono nella NATO nel 2004. L'Albania e la Croazia sono entrate nella NATO nel 2009.

30 marzo, 2012

A Palazzo Incontro prosegue la mostra "Henri Cartier Bresson Immagini e parole"


A Palazzo Incontro prosegue la mostra "Henri Cartier Bresson Immagini e parole"

Continua con successo la "Henri Cartier-Bresson Immagini e parole" presso Palazzo Incontro, nel cuore della Capitale, in Via dei Prefetti 22.

L’esposizione - promossa dall'Amministrazione provinciale nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura - è organizzata da Contrasto, Magnum Photos e Fondation Cartier-Bresson in collaborazione con Civita e sarà visitabile fino al 6 maggio.

La mostra è stata inaugurata dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti che, nella conferenza stampa di giovedì 19 gennaio 2012 ha affermato: "Questa mostra apre il 2012 di Fandango Incontro e porta con sé la peculiarità di unire le immagini alle parole e al commento. Si tratta di un incontro felice perchè la fotografia nasce come uno stimolo di riflessione e provoca una reazione individuale e veloce”.

“Henri Cartier-Bresson Immagini e Parole” rappresenta un’occasione unica per contemplare e comprendere Cartier-Bresson e, grazie ai commenti, per approfondire i temi legati alla fotografia: il suo potere comunicativo, le sue peculiarità stilistiche, il suo ruolo.
Quarantaquattro fotografie tra le più suggestive del grande maestro della fotografia in bianco e nero, accompagnate dal commento – tra gli altri – di Aulenti, Balthus, Baricco, Cioran, Gombrich, Jarmusch, Kundera, Miller, Scianna, Sciascia, Steinberg e Varda.

In esposizione una selezione aggiornata con nuovi contributi rispetto al progetto nato qualche anno fa, quando un gruppo di amici ha pensato di festeggiare il compleanno di Henri Cartier-Bresson chiedendo a intellettuali, scrittori, critici, fotografi o anche semplicemente grandi amici del maestro della fotografia, di scegliere e commentare ognuno la sua immagine preferita tra le tante, immortali, scattate da Cartier-Bresson.

Ne è nata una selezione di capolavori unici – forse le più incisive e celebri fotografie del grande autore francese – ognuna “chiosata” dalle parole affettuose e autorevoli di intellettuali e amici come Pierre Alechinsky, Ernst Gombrich, Leonardo Sciascia, Ferdinando Scianna e molti altri ancora.

La mostra, che è anche un volume a cura di Contrasto, offre una panoramica sintetica ma esaustiva dell’opera di Henri Cartier-Bresson, considerato il padre nobile del fotogiornalismo.
Uno sguardo, il suo, sempre puntuale e profondo, attento e originale, sul mondo, i protagonisti, gli avvenimenti principali così come i piccoli, apparentemente insignificanti ma densi di vita, “attimi decisivi” che lui – e solo lui – riusciva a cogliere con la sua macchina fotografica quando, come affermava, si riesce a “mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”.
Biglietto d’ingresso all’esposizione: 6 euro (4 il ridotto). Orario d’apertura 10-19 (chiuso il lunedì).

PROMEMORIA 30 marzo 1945 – Seconda guerra mondiale: forze dell'Unione Sovietica entrano in Austria e liberano Vienna


Seconda guerra mondiale: forze dell'Unione Sovietica entrano in Austria e liberano Vienna
Mentre si combatteva la battaglia delle Ardenne, in Ungheria continuavano i duri scontri tra tedeschi (con l'aiuto dei reparti dell'esercito ungherese) e sovietici (appoggiati dai contingenti rumeni); dopo nuove complesse manovre delle colonne meccanizzate sovietiche a cavallo del Danubio e grosse battaglie di mezzi corazzati, finalmente il 27 dicembre le tenaglie sovietiche si chiudevano accerchiando completamente Budapest e le cospicue forze tedesche e ungheresi poste a difesa della capitale magiara[98]. Ben lontano da rinunciare, Hitler (mentre conduceva la battaglia all'ovest) organizzò ripetuti tentativi di sbloccare la città con l'afflusso di nuove forze tedesche. Dopo nuovi aspri scontri (e notevoli difficoltà e perdite per i sovietici) alla fine di gennaio i tedeschi dovettero rinunciare al tentativo di soccorrere Budapest. Nel frattempo dentro la città stava infuriando una micidiale battaglia stradale (quasi altrettanto feroce di quella di Stalingrado) tra le truppe scelte tedesche accerchiate (tra cui notevoli reparti di Waffen-SS) e le potenti truppe d'assalto sovietiche. Fu una battaglia durissima combattuta fanaticamente, le perdite furono ingentissime per tutte e due le parti, le devastazioni della splendida città sul Danubio enormi; Pest cadde il 18 gennaio ma la città vecchia di Buda venne difesa ancor più accanitamente. Dopo scontri furibondi e un tentativo fallito di sortita, le residue truppe tedesche e ungheresi si arresero il 13 febbraio 1945. La vittoria era stata raggiunta e il bottino dell'Armata Rossa notevole (50.000 morti e 138.000 prigionieri tedesco-ungheresi complessivi da novembre a febbraio) ma le perdite erano state pesanti anche per i russi (320.000 uomini in tutta la campagna ungherese).

Mentre infuriavano i combattimenti nelle strade di Budapest, le enormi forze sovietiche ammassate sulla Vistola e in Prussia Orientale avevano già ottenuto una schiacciante vittoria e stavano marciando, apparentemente inarrestabili, direttamente su Berlino. L'ultima grande offensiva invernale dell'Armata Rossa era cominciata il 12 gennaio (in apparenza in anticipo sui piani per ordine di Stalin, sollecitato da Churchill il 6 gennaio a iniziare senza indugio la nuova offensiva per alleggerire gli Alleati sul fronte ovest) a partenza dalle teste di ponte sulla Vistola di Baranow e Sandomir. Una vera valanga di uomini, cannoni (32.000), carri armati (6.400) e aerei (4.800) si abbatté sulle precarie difese tedesche (recentemente indebolite da Hitler, ingannato sulle intenzioni sovietiche, con trasferimenti di truppe in Ungheria). Le prime linee sulla Vistola vennero rapidamente travolte, Varsavia (città fantasma) cadde senza combattere, le riserve corazzate tedesche, schierate troppo vicine alla prima linea, vennero distrutte dai corpi meccanizzati del maresciallo Konev.
Un enorme vuoto si apriva davanti alle colonne dei marescialli Žukov e Konev che si lanciarono rapidamente in profondità aggirando i capisaldi di resistenza tedeschi di Breslavia e Posen (difesi dai tedeschi secondo la tecnica dei "frangiflutti" (wellenbrecher), ideata da Hitler). L'avanzata in Polonia fu rapidissima: il 17 gennaio venne raggiunta Czestochowa, il 19 Lodz e Cracovia, il 28 gennaio Katowice (il bacino industriale della Slesia cadde intatto in mano dei sovietici, secondo gli intendimenti di Stalin); alla fine di gennaio l'Armata Rossa raggiungeva, dopo un'avanzata forsennata, il fiume Oder (ultima protezione naturale per Berlino) e costituiva subito teste di ponte sulla riva occidentale a Küstrin e a Oppeln: la capitale tedesca era distante appena 80 km; la catastrofe tedesca era stata enorme (quasi 400.000 perdite in un mese), le devastazioni immense, i civili tedeschi avevano abbandonato in massa i territori invasi della Pomerania, della Prussia e della Slesia, i soldati sovietici si erano spesso abbandonati al saccheggio e alla vendetta sulle popolazioni.

Molto più combattuta fu la battaglia in Prussia Orientale (attaccata dal 13 gennaio da un altro massiccio raggruppamento sovietico): i tedeschi, in difesa del suolo patrio, si batterono con abilità e efficacia, sfruttando il terreno boscoso e le solide fortificazioni. I russi dovettero impegnarsi in estenuanti e sanguinosi attacchi frontali, impiegando grandi quantità di artiglieria pesante; alcune colonne corazzate raggiunsero la costa Baltica presso Marienburg il 27 gennaio, ma i tedeschi contrattaccarono e una parte delle truppe riuscì a ripiegare in Pomerania. Le superstiti navi da guerra della Kriegsmarine intervennero con le loro artiglierie in aiuto delle truppe a terra e inoltre eseguirono numerose evacuazioni di reparti militari e soprattutto di civili in fuga davanti alla valanga devastatrice dei russi. La lotta si prolungò fino ad aprile; progressivamente le forze tedesche vennero frammentate e distrutte dopo lotta accanita e ingenti perdite (585.000 perdite russe. La poderosa fortezza di Königsberg venne attaccata a partire dal 1º aprile dalle forze sovietiche, guidate personalmente dal maresciallo Vasilevsky e conquistata il 9 aprile, grazie all'impiego in massa dell'artiglieria pesante e di grandi rinforzi di aviazione (150.000 perdite tedesche. Piccoli nuclei di resistenza tedeschi rimasero attivi nella regione del Frisches Haff fino alla capitolazione del Terzo Reich.
Mentre si prolungava l'aspra battaglia in Prussia Orientale, le potenti forze russe giunte all'Oder avevano interrotto in febbraio la loro avanzata verso Berlino. Questa inattesa tregua era dovuta alla capacità di Hitler e dei tedeschi di ricostituire un nuovo fronte difensivo con i resti delle forze sconfitte e con l'afflusso di circa 20-25 divisioni dall'ovest e dall'Italia; all'esaurimento e alle difficoltà logistiche delle forze sovietiche (dopo un'avanzata di 600 km); alla decisione di Stalin, impegnato in quel momento nel 'grande gioco' della conferenza di Jalta, di non rischiare un balzo immediato su Berlino, per timore di uno scacco a causa dei fianchi esposti delle avanguardie sull'Oder. Durante febbraio e marzo, quindi, l'Armata Rossa si impegnò nel rastrellamento delle sacche di resistenza tedesche rimaste indietro (che si batterono con accanimento) e nella sconfitta delle forze nemiche in Pomerania e in Slesia, in preparazione dell'ultima grande battaglia di Berlino.

29 marzo, 2012

Inaugurazione della mostra “Valentini Contemporary”


Inaugurazione della mostra “Valentini Contemporary”

Inaugurata ieri pomeriggio presso la sede della Provincia di Roma la Mostra d’arte “VALENTINI Contemporary”. All'appuntamento è intervenuto il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.

VALENTINI Contemporary è un progetto ideato e promosso dal Dipartimento Innovazione e Impresa della Provincia di Roma nell’ambito dell’iniziativa “RomaProvinciaCreativa” avviata dall’amministrazione nel 2009, in occasione dell’Anno Europeo della Creatività e dell’Innovazione.

La mostra VALENTINI Contemporary, che andrà avanti sino a maggio 2012, è un modo nuovo di pensare la promozione della creatività da parte di una istituzione pubblica.

È, prima di tutto, un riconoscimento alle capacità ed ai talenti artistici presenti nel nostro territorio, la promozione di un incontro con un pubblico in parte diverso da quello tradizionale. È, poi, un modo per sostenere una moderna percezione dell’area metropolitana di Roma nel campo dell’arte contemporanea. Un territorio che si configura ricco di talenti già affermati, in un contesto che vede un dialogo nuovo tra musei, fondazioni, luoghi di produzione culturale ed istituzioni pubbliche.

L'inaugurazione dell'esposizione - inizialmente prevista per venerdì 3 febbraio alle ore 19.00 - era stata rinviata per le avverse condizioni climatiche, legate all’emergenza neve.

PROMEMORIA 29 marzo 1912 – Robert Falcon Scott al Polo Sud, scrive l'ultima annotazione sul taccuino:.


Robert Falcon Scott al Polo Sud, scrive l'ultima annotazione sul taccuino: otto mesi dopo una spedizione di soccorso ne ritrova il corpo.
Robert Falcon Scott (Plymouth, 6 giugno 1868 – Barriera di Ross, 29 marzo 1912) è stato un marinaio ed esploratore britannico.
Divenne famoso per la "competizione" con Roald Amundsen sul raggiungimento del Polo Sud. Amundsen raggiunse il Polo poche settimane prima di Scott che, sfortunatamente, nella marcia di rientro al campo base perse la vita insieme ai membri della sua spedizione.
Il fallimento della spedizione
A Scott fu subito chiaro che il raggiungimento del Polo Sud sarebbe stato una sorta di gara con il norvegese Roald Amundsen.
Entrambe le spedizioni partirono nell'ottobre 1911 dai rispettivi campi base. Ma mentre Amundsen e i suoi quattro compagni erano in viaggio con sci e cani da slitta, Scott e i suoi utilizzarono pony della Manciuria e motoslitte che si rivelarono ben presto difettose, nonché cani da slitta che anche stavolta nessuno sapeva condurre.
La spedizione composta da Scott, Edward Wilson, Edgar Evans, Lawrence Oates e dal tenente Henry Bowers, raggiunse il Polo Sud tra il 17 e il 18 di gennaio del 1912. Ma qui la delusione fu enorme, quando i cinque si resero conto che Amundsen li aveva preceduti di diverse settimane: sul ghiaccio svettava ancora la bandiera norvegese, lasciata da Amundsen già il 14 dicembre 1911.
La migliore organizzazione della spedizione di Amundsen fu evidente anche (e soprattutto) nel durissimo viaggio di ritorno. Se infatti il norvegese era riuscito a percorrere tra le 15 e le 20 miglia al giorno (pur avendo previsto di percorrerne 30 al giorno), Scott raggiunse una prestazione massima di 13 miglia al giorno.
Mentre Amundsen riuscì a rientrare al campo base senza difficoltà, per Scott e i suoi il rientro divenne ben presto una lotta disperata. In gran parte contribuirono anche le pessime condizioni meteorologiche con temperature talmente rigide che, dall'introduzione delle moderne stazioni meteo negli anni sessanta, furono nuovamente registrate una sola volta.
Il primo che perse la vita nel corso della marcia di rientro fu Evans che si era infortunato in seguito ad una caduta ed ebbe un crollo fisico e psicologico. Poco dopo peggiorarono le condizioni di Lawrence Oates tanto da ostacolare la marcia degli altri membri della spedizione. Quando Oates si rese conto di avere poche possibilità di sopravvivenza (aveva perso un piede per il congelamento), ma soprattutto di rappresentare un fattore di rischio per i rimanenti membri della spedizione, abbandonò volontariamente la tenda durante una tempesta di neve, pronunciando le storiche parole: "Sto uscendo, può darsi che rimanga via un po' di tempo". Il suo corpo non fui mai ritrovato, tranne la sua borsa da viaggio.
Il gesto di Oates fu inutile. I cadaveri dei tre rimanenti membri della spedizione furono trovati, intatti e dentro la tenda, sei mesi dopo, a sole 11 miglia da un grande deposito di viveri allestito appositamente per la loro spedizione. Rimasero una macchina fotografica e i loro diari nei quali descrissero nel dettaglio le sofferenze patite. È celebre la frase di Scott:

28 marzo, 2012

La Provincia di Roma al Vinitaly. Presentata nuova cartina dei "Vini Doc"


La Provincia di Roma al Vinitaly. Presentata nuova cartina dei "Vini Doc"

Uno spazio dedicato ai 36 produttori della provincia di Roma presenti alla manifestazione, una tavola rotonda a tema per discutere sui nuovi disciplinari di produzione, la presentazione della nuova cartina "Vini Doc" con il nuovo Docg Frascati, Doc Roma Classico e Doc Roma, banchi d' assaggio e degustazioni guidate da esperti sommelier e giornalisti enogastronomici.

Anche quest' anno la Provincia di Roma partecipa alla quarantaseiesima edizione di Vinitaly, una delle fiere più importanti del settore, in svolgimento a Verona dal 25 al 28 marzo.

"Anche in questa edizione - spiega l' assessore provinciale alle Politiche dell' Agricoltura, Caccia e Pesca, Aurelio Lo Fazio - l' Amministrazione provinciale di Roma è presente con un ruolo di primo piano grazie alla partecipazione di numerose aziende del suo territorio pari quasi al 50% dei produttori del Lazio".

Oggi l’assessore Lo Fazio ha partecipato, nel corso della manifestazione a Verona, al dibattito "Le nuove denominazioni. Occasione di sviluppo per i vini del territorio della provincia di Roma".

"All' incontro – ha affermato Lo Fazio – sono intervenuti esperti, produttori e giornalisti del settore. Protagonista dell’appuntamento il vino di Roma e provincia con le sue denominazioni, antiche e nuove, piene di raffinatezza, gusto e originalità”.

Ha poi aggiunto l’assessore: “La nuova cartina dei Vini Doc, presentata oggi, consentirà ai consumatori di distinguere un prodotto di qualità. Compito delle istituzioni è infatti quello di stimolare e sostenere i prodotti per la revisione di tutti i disciplinari di produzione in funzione della qualità, evidenziando lo stretto legame con la zona geografica di produzione, le tecniche di impianto e i vitigni utilizzati".

PROMEMORIA 28 marzo1979 - Incidente alla pompa di raffreddamento della centrale nucleare di Three Mile Island (Pennsylvania)


Incidente alla pompa di raffreddamento della centrale nucleare di Three Mile Island (Pennsylvania)
La centrale divenne celebre quando nel 1979 subì il più grave incidente mai avvenuto in una centrale nucleare statunitense, con il rilascio di una quantità significativa di radiazioni, stimate in un massimo di 480 PBq in forma di gas nobili, e meno di 740 GBq di iodio-131. L'incidente è classificato a livello 5 (incidente con significative conseguenze all'esterno dell'impianto) della scala INES dell'IAEA. Tuttavia non vi sono state morti accertate fra i lavoratori della centrale e la popolazione del circondario direttamente attribuibili all'incidente.
All'epoca era composta da due reattori ad acqua pressurizzati (PWR) costruiti dalla Babcock & Wilcox. Uno aveva una potenza di 800 MWe ed era entrato in servizio nel 1974, l'unità 2 (irrimediabilmente danneggiata dall'incidente) aveva una potenza di 900 MWe.

27 marzo, 2012

PROMEMORIA 27 marzo 1985 – A Roma le Brigate rosse uccidono l'economista Ezio Tarantelli


A Roma le Brigate rosse uccidono l'economista Ezio Tarantelli
Ezio Tarantelli venne ucciso il 27 marzo 1985, a pochi passi dall'aula dove aveva appena tenuto una lezione ai suoi studenti. Verso le 11.50 due individui lo colpirono con numerosi colpi di mitraglietta dopo essere salito sulla propria auto parcheggiata nel cortile della Facoltà.
L'assassinio venne rivendicato dalle "Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente" (BR-PCC) con un volantino lasciato sull'auto, in cui il professor Tarantelli veniva attaccato come teorico della predeterminazione degli scatti di scala mobile e come uno dei principali fautori della riforma strutturale del mercato del lavoro. Nell'Italia degli anni '80 il problema dell'inflazione era centrale, così come la soluzione della crescita continua di prezzi e salari; per risolvere questo problema era stata creata la cosiddetta "scala mobile", un sistema che indicizzava la crescita dei salari. Questo sistema però non era la soluzione, ma la concausa dell'inflazione, in quanto generava un'aspettativa di prezzi sempre crescenti, cioè una spirale autoalimentata: in altre parole ad un aumento di inflazione corrisponde un aumento di salari, ma nel frattempo i prezzi sono ulteriormente aumentati, e così via. L'idea di Tarantelli consiste nel rovesciare la questione: i salari non devono inseguire i prezzi, ma devono essere determinati a priori tramite un confronto tra parti sociali e governo, tenuto conto delle condizioni reali del mercato. In questo modo si fornisce al mercato un segnale chiaro su quanto cresceranno i salari in un determinato periodo di tempo, contribuendo in modo determinante a ridurre l'attesa di inflazione. Per il suo contributo lucido e innovativo era "sotto inchiesta" già da un anno e il suo nome faceva parte di un elenco trovato in uno dei covi dell'organizzazione criminosa. I processi accerteranno che l'omicidio venne organizzato e compiuto da esponenti del gruppo che lo aveva rivendicato.
Al Professor Tarantelli è oggi intitolata l'Aula Magna della Facoltà di Economia dell'Università La Sapienza e la biblioteca della Facoltà di Economia dell'Università della Calabria. Egli è inoltre ricordato da un monumento a forma circolare posto nel luogo dell'assassinio, nel cortile della Facoltà.

26 marzo, 2012

PROMEMORIA 26 marzo 1927 – Prende il via la prima Mille Miglia tra Brescia, Ferrara e Roma


Prende il via la prima Mille Miglia tra Brescia, Ferrara e Roma.
La Mille Miglia è stata una corsa di lunga distanza, effettuata su strade aperte al traffico che si disputò in Italia per ventiquattro volte dal 1927 al 1957 (13 edizioni prima della seconda guerra mondiale e 11 dopo il 1947).
Dal 1977 la «Mille Miglia» rivive sotto forma di gara di regolarità per auto d'epoca. La partecipazione è limitata alle vetture, prodotte non oltre il 1957, che avevano partecipato alla corsa originale. Il percorso (Brescia-Roma andata e ritorno) è lo stesso della gara originale, così come il punto di partenza/arrivo (allora Viale Rebuffone, oggi Viale Venezia).

25 marzo, 2012

Il presidente Zingaretti aderisce alla campagna contro mine antiuomo


Il presidente Zingaretti aderisce alla campagna contro mine antiuomo

Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti ha aderito alla campagna ‘Lend your leg’ (presta la tua gamba), per la messa al bando delle mine antiuomo.

L’iniziativa è promossa dalla ‘Campagna Internazionale contro le mine’ e dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la Mine Action, alla quale hanno già aderito molte personalità della politica, della cultura, dello spettacolo e dello sport, tra i quali il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban ki Moon, il Primo Ministro della Nuova Zelanda, Helen Clark, il calciatore Iker Casillas e l’attore Ben Foster.

Per dare visibilità alla campagna, Zingaretti ha girato un video, nel quale si è arrotolato una gamba del pantalone per esprimere la propria solidarietà alle vittime di ordigni inesplosi pronunciando lo slogan “presta la tua gamba!”.

“Nessuna ragione può giustificare l’impiego di quest’arma così subdola. Per questo – ha affermato Zingaretti - ho aderito alla campagna ‘Lend your leg’ che chiede ai 37 paesi che non l’hanno ancora fatto, di proibirne l’uso. Ogni anno 5mila persone vengono mutilate o uccise da una mina antiuomo. Un’arma letale che miete vittime non solo in tempo di guerra, ma anche quando un conflitto è terminato”.

“Ė un’iniziativa alla quale tutti possono partecipare: prestando metaforicamente la propria gamba per far capire che è giunto il momento di fermare questa barbarie e per un mondo libero dalle mine”, ha sottolineato Zingaretti che ha diffuso l’iniziativa attraverso il suo sito www.nicolazingaretti.it e i social network Facebook e Twitter, invitando chi vuole aderire a inviare una foto con una gamba scoperta, come hanno già fatto molte persone in tutto il mondo.

“Non c’è filosofia o rivoluzione. Non c’è religione o idea politica. Non c’è guerra o ricerca della pace. Nulla, come ricorda questa iniziativa, giustifica qualcosa di così disumano”, ha sottolineato il presidente Zingaretti.

PROMEMORIA 25 marzo 1965 – Martin Luther King guida una marcia di sostenitori dei diritti civili da Selma (Alabama) al Campidoglio di Montgomery


Martin Luther King guida una marcia di sostenitori dei diritti civili da Selma (Alabama) al Campidoglio di Montgomery (Alabama)
Selma (1965)
Dopo essere tornato dal suo viaggio da Oslo dove il 10 dicembre 1964 ebbe premio Nobel per la pace, nel discorso tenutosi al banchetto celebrativo ad Atlanta, il 27 gennaio 1965 affermò che doveva tornare a valle intendendo che se si fosse ritirato una volta ottenuto il massimo riconoscimento, si sarebbe ritirato all'apice, alla vetta.
Nel dicembre 1964 King sottopose la sua idea su una riforma del voto, ampliandola ai afroamericani, al presidente Johnson durante il suo incontro, proposta che venne valutata ma scartata in quanto non pronta ad essere accettata.
Secondo Martin Luther King erano quattro gli elementi a sfavore degli afroamericani sul diritto al voto:
Il controllo delle amministrazioni locali erano affidati a personaggi quali lo sceriffo di Selma Jim Clark di idee segregazioniste;
Le ordinanze (come quelle sui cortei) impedivano di fatto agli afroamericani di radunarsi;
La difficoltà di iscriversi nelle liste per il voto, in riferimento al fatto che nella sola contea di Dallas invece dei 15.000 afroamericani erano iscritti solo 335;
Gli elettori dovevano sottoporsi ad un esame che virtualmente serviva per comprendere se l'elettore sapesse scrivere e leggere, ma che in realtà era diventato arduo superare.
La SCLC unì le proprie forze con un'altra grande organizzazione per i diritti civili dei neri, la SNCC (Student Nonviolent Coordinating Committee), per organizzare manifestazioni a Selma, in Alabama, dove già da tempo la SNCC stava dando da fare per incentivare, con l'appoggio dei Courageous Eight la partecipazione al voto dei membri della comunità nera.
I preparativi iniziarono il 17 dicembre 1964, e nel frattempo anche la lega degli elettori della contea di Dallas chiese aiuto al movimento del pastore. I movimenti iniziarono il 2 gennaio 1965 quando King appena giunto in città tenne un discorso pubblico alla Brown Chapel

Si organizzarono delle marce, a Selma e Marion, vi furono migliaia di arresti, anche King venne arrestato insieme ad oltre duecento persone mentre tentava di raggiungere il tribunale.
Per trovare un accordo incontrò più volte il vicepresidente Hubert H. Humphrey e il ministro della giustizia Nicholas Katzenbach, intanto episodi di violenza si susseguivano.
Grazie a queste e altre importanti proteste la figura di King assunse grande rilevanza a livello mondiale, suggellato dall'incontro con il papa Paolo VI, avvenuto il 18 settembre che gli dà pieno appoggio nella sua azione[.

24 marzo, 2012

PROMEMORIA 24 marzo 1973 – Viene pubblicato The Dark Side of the Moon, l'album più venduto dei Pink Floyd che vanta ben 723 settimane consecutive.


Viene pubblicato The Dark Side of the Moon, l'album più venduto dei Pink Floyd che vanta ben 723 settimane consecutive di permanenza nella top 200 U.S.A.
The Dark Side of the Moon (intitolato Dark Side of the Moon nell'edizione CD del 1993), in italiano "Il lato oscuro della Luna", è un concept album (l'ottavo in studio) del gruppo musicale britannico Pink Floyd, pubblicato il 17 marzo 1973 negli Stati Uniti dalla Capitol Records e il 24 marzo dello stesso anno nel Regno Unito dalla Harvest Records. L'opera nacque dopo numerose sperimentazioni musicali che i Pink Floyd studiarono durante i loro live o registrazioni, ma senza le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo dopo l'abbandono nel 1968 di Syd Barrett, membro fondatore e principale compositore e paroliere del gruppo. Tra i temi del concept vi sono inclusi il conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo e quello dell'alienazione mentale, ispirato in parte dai disturbi mentali di Barrett.
L'album si sviluppò come parte del tour del 1971, in seguito alla pubblicazione di Meddle, e iniziò a essere pubblicizzato diversi mesi prima dell'inizio effettivo delle registrazioni in studio. Il nuovo materiale venne migliorato e raffinato durante il Dark Side of the Moon Tour, e fu registrato in due sessioni nel 1972 e nel 1973 negli Abbey Road Studios di Londra. I Pink Floyd usarono alcune delle tecniche di registrazione più avanzate dell'epoca, inclusi la registrazione multitraccia e i loop. In molte tracce si usarono sintetizzatori analogici e, in sottofondo, anche una serie di interviste con la band e lo staff tecnico in forma di aforismi filosofici. Il tecnico del suono Alan Parsons contribuì alla realizzazione di alcuni degli aspetti sonori più innovativi, incluso il ticchettìo e lo scoccare degli orologi in Time.
The Dark Side of the Moon fu un successo immediato, mantenne il primo posto della classifica statunitense Top LPs & Tapes per una settimana[9] e vi rimase per altre 741 dal 1973 al 1988. Nel giugno 2011 ha toccato le 1000 settimane nella classifica US Top Catalog. Con 49 milioni di copie vendute, è quello di maggiore successo dei Pink Floyd e uno dei più venduti della storia. È stato rimasterizzato e ripubblicato in due occasioni, oltre alle varie reinterpretazioni di vari gruppi musicali. Furono estratti due singoli: Money e Us and Them.
Oltre al suo successo commerciale, The Dark Side of the Moon è spesso considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici sia dai semplici appassionati.
Nel 2003 è stato pubblicato Classic Albums: Pink Floyd – The Making of The Dark Side of the Moon, film documentario sulla sua realizzazione.

23 marzo, 2012

PROMEMORIA 23 marzo 1944 Seconda guerra mondiale: intorno alle tre del pomeriggio esplode una bomba in Via Rasella, uccidendo 33 soldati tedeschi.


Seconda guerra mondiale: intorno alle tre del pomeriggio esplode una bomba in Via Rasella a Roma, uccidendo 33 soldati tedeschi reclutati nei territori limitrofi ad Bolzano, facenti parte dei Polizei Regiment Bozen. Essi erano in transito per questa via. Per rappresaglia il giorno dopo le truppe tedesche compiranno l'eccidio delle Fosse Ardeatine
Già nei giorni precedenti il 23 marzo il Comando Centrale Garibaldino aveva notato il transito di una compagnia tedesca di SS polizei che dopo essere entrata da Porta del Popolo, provenendo dal Flaminio, imboccava via del Babuino dirigendosi verso via del Tritone. Qui, costeggiando l'imbocco del traforo, all'epoca occupato dagli sfollati, entrava in via Rasella e, proseguendo, giungeva al Viminale (che era stato sede del Ministero dell'Interno, dal dicembre del 1943 trasferito a Salò) dove era acquartierata.
Per alcuni giorni, quindi, furono studiati gli spostamenti di questi soldati, che percorrevano in tenuta di guerra le strade di Roma cantando, preceduti e seguiti da pattuglie motorizzate munite di mitragliatrice pesante.
Si trattava della 11ª compagnia del III battaglione dello SS-Polizeiregiment Bozen, composta da 156 uomini tra ufficiali, sottufficiali e truppa, altoatesini/sudtirolesi arruolati nella polizia in seguito all'occupazione tedesca dopo il 1º ottobre 1943 delle province di Bolzano, Trento e Belluno (riunite nel cosiddetto "Alpenvorland" sul quale la sovranità della RSI era meno che nominale).[29]. Altri reparti dello stesso reggimento (che come l'11ª compagnia erano impiegati nella guerra anti-partigiana, nella caccia agli ebrei, agli antifascisti, ai renitenti alla leva militare e del lavoro, ecc.) operarono nel Bellunese, nella Valle del Biois, in Istria, ecc. e furono processati e condannati alla fine della guerra da tribunali militari Alleati per aver compiuto crimini di guerra.
Risultò quindi, in seguito ai diversi appostamenti, che tale compagnia percorreva quotidianamente lo stesso tratto di strada alla stessa ora (verso le due del pomeriggio) e che il punto migliore per attaccarla sarebbe stata appunto via Rasella, una strada in salita poco frequentata, scelta, oltre che per creare un imbottigliamento alla compagnia, anche per la scarsa presenza di botteghe e portoni, quindi per lo scarso transito di civili.
Per l'esecuzione dell'attacco furono impiegati i GAP centrali che già dal periodo successivo all'8 settembre 1943 avevano compiuto numerose azioni di guerriglia urbana nella zona del centro storico. Numerosi quindi furono i partigiani che avrebbero partecipato all'azione, dei quali uno di essi, travestito da spazzino, avrebbe dovuto innescare un ordigno nascosto all'interno di un carrettino della nettezza urbana, mentre gli altri, ad esplosione avvenuta, avrebbero dovuto attaccare con pistole e bombe a mano la compagnia.
Il compito di far brillare l'esplosivo fu affidato al partigiano Rosario Bentivegna ("Paolo"), studente in medicina, il quale il 23 marzo si avviò travestito da spazzino dal deposito gappista nei pressi del Colosseo verso via Rasella, con il carretto contenente l'ordigno. Dopo essersi appostato ed aver atteso circa due ore in più, rispetto alla consueta ora di transito della compagnia nella via, alle 15.52 accese con il fornello di una pipa la miccia, preparata per far avvenire l'esplosione dopo circa 50 secondi, tempo necessario ai tedeschi per percorrere il tratto di strada compreso tra un punto a valle usato per la segnalazione, ed il carretto, posizionato in alto davanti a Palazzo Tittoni.
Poco dopo l'esplosione due squadre dei GAP, una composta da sette uomini l'altra da sei, sotto il comando di Franco Calamandrei detto "Cola" e Carlo Salinari detto "Spartaco", lanciarono bombe a mano e fecero fuoco sui sopravvissuti all'esplosione.
Modalità di azione

Il Salinari ha in seguito testimoniato che i partigiani erano così disposti: Bentivegna accanto al carretto, Carla Capponi (che aveva un impermeabile nascosto, da mettere addosso allo stesso Bentivegna per coprirne la divisa da spazzino, ed una pistola sotto i vestiti), in cima alla via; Fernando Vitagliano, Francesco Curreli, Raul Falcioni, Guglielmo Blasi ed altri, vicino al Traforo; nei pressi Silvio Serra; all'angolo di via del Boccaccio si trovava Franco Calamandrei. Alcuni altri gappisti erano sistemati per coprirne la fuga.
Calamandrei si tolse il copricapo (segnale per avvisare Bentivegna che i tedeschi si stavano avvicinando e che quindi doveva accendere la miccia ed allontanarsi velocemente). Immediatamente dopo l'esplosione gli altri partigiani raggiunsero Calamandrei per eseguire il lancio delle bombe a mano e colpire i militari con colpi di pistola.
Nell'immediatezza dell'evento rimasero uccisi 32 militari tedeschi e 110 rimasero feriti, oltre a 2 vittime civili. Dei feriti, uno morì poco dopo il ricovero, mentre era in corso la preparazione della rappresaglia, che fu dunque calcolata in base a 33 vittime germaniche. Nei giorni seguenti sarebbero deceduti altri 9 militari feriti, portando così a 42 il totale dei caduti.

22 marzo, 2012

PROMEMORIA 22 marzo 1959 – Italia: incidente sulla diga del Lago di Pontesei, anticipazione del disastro del Vajont.


Italia: incidente sulla diga del Lago di Pontesei, anticipazione del disastro del Vajont.
Il lago di Pontesei (807 m s.l.m.) è un piccolo bacino idroelettrico della Val Zoldana, ricavato bloccando il corso del torrente Maè. La diga fu realizzata tra il 1955 e il 1957.
Il lago separa idealmente le due metà della vallata, dividendo lo Zoldano vero e proprio dal cosiddetto Canal del Maè. Il toponimo deriva dal termine locale pontesièi "ponticelli", in riferimento ai ponti che, prima della costruzione dell'attuale SP 251, permettevano di superare la località, caratterizzata da pendii ripidi e passaggi esposti.
L'incidente

La diga in origine conteneva un invaso ben più vasto, che quasi raggiungeva l'abitato di Forno di Zoldo.
Preceduta da numerosi segni premonitori, il 22 marzo 1959 una frana del volume di circa 3 milioni di metri cubi riempì parzialmente il lago, causando un'ondata che travolse e uccise Arcangelo Tiziani, un operaio di 55 anni il cui cadavere non fu mai ritrovato. L'incidente è considerato un'anticipazione del disastro del Vajont, e già allora, mentre si costruiva la diga nella vicina Longarone, fu visto con grande preoccupazione.
Lo smottamento, tuttora ben visibile dalla strada, riempì parzialmente il bacino e lo stesso ENEL ne ha ridotto notevolmente il livello medio di carico per motivi di sicurezza

21 marzo, 2012

A Palazzo Valentini Zingaretti presenta Comuni vincitori Bando PRO.V.I.S


A Palazzo Valentini Zingaretti presenta Comuni vincitori Bando PRO.V.I.S

Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e l’assessore alle Politiche del Territorio e alla Tutela ambientale, Michele Civita, hanno presentato a Palazzo Valentini la graduatoria dei Comuni vincitori della terza edizione del Bando PRO.V.I.S. (Programma di valorizzazione degli insediamenti storici della Provincia di Roma) alla presenza dei Sindaci del territorio.

Il Pro.v.i.s. ha la finalità di valorizzare i centri storici nel territorio della Provincia di Roma.

Si tratta della terza edizione del bando, che fino ad oggi ha premiato 110 comuni della Provincia finanziando 74 proposte per la realizzazione, pianificazione e progettazione di interventi per la valorizzazione dei centri storici.

"Siamo molto contenti - ha spiegato Zingaretti - perché in un periodo di crisi economica abbiamo fatto un bando che distribuirà risorse economiche ai Comuni, e lo farà spingendo i Comuni ad investire sulla qualità urbanistica. Bisogna finirla con un modello di sviluppo che confonde la massificazione e la deturpazione del paesaggio come idea di sviluppo - ha aggiunto Zingaretti - Con le nostre risorse si faranno opere pubbliche ed investimenti per migliorare la qualità dei borghi e valorizzare i centri storici".

"Il primo bando - ha ricordato l'assessore Civita - ha avuto 57 Comuni vincitori, il secondo 17 e quello che presentiamo oggi 20. Abbiamo ampliato al massimo la platea dei beneficiari esperiamo di dare presto le risorse per attivare i cantieri previsti, importanti perché riqualificheranno i centri storici di molti Comuni”. “Se il patto di stabilità verrà allentato - ha concluso Civita - la Provincia di Roma scorrerà la graduatoria e potrà elargire ulteriori contributi".

Le risorse stanziate dalla Provincia di Roma per la terza edizione del Bando hanno incrementato il fondo a disposizione del Programma Provis fino a 14,5 milioni di euro.

I Comuni vincitori della terza edizione del bando sono stati: Rocca di Papa, San Vito Romano, Marino, Nazzano, Sambuci, Anticoli Corrado, Magliano Romano, Bellegra, Guidonia Montecelio, Grottaferrata, Subiaco, Olevano Romano, Formello, Capranica Prenestina, Zagarolo, Ariccia, Allumiere, Manziana, Carpineto Romano e Castelnuovo di Porto.

I progetti finanziati dalla Provincia di Roma sono ripartiti all’interno di tre macroaree di intervento

1) Ambiente, energia e sicurezza – comprende le attività per il recupero sostenibile dei centri storici, come ad esempio interventi per il contenimento dei consumi energetici dei beni di proprietà comunale, di riduzione delle emissioni inquinanti, di riduzione della produzione dei rifiuti, di illuminazione degli spazi pubblici con sistemi ad alta efficienza e con produzione di energia da fonti rinnovabili;
2) Rivitalizzazione economico-sociale – comprende interventi per la realizzazione di Centri commerciali naturali con l’obiettivo di valorizzare e promuovere le piccole attività produttive e artigianali, per la realizzazione di alberghi diffusi e di promozione territoriale, per la realizzazione di un sistema di segnaletica verticale ed orizzontale;
3) Riqualificazione Centri storici – comprende progetti per la trasformazione dei centri storici attraverso interventi sul verde storico urbano (giardini pubblici, fontane, scalinate ecc), di piazze e immobili da destinare ad attività di interesse pubblico, di facciate di palazzi prospicienti spazi pubblici di particolare pregio, di abbattimento delle barriere architettoniche, di realizzazione di aree a traffico limitato, di rifacimento della pavimentazione pubblica con rifacimento delle reti tecnologiche sottostanti.

PROMEMORIA 21 marzo 1933 – Dachau, il primo campo di concentramento nazista, viene completato


Dachau, il primo campo di concentramento nazista, viene completato.
Il campo di concentramento di Dachau fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933, nei pressi della cittadina di Dachau, a nord di Monaco di Baviera, nel sud della Germania, appena un mese dopo la presa del potere di Hitler. Al tempo della sua erezione il terreno non faceva parte della città di Dachau, ma del comune di Prittlbach. Il lager fu installato sfruttando una precedente costruzione di una ex fabbrica di munizioni in disuso, la vecchia “Königlichen Pulver- und Munitionsfabrik Dachau” – la “Fabbrica reale di polveri e di munizioni di Dachau”, costruita durante la prima guerra mondiale. Dal 1936 al 1938, demolita la fabbrica, grandi lavori, eseguiti dai prigionieri, ampliarono il campo di Dachau portandolo alla forma attuale; il lager formava un rettangolo di circa 300 m di larghezza e 600 m di lunghezza. Il terreno era paludoso, non godeva di un buon clima: era umido, nebbioso, desolato; non certo adatto alla salute dei prigionieri. Dachau fece da modello a tutti i lager nazisti eretti successivamente; fu la scuola dell'omicidio delle SS che esportarono negli altri lager "Lo spirito di Dachau", il terrore senza pietà. I deportati in arrivo al lager percorrevano una larga strada curata al termine della quale era situato il cosiddetto "Jourhaus", la "porta dell'inferno", il simmetrico edificio del comando di campo con un posticcio torrino di guardia sul tetto; lo Jourhaus è attraversato nel mezzo dall'arco d'ingresso al campo; l'arco è completamente chiuso, a sua volta, da una estesa grata in ferro battuto con un piccolo cancello al centro, che reca la scritta: "Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi). Con gli anni quella scritta divenne una macabra ironia tristemente famosa. Di uno sterminato numero di prigionieri che varcarono quel cancello non è rimasto nulla.
Dachau, insieme con il campo di sterminio di Auschwitz, è, nell'immaginario collettivo, il simbolo dei campi di concentramento nazisti.

20 marzo, 2012

CINEMA&STORIA 100+1. Cento film e un paese, l'Italia. Incontro su film "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"

CINEMA&STORIA 100+1. Cento film e un paese, l'Italia. Incontro su film "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"

Martedì 20 marzo, alle ore 9.30, presso il Cinema Quattro Fontane (via delle Quattro Fontane - Roma) si terrà l’ incontro-evento sul film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”. Ne parleranno Fabrizio Gifuni e Andrea Purgatori.

Saranno presenti per la Provincia di Roma il Presidente Nicola Zingaretti e l’Assessore alle Politiche della scuola Paola Rita Stella; per le Giornate degli Autori l’ideatore e curatore del Progetto “100+1. Cento film e un paese, l’Italia” Fabio Ferzetti e il Delegato generale Giorgio Godetti; per Cinecittà Luce il Presidente Roberto Cicutto e l’Amministratore delegato Luciano Sovena.

Dopo l’incontro del 20 ottobre scorso con l’attrice Paola Cortellesi sul film Bellissima di Luchino Visconti, l’appuntamento “extra” del 14 dicembre dedicato a La battaglia di Algeri del grande regista Gillo Pontecorvo e l’evento del 21 febbraio sul tema della “Commedia” con gli attori Pierfrancesco Favino e Francesca Reggiani, “Cinema&Storia/100 + 1. Cento film e un paese, l'Italia” torna tra gli studenti degli istituti superiori di Roma e provincia per un altro evento d’eccezione dedicato al film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” del regista Elio Petri (1970).


Scritto dal regista con Ugo Pirro, interpretato da un Gian Maria Volonté all’apice della propria arte, Indagine vinse il premio Oscar come miglior film straniero e con il suo impianto grottesco, tra Brecht e Kafka, è considerato uno dei momenti più alti del cinema “politico” italiano di quella stagione.

Sottratto al clima di quegli anni, si impone come un affresco, o un “lamento”, sulla deformazione morale e mentale cui conduce l’esercizio del potere quando è privo di controlli.

A livello filosofico può essere considerato anche come la contemplazione della miserabile condizione dell’uomo, servo di un Principio superiore, del mito della Legge e dell’Ordine, al quale sacrifica la propria libertà e quella altrui.

Si ricorda che “Cinema&Storia/100 + 1. Cento film e un paese, l'Italia” è un’iniziativa promossa dalla Provincia di Roma nell’ambito del Progetto ABC Arte Bellezza Cultura, con le Giornate degli Autori, Cinecittà Luce e il sostegno della Direzione Cinema del MiBac.

Anche la terza edizione di “Cinema&Storia” è rivolta agli studenti delle scuole superiori di Roma e provincia, con lo specifico intento di favorire la conoscenza della storia del nostro Novecento attraverso il Grande Cinema Italiano.
“Cinema&Storia” in questa terza edizione coinvolge complessivamente 50 scuole di Roma e provincia, per un totale di 90 classi, 90 docenti e 2.000 studenti

Il progetto, fortemente voluto dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, ha riscosso un grande successo sia tra gli studenti che tra i docenti delle scuole medie superiori.

L’elenco dei sei film che verranno visti, discussi e analizzati in classe dai ragazzi durante l’anno scolastico 2011-2012 comprende: Ladri di biciclette di Vittorio De Sica (1948); Prima comunione di Alessandro Blasetti (1950); Bellissima di Luchino Visconti (1951); Arrangiatevi! di Mauro Bolognini (1959); L’eclisse di Michelangelo Antonioni (1962) e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1970).

I sei film sono ora raccolti in un cofanetto grazie al contributo di Cinecittà Luce, Surf Film e CG Home Video, Lucky Red, Medusa Home Video, San Paolo Cinematografica e quindi distribuiti nelle scuole che hanno aderito al Progetto.

Per la terza edizione di “Cinema&Storia” è anche prevista - in aggiunta al cofanetto - la distribuzione alle scuole di una serie di film “Extra”, che vanno così ad incrementare sia la conoscenza cinematografica dei ragazzi sia la library dei Dvd a disposizione degli istituti.

Per la serie “Extra”, i titoli fino ad ora individuati sono La macchina ammazzacattivi di Roberto Rossellini (Cinecittà Luce) e Noi credevamo di Mario Martone (Rai Cinema/01 Distribution).

Si ricorda, infine, che gli eventi in programma sono riservati alle scuole che hanno aderito al Progetto Cinema&Storia 2011-2012.

Oltre la Crisi – Quale economia, quale società

Oltre la Crisi – Quale economia, quale società

Dal 26 al 28 marzo, a Roma, appuntamento con “Oltre la Crisi. Quale economia, quale società”.

Tre giorni per discutere insieme delle prospettive di crescita nell’attuale contesto socio-economico.

Lunedì 26 e martedì 27 marzo i lavori si svolgeranno presso la Scuola del Sociale, in via Cassia 472, a Roma.

Lunedì si analizzeranno i numeri della crisi, si parlerà di riconversione ecologica dell’economia ma anche di qualità dello sviluppo, terzo settore, solidarietà e welfare di fronte alla crisi.

Martedì i temi in calendario saranno i seguenti:
“la globalizzazione com’è e come dovrebbe essere”;
“la crisi, la finanza e le istituzioni economiche internazionali”
“il sociale nella crisi”.

La giornata conclusiva, mercoledì 28 marzo, si terrà presso Porta Futuro in via Galvani 108, a Roma.

Ai lavori parteciperanno:
Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma;
Massimiliano Smeriglio, assessore alle Politiche del Lavoro e Formazione della Provincia di Roma;
Enrico Giovannini, presidente dell’Istat;
Richard Sennet, Cambridge University;
Saskia Sassen, Columbia University;
Mario Pianta, Università di Urbino;
Susan George, presidente onorario di Attac.

A moderare i lavori sarà Giulio Marcon, presidente del Comitato tecnico-scientifico della Scuola del Sociale.

Per iscriversi e per maggiori informazioni: scuoladelsociale@provincia.roma.it
Telefono 06 3314643