30 giugno, 2012

"Giornate della Creatività e dell'Innovazione": 4 e 5 luglio la quarta edizione della manifestazione

"Giornate della Creatività e dell'Innovazione": 4 e 5 luglio la quarta edizione della manifestazione Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti ha presentato giovedì 28 giugno, alle ore 12.30, la quarta edizione delle “Giornate della Creatività e dell’Innovazione”. L’evento si è svolto presso la Sala Giunta di Palazzo Valentini. Sono intervenuti Paola Manfroni, vicepresidente di Adci (Art directors club Italia); Simone Pallotta, direttore artistico di Walls; Daniela Ubaldi, curatrice del volume Roma creativa; Carlo Alberto Pratesi, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese all'Università Roma Tre; Gian Paolo Manzella Direttore del Dipartimento XII della Provincia di Roma. Le Giornate della Creatività e dell’Innovazione sono “una due giorni” di eventi, convegni ed esposizioni, un'occasione di incontro e confronto per gli attori della creatività e dell’innovazione che operano nell’area metropolitana. Un momento per conoscere quello che sta succedendo, chi si sta distinguendo, quali sono le direzioni intraprese. Luogo della manifestazione, il 4 e il 5 luglio, sarà il Teatro India, presso Lungotevere Gassmann 1, a Roma. Nell'illustrare l'iniziativa il presidente Zingaretti ha affermato: "Abbiamo iniziato quattro anni fa in un clima di diffidenza che pigramente pensava che lo sviluppo della città fosse legata a vecchi modelli di sviluppo. La prima grande scommessa era quella di fare sistema, perchè parliamo di un mondo ricchissimo ma molto frammentato. Le giornate vedranno protagonisti alcuni degli attori economici, che parteciperanno anche ai bandi di finanziamento che abbiamo messo in campo. Il secondo risultato e' quello di scommettere sul nuovo modello di sviluppo: abbiamo dimostrato che la pubblica amministrazione non è lontana dalla cittadinanza e che può stare nell' innovazione e aiutarla nel crescere, costruendo le reti e dando forza". Per informazioni e per registrarsi all'evento www.romaprovinciacreativa.it

PROMEMORIA 30 giugno 1994 Incidente aereo a Tolosa. Un Airbus A330 precipita durante un volo di collaudo. Morte le sette persone a bordo, tra cui il capocollaudatore Airbus, Nick Warner, e due piloti Alitalia: Alberto Nassetti e Pier Paolo Racchetti.

Incidente aereo a Tolosa. Un Airbus A330 precipita durante un volo di collaudo. Morte le sette persone a bordo, tra cui il capocollaudatore Airbus, Nick Warner, e due piloti Alitalia: Alberto Nassetti e Pier Paolo Racchetti. L'incidente di Tolosa è avvenuto il 30 giugno 1994, con l'impatto al suolo di un Airbus A330, in volo di collaudo, causando la morte di tutte sette le persone presenti a bordo. Il 30 giugno 1994 presso gli stabilimenti dell'azienda Airbus Industrie sono in corso dei test sull'aeromobile A330-321, immatricolato F-WWKH. Il collaudo prevede un decollo in condizioni critiche, con chiusura volontaria del circuito idraulico e il blocco di uno dei due motori Pratt & Whitney. Ai comandi siede il capo collaudatore, l'inglese Nick Warner, accanto a lui Michel Cais (che l'inchiesta accerterà non essere in possesso del brevetto di pilota collaudatore) e l'ingegnere Jean-Marie Petit. A bordo sono stati invitati anche due piloti di linea Alitalia, presenti a Tolosa per partecipare ad uno stage commerciale sull'A330 per conto dei sindacati dei piloti ANPAC e "APPL" (in seguito Unione Piloti). I due piloti Alitalia, Alberto Nassetti e Pier Paolo Racchetti vengono invitati a bordo del volo di collaudo. Ad accompagnarli due dipendenti Airbus addetti alla direzione marketing, Philippe Tournoux e Keith Hulse. L'incidente [modifica] Dati tecnici: massa 147.700 kg, centraggio 42%, trim 2,2° a cabrare. La fase di decollo vede il copilota Cais ai comandi. + 2 secondi dal decollo, la velocità è di 147 nodi, l'asse longitudinale è di 14° in aumento. + 4 secondi dal decollo, la velocità sale a 155 nodi, l'asse longitudinale è di 20° in aumento. + 6 secondi dal decollo, attivato il pilota automatico, la velocità è di 150 nodi e l'asse longitudinale di 24,6° in aumento. + 8 secondi dal decollo, entra in azione il pilota automatico e entra in "cattura di quota": la velocità è di 145 nodi e l'asse longitudinale è di 28° in diminuzione. Altezza 950 piedi (500 dal suolo). Velocità di salita 6000 piedi al minuto. Il motore di sinistra viene spento. Tra + 10 e 12 secondi dal decollo, si chiude il circuito idraulico. + 12 secondi dal decollo la velocità scende a 129 nodi, asse longitudinale 25°. + 16 secondi dal decollo la velocità scende a 113 nodi. + 19 secondi dal decollo la velocità scende a 100 nodi, asse longitudinale 31,6°. Il comandante Warner disinserisce il pilota automatico. + 25 secondi dal decollo massima potenza e riacceso motore destro. Velocità scesa a 77 nodi, l'asse longitudinale è 15°, l'inclinazione delle ali dell'aereo è di 43° in rapido aumento. + 27,5 secondi dal decollo la velocità è di 85 nodi, l'asse longitudinale prossima a 00, l'inclinazione è di 85°. + 29,5 secondi dal decollo, la velocità è di 106 nodi, l'asse longitudinale di - 28° a picchiare e l'inclinazione di 110°. + 32 secondi dal decollo, la velocità è di 125 nodi, l'inclinazione è 43° in diminuzione. + 36 secondi dal decollo, la velocità è di 156 nodi, l'inclinazione è 18,3° a sinistra, l'asse longitudinale è - 16º. Impatto al suolo.

29 giugno, 2012

PROMEMORIA 29 giugno 2009 – A Viareggio un treno merci composto da 14 cisterne di Gpl deraglia. Da una cisterna si genera una fuga di gas da cui ha luogo un'esplosione causando crolli e incendi nelle case nel raggio di 200 metri. Il bilancio è di 32 morti e 25 feriti.

A Viareggio un treno merci composto da 14 cisterne di Gpl deraglia. Da una cisterna si genera una fuga di gas da cui ha luogo un'esplosione causando crolli e incendi nelle case nel raggio di 200 metri. Il bilancio è di 32 morti e 25 feriti. L'incidente ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 è stato un grave disastro ferroviario verificatosi in seguito al deragliamento del treno merci 50325 Trecate-Gricignano; a causa della fuoriuscita di gas da una cisterna contenente GPL perforatasi nell'urto si è subito innescato un incendio di vastissime proporzioni che ha interessato la stazione di Viareggio, qualche centinaio di metri a sud del fabbricato viaggiatori della stessa, e le aree circostanti. Convoglio Il treno, composto da 14 carri cisterna, era trainato dalla Locomotiva E.655.175.[4] Il primo carro era immatricolato presso la compagnia ferroviaria polacca PKP ed era stato costruito nel 2004 e revisionato il 2 marzo 2009 da una società di Bozzolo (MN), la Cima Riparazioni, mentre gli altri 13 presso le ferrovie tedesche (Deutsche Bahn). I carri con il gas sono stati instradati lungo il binario del raccordo interno che collega la raffineria SARPOM a San Martino di Trecate (NO) alla rete ferroviaria convenzionale da FS Logistica, che prima avrebbe compiuto le operazioni di verifica della sicurezza dei 14 carri e alla Stazione di Novara sono stati agganciati al convoglio. Le cisterne del convoglio, tra cui quella da dove è fuoriuscito il gas che ha innescato l'incendio, appartengono alla multinazionale americana GATX (sebbene rechino l'insegna KVG, la quale è una società austriaca di proprietà di GATX Rail) e poi date in locazione a FS Logistica che ha utilizzato i carri per i servizi a Sarpom. I treni erano diretti senza alcuna sosta a Gricignano di Aversa in provincia di Caserta, destinato all'Aversana Petroli della famiglia Cosentino di Casal di Principe, sempre in provincia di Caserta. Cronologia Alle 23:48 CEST del 29 giugno 2009, il treno merci 50325 Trecate-Gricignano, con il suo convoglio di quattordici carri cisterna contenenti GPL, deraglia per cause probabilmente legate al cedimento del carrello del primo carro cisterna, che trascina fuori dai binari altri quattro carri. Solo dal primo carro, la cui cisterna viene perforata da un picchetto di tracciamento curva posizionato lungo la massicciata, fuoriesce il gas GPL che al contatto con l'ossigeno e alla prima possibilità d'innesco si è incendiato. I danni sono immediati e 11 persone muoiono in pochi minuti, investite dalle fiamme o travolte dal crollo degli edifici; 2 altre persone sono stroncate da infarto e decine sono ferite; di esse molte rimangono gravemente ustionate, e la maggior parte muore, molti anche a distanza di diverse settimane dall'evento. I due macchinisti sono rimasti indenni: dopo aver dato frenatura al convoglio si sono messi in salvo dietro ad un muro che li ha protetti dalla fiammata del gas innescato. Il deragliamento si è verificato in corrispondenza del sovrappasso pedonale che scavalca il fascio binari sud della stazione ferroviaria, collegando via Burlamacchi con via Ponchielli. Il gas sembra essersi propagato in direzione di quest'ultima via, nella cui area si registra infatti il maggior numero di vittime, feriti e di edifici crollati o danneggiati. Alcune abitazioni sono state poi abbattute su ordinanza delle autorità comunali perché non più agibili o per costi di riparazione superiori ad una ricostruzione ex novo. Nei giorni successivi è stato inoltre abbattuto anche lo storico sovrappasso ("La Passerella") per i gravi danni strutturali riportati dallo stress termico. In totale si contano 31 morti (33 contando i due deceduti per infarto) e 25 feriti. I funerali di Stato ai quali hanno partecipato almeno 30.000 persone si sono tenuti il 7 luglio[13] allo Stadio Torquato Bresciani per 15 defunti, altri 7 hanno ricevuto le esequie con rito musulmano in Marocco. Due altri morti, avvenuti indirettamente per infarto, non sono stati messi nella lista ufficiale. Probabili cause In attesa delle conclusioni ufficiali delle commissioni di inchiesta la probabile causa dell'incidente è attribuibile al cedimento strutturale di un asse del carrello del primo carro-cisterna deragliato.[15] La prima foto pubblicata sembra confermare che l'incidente sia stato provocato dalla rottura dell'asse per fatica (cricca della boccola), dato che la sezione fratturata mostra la classica superficie "marezzata" per il 90% della sua superficie. Questa modalità di rottura è tipica degli assili ferroviari e per prevenirla sono previste stringenti procedure cicliche di controllo, che nel caso di specie non sarebbero state rispettate.[senza fonte] Commemorazione Il 29 luglio 2009, ad un mese della strage, si tenne la prima commemorazione: una marcia silenziosa di circa 15.000 persone. Il 14 luglio 2009 si è celebrata una partita in memoria della strage allo stadio dei Pini di Viareggio, il cui devoluto è andato in donazione al Comune di Viareggio. Vittime Nazionalità Morti Italiani 23 Marocchini 7 Ecuadoriani 2 Romeni 1 Totale 33 Le persone decedute a causa del disastro sono state 33. Undici sono decedute nell'esplosione e nel seguente incendio[23] e altre venti per le ustioni, nei mesi successivi. Vanno poi aggiunti due anziani deceduti per infarto presumibilmente causato dallo shock dello scoppio o dalla vista della scena del disastro[25]. Inchiesta giudiziaria A sei mesi dall'incidente ferroviario, l'indagine giudiziaria volta a individuare le responsabilità della strage non ha ancora visto alcun indagato. Il 29 dicembre 2009 si è quindi verificata un'azione dimostrativa che ha portato al blocco di un Eurostar diretto a Genova (ore 21:17) e di un InterCity diretto a Livorno (ore 21:56). Nel novembre 2009, sia la società GATX sia le Ferrovie dello Stato hanno annunciato la volontà di liquidare i danni dell'incidente, manifestando l'intento a pervenire in tempi brevi ad offerte di risarcimento congiunte con i familiari delle vittime. Solo un mese più tardi, tuttavia, la società GATX nega il risarcimento richiesto da quaranta parti lese. A questa situazione si aggiungono le dichiarazioni espresse da Moretti in occasione di un'audizione al Senato, nel febbraio 2010: l'amministratore delegato delle ferrovie declassa la sciagura ad uno a spiacevole episodio[28]. D'altro canto, però, il 22 dicembre 2009 un treno adibito al trasporto di gpl si è incendiato nei pressi di Grosseto: tra le località in cui il convoglio è transitato vi è anche Viareggio[29] e, sebbene non vi siano state conseguenze, il fatto getta un'ombra sulla sicurezza del trasporto di materiale pericoloso su ferrovia. Il 29 marzo 2010, dopo nove mesi dall'incidente e nessun indagato, i familiari, gli amici e alcuni concittadini delle vittime si recano davanti alla procura di Lucca al fine di sollecitare le istituzioni a fare luce sulle responsabilità dell'incidente.[30]. I Comitati sorti all'indomani della tragedia hanno dato vita ad un sit-in che si è protratto per trentadue ore, trentadue come il numero delle vittime che l'incidente ha causato. Inoltre i Comitati hanno dato inizio ad una raccolta di firme per chiedere le dimissioni dell'AD di Trenitalia Moretti. La svolta arriva il 21 aprile, allorché la Procura di Lucca rende noto che vi sono sette indagati. Non si conoscono tuttavia i nomi dei presunti responsabili. Il 21 giugno 2010 la Procura di Lucca rende noto che l'inchiesta ha iscritto 18 persone nel registro degli indagati, sottolineando che "L'individuazione dei soggetti da sottoporre a indagine non può ritenersi allo stato conclusa" e che "il numero degli indagati potrebbe crescere "in rapporto ai vari profili di colpa identificati".[32] Di questi - riferiscono i quotidiani Corriere della Sera e Il Tirreno - si conoscono i nomi di quattro persone: i tedeschi Joachim Lehamann 42 anni, Andreas Schroter 44 anni, Uwe Kriebal 46 anni dell’officina Jungenthal di Hannover (dove fu controllato l'assile che rompendosi causò il deragliamento)[33] ed il mantovano Paolo Pizzadini, 44 anni, della Cima riparazioni di Bozzolo (MN).[34] Viene invece mantenuto il riserbo degli inquirenti sui nomi degli altri indagati. Lo stesso giorno, l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti dichiara: "Non escludo che io stesso sia coinvolto. Ogni qualvolta nella storia ci sono state cose di questo genere tutti quanti sono stati compresi negli avvisi di garanzia." Il 16 dicembre 2010 la procura di Lucca ha emesso 38 avvisi di garanzia

28 giugno, 2012

PROMEMORIA 28 giugno 1946 – Enrico De Nicola è eletto Capo provvisorio della Stato italiano

Enrico De Nicola è eletto Capo provvisorio della Stato italiano Enrico de Nicola (Napoli, 9 novembre 1877 – Torre del Greco, 1º ottobre 1959) è stato un politico e avvocato italiano, primo Presidente della Repubblica Italiana. Fu eletto Capo provvisorio dello Stato dall'Assemblea Costituente e dal 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, assunse titolo ed attribuzioni del Presidente della Repubblica. Precedentemente era stato Presidente della Camera dei deputati dal 26 giugno 1920 al 25 gennaio 1924. De Nicola, inoltre, è l'unico ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei deputati. Nella sua vita è stato anche il primo Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad esser stato a capo di quattro delle cinque maggiori cariche dello Stato.

27 giugno, 2012

PROMEMORIA 27 giugno 1991 – La Slovenia, che due giorni prima aveva dichiarato l'indipendenza, viene invasa da truppe, carri armati e aerei della Jugoslavia. Ha inizio la guerra dei dieci giorni

La Slovenia, che due giorni prima aveva dichiarato l'indipendenza, viene invasa da truppe, carri armati e aerei della Jugoslavia. Ha inizio la guerra dei dieci giorni Le guerre jugoslave sono state una serie di conflitti armati, inquadrabili tra una guerra civile e conflitti secessionisti, che hanno coinvolto diversi territori appartenenti alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia tra il 1991 e il 1995, causandone la dissoluzione. Diverse le motivazioni che sono alla base di questi conflitti. La più importante è il nazionalismo imperante nelle diverse repubbliche a cavallo fra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta (in particolare in Serbia, Croazia e Kosovo, ma in misura minore anche in Slovenia e nelle altre regioni della Federazione). Influenti anche le motivazioni economiche, gli interessi e le ambizioni personali dei leader politici coinvolti e la contrapposizione spesso frontale fra le popolazioni delle fasce urbane e le genti delle aree rurali e montane, oltre che gli interessi di alcune entità politiche e religiose (anche esterne) a porre fine all'esperienza della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

26 giugno, 2012

PROMEMORIA 26 giugno 1963 – John F. Kennedy pronuncia la famosa frase: Ich bin ein Berliner

John F. Kennedy pronuncia la famosa frase: Ich bin ein Berliner "Ich bin ein Berliner" è la celebre frase pronunciata dal presidente degli Stati Uniti d'America John F. Kennedy durante il proprio discorso tenuto a Rudolph Wilde Platz, di fronte al Rathaus Schöneberg il 26 giugno 1963 mentre era in visita ufficiale alla città di Berlino Ovest. La frase tradotta in lingua italiana significa: io sono un berlinese. La frase fu pronunciata con l'intento di comunicare alla città di Berlino e alla Germania stessa, seppur entrambe divise, una sorta di vicinanza e amicizia degli Stati Uniti dopo il sostegno dato dall'Unione Sovietica alla Germania Est nella costruzione del muro di Berlino come barriera che impedisse gli spostamenti dal blocco orientale socialista all'occidente. Il discorso in cui Kennedy la pronuciò è considerato uno dei suoi migliori e un momento celebre della guerra fredda. Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est da cui temevano una invasione. Parlando dal balcone del Rathaus Schöneberg (municipio del distretto di Schöneberg, allora sede dell'amministrazione comunale dell'intera Berlino Ovest), Kennedy disse: « Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!' » L'idea della frase venne in mente a Kennedy all'ultimo momento, così come di dirla in tedesco. Kennedy chiese al suo interprete Robert H. Lochner di tradurgli "Io sono un berlinese" solo mentre stava già salendo le scale del Rathaus (il municipio). Con l'aiuto di Lochner, Kennedy si allenò con la frase nell'ufficio del futuro sindaco Willy Brandt e si tenne in mano un foglietto con la pronuncia. Secondo Lochner, il consigliere di Kennedy Bundy McGeorge disse che il discorso era andato "un po' troppo oltre", e i due corressero il testo in una versione più morbida da ripetere il giorno stesso nel discorso alla Freie Universität di Berlino. Il messaggio di sfida era diretto sia ai sovietici che agli abitanti di Berlino, ed era una chiara dichiarazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino. Tuttavia Kennedy fu criticato per aver fatto un discorso che riconosceva lo status quo di Berlino nella realtà in cui era. Ufficialmente lo status di Berlino in quel momento era di occupazione comune delle quattro potenze alleate, ciascuna con un proprio territorio di competenza. Fino a quel momento gli Stati Uniti avevano affermato che quello era lo status, benché la situazione attuale fosse di gran lunga differente. Il discorso di Kennedy segnò il momento in cui gli Stati Uniti riconobbero ufficialmente che Berlino Est faceva parte del blocco sovietico insieme al resto della Germania Est. I critici dissero che Kennedy aveva rinunciato ad alti obiettivi ed aveva ceduto alla pressione sovietica, che doveva avere ideali più alti e che i sovietici non avevano la forza di cambiare la situazione solo con le ruspe e i fucili. Ci sono dei luoghi commemorativi a Berlino, come la scuola Tedesca-Americana 'John F. Kennedy', e l'Istituto 'John F. Kennedy' per gli studi sul Nord America alla Freie Universität di Berlino. Oggi, si può leggere la medesima celebre frase in un enorme graffito permanente sul lato palestinese del muro che separa la città di Betlemme dalla periferia di Gerusalemme.

25 giugno, 2012

PROMEMORIA 25 giugno 1991 – Jugoslavia: La Slovenia e la Croazia dichiarano la propria indipendenza dalla Jugoslavia

Jugoslavia: La Slovenia e la Croazia dichiarano la propria indipendenza dalla Jugoslavia Il 25 giugno 1991 dichiararono l'indipendenza la Slovenia, guidata dal leader del Partito Comunista Sloveno Milan Kučan, e la Croazia, guidata dal segretario dell'HDZ Franjo Tudjman, seguite dopo pochi mesi (l'8 settembre 1991) dalla Macedonia. Il 5 aprile 1992 il Presidente bosniaco Izetbegović, appoggiato da parte della comunità internazionale, proclamò l'indipendenza della Bosnia ed Erzegovina a seguito di un referendum incostituzionale boicottato dalla popolazione serba e dopo aver ignorato a gennaio l'obbligo di cedere la presidenza al leader serbo (nella Repubblica Socialista Federata di Bosnia ed Erzegovina era istituita la presidenza a turno). A quel punto le due Repubbliche Socialiste rimaste, la Serbia e il Montenegro, diedero vita il 27 aprile alla Repubblica Federale di Jugoslavia, mettendo fine all'esperienza socialista. La Slovenia e la Croazia si sono riconosciute reciprocamente il 26 giugno 1991. Nonostante l'invito dei capi di stato della CEE a non procedere ad un riconoscimento separato, la Lituania (30 luglio 1991), l'Ucraina (11 dicembre 1991) e la Lettonia (14 dicembre 1991) riconoscono la Croazia. L'Islanda (per voce del suo ministro degli esteri Jón Baldvin Hannibalsson), l'Estonia (31 dicembre 1991) e quindi la Città del Vaticano, l'Austria e la Germania procedono ad un riconoscimento unilaterale dei due nuovi stati. Nel 1992 arriveranno i riconoscimenti della gran parte degli altri paesi del mondo. La dissoluzione della Jugoslavia sfocerà nelle guerre jugoslave che porteranno alla morte di 250.000 persone e alla pulizia etnica nel paese con centinaia di migliaia di persone cacciate dalle proprie terre.

23 giugno, 2012

PROMEMORIA 23 giugno 1993 - Lorena Bobbitt evira il marito con un coltello da cucina

Lorena Bobbitt evira il marito con un coltello da cucina Il caso Bobbitt è stato un fatto di cronaca del 1993 che ha avuto come protagonisti John Wayne Bobbitt (Buffalo, New York 23 marzo 1967) e Lorena Leonor Gallo (Bucay, Ecuador 31 ottobre 1970), una coppia statunitense divenuta celebre poiché Lorena tagliò parte del pene di John con un coltello da cucina. La sera del 23 giugno 1993 la signora Bobbitt tagliò il pene di suo marito mentre dormiva nella loro casa di Manassas, in Virginia. Poi prese l'auto e lanciò la parte del corpo amputata fuori dal finestrino. La polizia lo cercò accuratamente, lo trovò, e fu ricucito chirurgicamente. Nelle prime dichiarazioni alla polizia la donna, arrestata, spiegò che aveva tagliato il pene perché suo marito «arriva all'orgasmo senza aspettarmi. È egoista». Successivamente affermò che il marito abusava di lei, la picchiava e rincasava sempre tardi e ubriaco e quella sera, come ormai succedeva da troppo tempo, lui abusò di lei e poi si addormentò come nulla fosse. Fu accusata di "lesioni volontarie", venendo assolta nel 1997 poiché aveva provato un impulso irresistibile a ferire suo marito che aveva anche abusato fisicamente di lei. Le fu comunque ordinato di passare 45 giorni in una clinica psichiatrica. John dovette rispondere alle accuse di violenza che derivavano dalle dichiarazioni di Lorena. Fu assolto dall'accusa di violenza matrimoniale nel settembre 1993. In seguito, acconsentì a interpretare un film pornografico per sfruttare la pubblicità indiretta derivata dalla grande visibilità mediatica della sua vicenda; il film fu intitolato John Wayne Bobbitt: Uncut. L'evidente doppio senso gioca con i molteplici significati del termine inglese uncut: letteralmente "non tagliato" ma anche "non circonciso" nel linguaggio comune e "non censurato" in gergo cinematografico.

22 giugno, 2012

PROMEMORIA 22 giugno 1946 – Viene emanata dal governo italiano, appena divenuto repubblicano, l'amnistia passata alla storia come l'amnistia Togliatti (questi era, infatti, il Ministro di Grazia e Giustizia dell'epoca).

Viene emanata dal governo italiano, appena divenuto repubblicano, l'amnistia passata alla storia come l'amnistia Togliatti (questi era, infatti, il Ministro di Grazia e Giustizia dell'epoca). L'amnistia Togliatti fu un provvedimento di condono delle pene proposto dall'allora Ministro di Grazia e Giustizia[1] Palmiro Togliatti, approvato dal governo italiano, promulgata con D.P.R. 22 giugno 1946, n.4.[2] L'amnistia comprendeva i reati comuni e politici, compresi quelli di collaborazionismo con il nemico e reati annessi ivi compreso il concorso in omicidio,[3] pene allora punibili fino ad un massimo di cinque anni, i reati commessi al Sud[4] dopo l'8 settembre 1943 e l'inizio dell'occupazione militare alleata al Centro e al Nord.[5] Lo scopo era la pacificazione nazionale dopo gli anni della guerra civile ma vi furono polemiche sulla sua estensione, tanto che il 2 luglio 1946 Togliatti con l'emanazione della circolare n. 9796/110, raccomandò interpretazioni restrittive nella concessione del beneficio.

21 giugno, 2012

Procedura aperta per selezione di Società di Gestione del Risparmio (SGR) per costituzione e gestione di fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, non speculativo

Procedura aperta per selezione di Società di Gestione del Risparmio (SGR) per costituzione e gestione di fondo comune di investimento immobiliare di tipo chiuso, non speculativo La Provincia di Roma ha dato avvio ad una procedura aperta (ai sensi dell’art. 3, comma 37 e dell’art. 55 del D.Lgs. 163/2006 e ss.mm.ii.) da aggiudicare con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81 e 83 del D.Lgs. 163/2006, per l’individuazione di una Società di Gestione del Risparmio (SGR) di comprovata esperienza, con la quale stipulare un contratto avente ad oggetto il conferimento dell’incarico di istituire, costituire e gestire un Fondo immobiliare di tipo chiuso, non speculativo, ai sensi degli artt. 12-bis e 15 del D.M. 24 maggio 1999, n. 228, per l’acquisizione della sede unica dell’Ente e per la valorizzazione e dismissione di un portafoglio di immobili a prevalente destinazione terziario/uffici Per consultare l’elenco degli immobili e per conoscere tutte le altre informazioni utili in merito alla Procedura, consultare su questo portale l’area “Gare”, sezione “Servizi e Forniture”

PROMEMORIA 21 giugno 1940 Vancouver (Columbia Britannica): inizia la prima traversata riuscita da ovest a est del Passaggio a nord-ovest

Vancouver (Columbia Britannica): inizia la prima traversata riuscita da ovest a est del Passaggio a nord-ovest Il passaggio a nord-ovest è una rotta che va dall'Oceano Atlantico all'Oceano Pacifico attraverso l'arcipelago artico del Canada. Tale rotta è soggetta ad una disputa territoriale tra Canada e Stati Uniti: gli USA considerano il passaggio a nord-ovest come acque internazionali, mentre il Canada le considera acque territoriali canadesi. La disputa assume importanza se si considera che le rotte dall'Europa all'Estremo Oriente risparmierebbero 4.000 km attraverso il passaggio, rispetto alle attuali rotte passanti per il Canale di Panamá. Le prime esplorazioni Tra la fine del XV e il XX secolo, gli europei hanno cercato di stabilire una rotta commerciale marina che passasse a nord e ad ovest del continente europeo. Gli inglesi chiamarono la rotta passaggio a nord-ovest, mentre gli spagnoli la battezzarono stretto di Anián. Il desiderio di trovare questa rotta motivò gran parte dell'esplorazione europea di entrambe le coste del Nord America. Nel 1539 Hernán Cortés incaricò Francisco de Ulloa di navigare lungo l'odierna Baja California alla ricerca dello Stretto di Anián. L'8 agosto 1585, l'esploratore inglese John Davis entrò nello Stretto di Cumberland presso la costa dell'isola di Baffin. Nel 1609, Henry Hudson navigò lungo il fiume che oggi porta il suo nome (fiume Hudson) alla ricerca del passaggio. Hudson in seguito esplorò l'artico canadese e scoprì la baia che da lui prese il nome. Nel 1845 una ben equipaggiata spedizione di due navi, guidata da Sir John Franklin, tentò di forzare il passaggio attraverso i ghiacci artici dalla Baia di Baffin al Mare di Beaufort. Quando la spedizione non riuscì a rientrare, diverse spedizioni di soccorso e squadre di ricerca esplorarono l'artico canadese tra i due corpi d'acqua aperta, producendo alla fine la carta nautica di un possibile passaggio. Della spedizione sono state ritrovate poche tracce, comprese registrazioni che indicano che le navi vennero bloccate dalla morsa di ghiaccio nel 1845 vicino all'Isola di Re William, a circa metà strada del passaggio, e non furono in grado di disincagliarsi nell'estate successiva. Lo stesso Franklin, apparentemente, morì nel 1847. Non è chiaro il motivo per cui tutti i 134 membri della spedizione, pur ben equipaggiata e ben rifornita, perirono. L'ipotesi più recente ritiene che la morte sia stata causata dal piombo rilasciato dai contenitori metallici contenenti le scorte alimentari della spedizione. Per la fornitura di cibo si era fatta una gara d'appalto al ribasso. Questa ipotesi è confortata dall'autopsia del primo morto della spedizione, ritrovato pochi anni fa e che il ghiaccio ha conservato in buone condizioni. Così, mentre percorrevano le vie di terra per raggiungere un forte o un villaggio, gli uomini della spedizione si nutrivano con cibo intossicato dal piombo. I primi successi Il passaggio a nord-ovest venne infine conquistato nel 1906, quando l'esploratore norvegese Roald Amundsen, che era salpato giusto in tempo per sfuggire ai creditori che cercavano di fermare la spedizione, completò un viaggio di tre anni su di un peschereccio per la pesca delle aringhe convertito, di 47 tonnellate di stazza. Alla fine di questo viaggio, entrò nella città di Circle, in Alaska, ed inviò un telegramma che annunciava il suo successo. La sua rotta tuttavia non era pratica dal punto di vista commerciale: in aggiunta al tempo che occorreva, alcune delle sue acque erano estremamente poco profonde. Il primo passaggio in una sola stagione venne effettuato solo nel 1944, quando la St. Roch, uno schooner della Reale Polizia a cavallo canadese, riuscì nell'impresa. Il riscaldamento globale Nell'estate del 2000, diverse navi si avvantaggiarono della sottile copertura di ghiaccio estiva sul Mare Glaciale Artico per compiere l'attraversamento. Nei primi giorni del settembre 2007, l’area coperta dai ghiacci artici ha raggiunto i livelli minimi da quando, trent'anni prima, sono iniziati i rilevamenti mediante satellite. La riduzione è tale da causare l'apertura della via più veloce di collegamento marina tra l’Europa e l’Asia, nella quale precedentemente, proprio a causa dei ghiacci, il transito navale era impossibile. Nella situazione attuale, si sono venute ad aprire due rotte navigabili: una a nord del Canada, pienamente praticabile, e una seconda, da alcuni chiamata per analogia passaggio a nord-est, che passa a nord della Siberia ed è praticabile al 90%. Nel 2008, per la prima volta nella storia moderna, si è naturalmente aperto tutto il passaggio a nord-ovest, che risultava sgombro dai ghiacci, e contestualmente anche il passaggio a nord-est, a settentrione della Russia.[1] Leif Toudal Pedersen del Danish National Space Centre, che ha studiato i dati del satellite Envisat dell’Agenzia Spaziale Europea, ha affermato: «In questi giorni il ghiaccio si è ridotto di circa 3 milioni di chilometri quadrati ossia circa un milione di chilometri quadrati in più rispetto al 2005, anno di riduzione record dei ghiacci artici». Mediamente, dal 1980, i ghiacci si erano ridotti di circa 100.000 chilometri quadrati all’anno; in due anni, invece, si è avuta una riduzione di un milione di chilometri quadrati, un valore mai riscontrato prima. Pedersen ha continuato: «La forte riduzione in atto fa supporre che la diminuzione estiva dei ghiacci proceda ad una velocità del tutto inaspettata e questo ci dice che dobbiamo riesaminarne i criteri dei processi coinvolti, perché il fenomeno non era nelle nostre previsioni». Si ritiene che il riscaldamento globale potrebbe mantenere aperto il passaggio per periodi di tempo più ampi, rendendolo attraente come principale rotta di navigazione.

20 giugno, 2012

Accordo Provincia-Confesercenti per diffusione e-commerce

Accordo Provincia-Confesercenti per diffusione e-commerce Mercati rionali a portata di click. La comodità di collegarsi da casa e da qualsiasi luogo a internet per ordinare la spesa al mercato e riceverla in qualsiasi momento. È già attivo da due anni il portale www.almercato.net ma oggi, grazie ad un accordo tra la Provincia di Roma e Confesercenti provinciale la piattaforma di e-commerce per i mercati rionali di Roma prende nuovo vigore con una campagna di sensibilizzazione, promozione e formazione che prevede la realizzazione di seminari, convegni, workshop e un servizio di helpdesk con attivazione di un numero verde. Il protocollo di intesa, siglato stamani nel mercato Trionfale, in via Andrea Doria dal presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti e da quello di Confesercenti provinciale, Valter Giammaria, prevede infatti lo sviluppo delle competenze di cui avranno bisogno gli operatori dei mercati per l'implementazione dell' e-commerce, oltre ad un monitoraggio e al supporto della Provincia delle esigenze delle pmi associate a Confesercenti. ''Siamo disponibili - ha affermato il presidente zingaretti - a sostenere lo sviluppo del servizio in tutta la città. Qui sta la forza dell'Italia: quando unisce la qualità dei prodotti all'innovazione si arriva a standard unici al mondo ed è la sintesi dell'idea della città che vogliamo in cui si torna ad investire sui servizi immateriali. Questo protocollo interviene sulla mobilità perché può comportare una grande riduzione del traffico, ma anche sulla qualità della vita delle persone, che possono utilizzare al meglio gli orari della propria vita ''. A Roma i mercati rionali sono 136, con 5 mila operatori, e al momento sono 150 i banchi che hanno aderito al progetto. In due anni gli ordini sono stati circa 5mila per un totale di 400 mila euro di vendite. ''I mercati romani - ha aggiunto Giammaria - stanno morendo perchè c'è poca attenzione dalle istituzioni e vogliamo rilanciarli. I migliori prodotti si trovano nei mercati, che svolgono anche un importante ruolo sociale''. Erano presenti alla sigla dell' accordo anche il presidente del XVII Municipio, Antonella De Giusti e l' assessore provinciale al Bilancio, Antonio Rosati.

PROMEMORIA 20 giugno 1977 – Il petrolio inizia a scorrere attraverso il Trans-Alaska Pipeline System (TAPS)

Il petrolio inizia a scorrere attraverso il Trans-Alaska Pipeline System (TAPS) Il Trans Alaska Pipeline System (TAPS) è un oleodotto che attraversa l'Alaska. Include la Trans Alaska Pipeline, 11 stazioni di pompaggio, diverse centinaia di chilometri di oleodotti feeder, e il Terminal marino di Valdez che è uno dei sistemi pipeline più grandi del mondo. E 'comunemente chiamato l'Alaska Pipeline, Trans Alaska Pipeline o Alyeska Pipeline, ma quei termini tecnicamente si applicano solo alle 800 miglia (1.287 km) del gasdotto del diametro di 48 pollici (122 cm) che trasporta petrolio da Prudhoe Bay, a Valdez, Alaska. Appartiene alla società privata Alyeska Pipeline Service Company. Il condotto è stato costruito tra il 1974 e il 1977 dopo la crisi petrolifera del 1973 che ha causato un brusco aumento dei prezzi del petrolio negli Stati Uniti. Questo aumento ha spinto l'esplorazione del campo di Prudhoe Bay che da anni era considerato economicamente fattibile. Ci sono state varie cause legali condotte dagli ambientalisti nel tentativo di fermare il progetto. Il compito di costruire il gasdotto ha dovuto affrontare una vasta gamma di difficoltà, derivanti soprattutto dal freddo estremo e il terreno isolato. La costruzione del gasdotto è stato uno dei primi grandi progetti a risolvere i problemi causati da permafrost grazie alle le tecniche di costruzione speciali che sono state sviluppate per far fronte con il terreno ghiacciato. Il progetto ha attratto decine di migliaia di lavoratori in Alaska, provocando un boom demografico a Valdez, Fairbanks e Anchorage. Attività Il primo barile di petrolio ha viaggiato attraverso il gasdotto nel 1977, e la produzione su larga scala è iniziata verso la fine dell'anno. Si sono verificati diversi incidenti con notevoli perdite di petrolio, comprese quelle causate da atti di sabotaggio, errori di manutenzione e dai fori di proiettili da arma da fuoco. La fuoriuscita di petrolio più significativa associata al gasdotto è quella della Exxon Valdez, anche se non coinvolge direttamente il gasdotto. Fino al 2010, il gasdotto ha venduto quasi 16 miliardi di barili (2,5 × 10 9 m 3) di petrolio.

19 giugno, 2012

Moda e Cinema a Palazzo Valentini. Sfilata di solidarietà per le popolazioni dell'Emilia

Moda e Cinema a Palazzo Valentini. Sfilata di solidarietà per le popolazioni dell'Emilia Sarà Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, a fare da cornice alla sfilata di solidarietà a favore delle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dal sisma. Voluta dal presidente Zingaretti, la serata è l’occasione per raccogliere fondi attraverso un grande salvadanaio alto circa due metri, collocato all’ingresso del Palazzo. Un’opera unica - realizzata artigianalmente da Adele Minestrini e donata all’Amministrazione provinciale - che permetterà raccogliere le donazioni degli ospiti da destinare a molti di quei cittadini che, a causa del sisma, hanno perso casa e lavoro. Silvana Augero, ideatrice della kermesse, responsabile regia e coordinamento moda, insieme a Mara Parmegiani, giornalista ed esperta del settore, presenteranno la serata che si svolgerà all’aperto, nel cortile di Palazzo Valentini, coniugando cinema e moda e proponendo, oltre alla sfilata, anche una rassegna dei classici del grande schermo. L’appuntamento – mercoledì 20 giugno, a partire dalla ore 20.30 – attraverso il cinema e l’haute couture, ripercorrerà la storia italiana degli ultimi 60 anni. Decenni fortunati e felicissimi che videro alla ribalta una serie ininterrotta di film di Fellini, Rossellini, Luigi Magni - affidati ad interpreti come Giulietta Masina, Anita Ekberg, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Monica Vitti, Nino Manfredi, Elena Sofia Ricci, Claudia Cardinale, Audrey Hepburn, Gregory Peck, Sofia Loren, Anna Magnani – e che sarà raccontata attraverso una collezione di 30 abiti tra i più rappresentativi dell’Alta Moda Italiana. Nella prima parte della serata, infatti, gli abiti di Fontana, Cappucci, Valentino, Galitzine, Antonelli, Egon von Fürstenberg, Balestra, Ferrè, Versace e Camillo Bona saranno i protagonisti sulla passerella e sullo schermo. Le creazioni di Capucci e Fontana sono state indossate dall'attrice Silvana Pampanini, altre da esponenti dell'aristocrazia italiana. Interessante spazio poi per gli abiti dell’Alta Sartoria Italiana di Carmelo Salvatore Scionti che proporrà in passerella l’eleganza e la raffinatezza di capi interamente cuciti a mano, conosciuti in Italia ma anche all’estero. Un grande esempio di antica e preziosa arte sartoriale italiana, da sempre ossatura e fiore all’occhiello del made in Italy. La seconda parte della serata sarà invece dedicata agli “stilisti nel contemporaneo” con le creazione di giovani promesse della moda: Eleonora Altamore, Sabrina Attiani, Ilaria Pascali, Verusca Neroni, Camillo Bona.

PROMEMORIA 19 giugno 1885 – La Statua della Libertà arriva nel porto di New York

La Statua della Libertà arriva nel porto di New York La libertà che illumina il mondo (ingl. Liberty enlightening the world; fr. La liberté éclairant le monde), conosciuta più comunemente con il nome di Statua della Libertà, è un monumento simbolo di New York e degli interi Stati Uniti d'America. Svetta all'entrata del porto sul fiume Hudson, sulla rocciosa Liberty Island (un tempo Bedloe's Island), come ideale benvenuto a tutti coloro che arrivano negli USA[1], ma nel secolo precedente, per chi era alla ricerca di una vita migliore, la Statua, prima immagine che gli immigrati di Ellis Island avevano dell'America, rappresentava un simbolo di benvenuto e di speranza. Costituita da un'armatura di acciaio rivestita da 300 fogli di rame sagomati e rivettati insieme, poggia su un basamento granitico grigio-rosa di provenienza sarda[2] e domina la baia di New York. È alta 93 metri (compresi i 47 m del piedistallo) ed è visibile fino a 40 chilometri di distanza. Raffigura una donna che indossa una lunga toga e sorregge fieramente in una mano una fiaccola (simbolo del fuoco eterno della libertà), mentre nell'altra stringe un libro recante la data del «July IV MDCCLXXVI» (4 luglio 1776, giorno dell'Indipendenza americana); ai piedi vi sono delle catene spezzate (simbolo della liberazione dal potere del sovrano dispotico) e in testa vi è una corona, le cui sette punte rappresentano i sette mari e i sette continenti. Ideata da Édouard René de Laboulaye, fu costruita a Parigi su progetto di Frédéric Auguste Bartholdi, il quale la intese come monumento alla libertà, valore che riteneva carente nella sua nazione, infatti, il suo intento era di "rendere gloria alla libertà e alla Repubblica, nella speranza che questi valori non muoiano".

18 giugno, 2012

PROMEMORIA 18 giugno 1858 – Charles Darwin riceve da Alfred Russel Wallace un documento che contiene conclusioni quasi identiche alle sue sull'evoluzione. Questo fatto spinge Darwin a pubblicare la teoria

Charles Darwin riceve da Alfred Russel Wallace un documento che contiene conclusioni quasi identiche alle sue sull'evoluzione. Questo fatto spinge Darwin a pubblicare la teoria Alfred Russel Wallace (Usk, 8 gennaio 1823 – Broadstone, 7 novembre 1913) è stato un naturalista e biogeografo gallese. Formulò una teoria dell'evoluzione per selezione naturale, simile a quella di Charles Darwin nello stesso periodo in cui lo stesso Darwin elaborava la propria. Ottavo di nove fratelli, Alfred Russel Wallace nacque a Usk, nel Galles sud-orientale, da una famiglia di umili condizioni. A 14 anni dovette abbandonare gli studi per motivi economici. Autodidatta, fece per alcuni anni l'agrimensore in compagnia del fratello William e il maestro di scuola. Nel 1848 intraprese, insieme all'entomologo Henry W. Bates una spedizione in Amazzonia. Per mantenersi economicamente raccoglieva esemplari naturalistici (insetti, uccelli, ecc.) che inviava a Londra all'agente Samuel Stevens, per essere venduti a musei o a collezionisti privati. Nel bacino del Rio delle Amazzoni, dove rimase fino al 1852, compì estese osservazioni biogeografiche che lo porteranno, alcuni anni dopo, a concepire l'idea dell'evoluzione delle specie. Vistosi ridurre in cenere, nell'incendio della nave che lo riportava in Gran Bretagna, i diari e buona parte dei disegni, degli appunti e degli esemplari naturalistici raccolti nei quattro anni di lavoro in Brasile, Wallace intraprese nel 1854 un nuovo viaggio, questa volta da solo, nell'arcipelago indo-malese, dove rimase per otto anni. Nel 1855, mentre si trovava nel Borneo, scrisse il saggio «Sulla legge che ha regolato l'introduzione di nuove specie» (On the law which has regulated the introduction of new species), in cui espose le sue idee evoluzioniste, suggerendo dove e quando possono nascere nuove specie, senza però trovare il meccanismo alla base dell'evoluzione. Ma solo pochi anni dopo (nel 1858), Wallace intuì che la selezione naturale poteva essere il tanto cercato meccanismo responsabile della modificazione degli organismi viventi e della comparsa di nuove specie, ossia dell'evoluzione. Espose immediatamente le proprie idee in un breve articolo (On the tendency of varieties to depart indefinitely from the original type) che spedì a Charles Darwin per un giudizio. Quest'ultimo, impressionato e turbato dall'incredibile somiglianza esistente tra l'ipotesi di Wallace e la propria teoria alla quale stava lavorando da vent'anni, inviò a Charles Lyell il manoscritto ricevuto, ritenendolo degno di pubblicazione. Su invito di Lyell e Hooker, Darwin accettò di pubblicare, insieme all'importante articolo di Wallace, alcuni estratti dei propri scritti inediti. La lettura pubblica dell'articolo congiunto di Darwin e Wallace, avvenuta il 1 luglio 1858 alla Linnean Society, rappresentò l'enunciazione ufficiale della teoria della selezione naturale al consesso del mondo scientifico. L'anno successivo, spronato dall'articolo di Wallace, Darwin si decise a pubblicare un ampio "riassunto" del proprio lavoro ventennale, inviando all'Editore Murray di Londra L'Origine delle specie (1859). A Wallace si deve inoltre l'individuazione di una linea "invisibile" di discontinuità biologica nel sud-est asiatico; linea che Thomas Huxley battezzerà in seguito Linea di Wallace. Descrivendo tale confine bio-geografico Wallace riesce a dare una ragione delle strane differenze faunistiche che a volte si incontrano comparando faune in aree geografiche adiacenti. La diversa storia geologica dell'area indo-malese e dell'area australiana deve essere considerata responsabile dell'evoluzione indipendente delle rispettive faune. Per questo lavoro, Wallace viene considerato uno dei più illustri fondatori della bio-geografia. Wallace non fu però soltanto un naturalista teorico e pratico. Con indomita passione si interessò anche di problemi sociali e politici: tra le tante campagne che Wallace intraprese e sostenne con convinzione, attraverso le pagine di pamphlet, riviste e giornali si ricordano, per il particolare impegno che vi profuse, quella per la nazionalizzazione delle terre e quella contro la vaccinazione obbligatoria. Tentò anche un'analisi critica delle cause della guerra e della disoccupazione nell'ingenua speranza che si potesse trovare un modo per porvi definitivamente rimedio. Fu infine uno spiritualista e uno spiritista convinto. Infatti, nonostante fosse sicuro che la selezione naturale avesse giocato, e giocasse ancora un ruolo chiave nell'evoluzione degli organismi viventi, non si sentì mai di estendere tale meccanismo materialistico allo sviluppo delle facoltà intellettive e morali dell'uomo. In tale ambito avrebbero agito, secondo lui, nuove forze spirituali ancora ignote, quantunque non invisibili, come "testimoniavano" le apparizioni degli spiriti e certi fenomeni arcani che avvenivano durante le sedute spiritiche. Morì a Broadstone (Dorset) il 7 novembre 1913.

17 giugno, 2012

PROMEMORIA 17 giugno 1982 - Il corpo del "Banchiere di Dio", Roberto Calvi viene trovato penzolante dal Blackfriars Bridge di Londra

Il corpo del "Banchiere di Dio", Roberto Calvi viene trovato penzolante dal Blackfriars Bridge di Londra Il 9 giugno 1982 Calvi si allontanò da Milano, giungendo a Roma in aereo, dove incontrò Flavio Carboni, col quale organizzerà la fuga verso l'estero. L'11 giugno il banchiere si diresse a Venezia, per poi raggiungere Trieste, e successivamente la Jugoslavia. Dal paese slavo proseguirà poi per Klagenfurt. Il 14 giugno Calvi incontrò Carboni al confine con la Svizzera, per poi partire il 15 giugno verso Londra, dall'aeroporto di Innsbruck. Il 16 giugno Carboni partì da Amsterdam per raggiungere Calvi a Londra. Il 18 giugno venne trovato impiccato da un impiegato postale, sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi (51°30′34″N 0°06′16″W) in circostanze molto sospette, con dei mattoni nelle tasche e 15.000 dollari addosso. Fu trovato anche un passaporto con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini". Nelle sue tasche venne ritrovato anche un foglio con alcuni nominativi: quello dell'industriale Filippo Fratalocchi (noto produttore di armamenti e presidente di Elettronica s.p.a.), del politico democristiano Mario Ferrari Aggradi, del piduista Giovanni Fabbri, di Cecilia Fanfani, dell'amico di Sindona ed ex consigliere del Banco di Roma Fortunato Federici, del piduista e dirigente BNL Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute del Ministero del Commercio Estero Ruggero Firrao e del Ministro delle Finanze del PSI Rino Formica. La magistratura inglese liquidò la morte di Calvi come suicidio, come affermato da una perizia medico-legale. Sei mesi dopo, la Corte Suprema del Regno Unito annullò la sentenza per vizi formali e sostanziali ed il giudice che l'aveva emessa venne incriminato per irregolarità; il secondo processo britannico lasciò aperta sia la porta del suicidio, sia quella dell'omicidio. Nel 1988 iniziò in Italia una causa civile che stabilì che Roberto Calvi era stato ucciso e impose a un'assicurazione il risarcimento di 3 milioni di dollari alla famiglia. Un nuovo procedimento legale sulla morte di Calvi è stato aperto in Inghilterra nel settembre 2003.

15 giugno, 2012

Presentato a Palazzo Valentini il libro “VISTI DA VICINO - Falcone e Borsellino gli uomini e gli eroi”

Presentato a Palazzo Valentini il libro “VISTI DA VICINO - Falcone e Borsellino gli uomini e gli eroi” Ieri pomeriggio, alle ore 17.30, presso l'Aula Consiliare di Palazzo Valentini si è tenuta la presentazione del libro di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti “VISTI DA VICINO - Falcone e Borsellino gli uomini e gli eroi”, Aliberti Editore. In questa occasione è stato presentato anche l'album fotografico CAPACI - VIA D'AMELIO Per l’Amministrazione provinciale di Roma - che ha patrocinato l’evento – ha partecipato l’assessore alle Politiche della Sicurezza e Protezione civile Ezio Paluzzi. Insieme agli autori Francesco Viviano e Alessandra Ziniti sono intervenuti: Luca Tescaroli, sostituto procuratore di Roma Nino Di Matteo, sostituto procuratore di Palermo (in collegamento video) Franco La Torre, Presidente della Consulta Provinciale Antimafia. Alla presentazione del volume dedicato a Falcone e Borsellino, hanno partecipato il Capo della Polizia Antonio Manganelli ed il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli. A moderare l'incontro, il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri. Il volume “Visti da vicino” - con la prefazione di Giancarlo Caselli - racconta la vita privata di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, attraverso le parole e le testimonianze di quanti hanno condiviso con loro momenti intimi. Falcone e Borsellino, quando non indossavano la toga, raccontati negli interessi e negli affetti personali, appunto “visti da vicino”.

PROMEMORIA 16 giugno 1952 – La Camera dei deputati Italiana approva l'adesione alla CECA con 275 sì e 96 no

La Camera dei deputati Italiana approva l'adesione alla CECA con 275 sì e 96 no La Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) fu creata col Trattato di Parigi del 18 aprile 1951 su iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e di Robert Schuman (il cosiddetto Piano Schuman o dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950), con lo scopo di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in un'Europa di sei paesi: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La CECA fu l'istituzione che precorse la strada del Trattato di Roma, con il quale venne costituita la Comunità Economica Europea, divenuta Unione Europea nel 1992. La proposta della sua creazione, annunciata da Schuman, allora Ministro degli Esteri francese, fu rapidamente accettata da tutti i paesi che ratificarono il trattato in meno di un anno. Entrò in vigore il 23 luglio 1952 e scadde cinquant'anni dopo, il 23 luglio 2002. La scelta del settore carbo-siderurgico era giustificata da molti fattori: innanzitutto la posizione dei principali giacimenti delle risorse, situati in una zona di confine piuttosto ampia tra Francia e Germania, (bacino della Ruhr, Alsazia e Lorena) zona tra l'altro oggetto di numerosi e sanguinosi conflitti in passato e di lunga contesa. Inoltre l'oggetto dell'accordo era una risorsa fondamentale per la produzione di armamenti e materiale bellico, che impediva un riarmo segreto quindi a entrambe le nazioni coinvolte. Oltre a Francia e Germania, sono interessati anche gli Stati del Benelux, anch'essi forti produttori di carbone ed acciaio, oltre che stati confinanti delle due nazioni principali e ovviamente interessati dalla risoluzione di conflitti franco-tedeschi. La situazione dell'Italia, invece, è meno ovvia. La nazione non primeggia nella produzione di quelle materie ed è assai distante dalla zona interessata dall'Accordo e confina soltanto con uno degli Stati membri (la Francia) ma in una regione completamente differente. Gli uomini politici del tempo, tuttavia, e fra essi Alcide De Gasperi, ritengono la futura CECA un ottimo sbocco per rinvigorire l'economia disastrosa italiana e reinserire l'Italia nelle situazioni politiche ed economiche internazionali, distaccandosi totalmente da altri stati, fra tutti il Regno Unito, che rifiutano in toto il progetto non ritenendolo conforme agli interessi e alle aspettative nazionali. Il trattato instaurò un mercato comune del carbone e dell'acciaio, sopprimendo i diritti di dogana e le restrizioni quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci; soppresse nello stesso modo tutte le misure discriminatorie, aiuti o sovvenzioni che erano accordati dai vari stati alla propria produzione nazionale. Il principio di libera concorrenza permetteva il mantenimento dei più bassi prezzi possibili, pur garantendo agli stati il controllo sugli approvvigionamenti. Il mercato venne aperto il 18 febbraio 1953 per il carbone ed il 1º maggio 1953 per l'acciaio. Tali scopi venivano perseguiti mediante il rinvio della politica specifica di ciascuno stato alla comunità nascente, con una parziale abdicazione della propria sovranità in questo limitato settore. Da tale specificità nasce la struttura della comunità come organismo sovranazionale, ovvero posto al di sopra dei singoli stati. Ciò diversifica la struttura della nuova comunità e di quelle che nasceranno di lì a poco nel 1957 (EURATOM e CEE): non precisamente comunità internazionali, ma comunità dotate di poteri propri e propria assemblea munita di poteri consultivi e di controllo politico, pur se nel settore particolare di ciascuna. Dietro l'aspetto puramente economico si nascondeva quindi la volontà di riunire i vecchi nemici ancora scioccati dagli orrori della seconda guerra mondiale, controllando la produzione del carbone e dell'acciaio che sono le materie prime dell'industria bellica. In tale occasione inoltre, tra gli stati membri, vennero firmati anche una serie di protocolli collaterali sui privilegi e le immunità della Comunità che si stava creando, sullo statuto della Corte di Giustizia e del Consiglio d'Europa, che gettarono le basi di quella che sarebbe divenuta l'attuale Unione Europea.

14 giugno, 2012

Sport: arriva ad Ostia la quinta edizione della World cup skateboarding. Presentazione a Palazzo Valentini

Sport: arriva ad Ostia la quinta edizione della World cup skateboarding. Presentazione a Palazzo Valentini Approda a Roma, a Ostia, da venerdì a domenica, la quinta edizione della World cup skateboarding. Skate, wrestling e street basket: per tre giorni il litorale romano sarà il palcoscenico mondiale degli ' action sport', discipline che raccolgono atleti da ogni parte del globo e tantissimi appassionati all' insegna dell' integrazione, della condivisione e dell' aggregazione. L' evento è organizzato dall' associazione sportiva ' The spot' e da quella civica e culturale ' BuonVento', in collaborazione con la Provincia di Roma. A presentare l' evento è stato oggi pomeriggio a Palazzo Valentini l'organizzatore e numero uno di ' The spot', William Zanchelli, insieme al presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. La manifestazione più prestigiosa del circuito internazionale dello skateboard, completamente gratuita, andrà in scena in una doppia location, sul pontile di piazza Ravennati e nello skate park ' The spot' di Ostia, e al suo interno ospiterà anche musica, arte e cultura, grazie anche alla presenza costante del ' RedBull tourbus', sul cui palco, sabato alle 22, si esibirà il rapper Tormento. Tra i ' big' dello skate parteciperanno Andy MacDonald, Milton Martines, Kelvin Hoeffler e Leticia Bufoni, praticamente il gotha della disciplina a livello mondiale. L' associazione sportiva dilettantistica ' The spot', ha spiegato Zanchelli, "si occupa da anni di integrazione operando con ragazzi che vivono in condizioni anche di grande disagio, e in questo senso abbiamo avuto incredibili risultati mediatici e sociali". Con questi grandi eventi, ha sottolineato l' organizzatore di World cup skateboarding, "portiamo importanti messaggi sociali ai ragazzi della periferia del litorale, dando loro esempi di skater, giocatori di basket, freestyler, pittori e writers. Sono orgoglioso della nostra associazione per quello che stiamo facendo". "Quando neanche un anno fa sono entrato nello skate park dell'associazione a Ostia - ha raccontato il presidente Zingaretti - me ne sono subito innamorato. Non perché abbia ambizioni da skater, ma in quanto luogo esempio di come dovrebbe essere e affrontato il tema della vita all' interno dei quartieri. In quel pezzetto di terra si tocca con mano l' importanza che tra case, strade e negozi ci sia la vita, ed è l' esatto prototipo di quello che noi intendiamo con l' importanza degli spazi pubblici urbani, luoghi meravigliosi che senza vita sono destinati al degrado". Il presidente della Provincia ha poi esaltato la "bellissima idea di collocare un evento mondiale in periferia, perché portare un popolo internazionale in un quadrante periferico ha un valore straordinario: globalizza la periferia e dimostra che si può creare economia anche qui”. “Basta con questa demagogia – ha detto ancora Zingaretti – secondo cui la periferia viene usata solo per manovre urbanistiche, la vita e la qualità della vita non sono proprie solo del Centro storico". “Questa collaborazione – ha concluso Zingaretti – per noi non finisce qui. Saranno giornate molto importanti per tutta Roma, non solo per il litorale, sono sicuro che i benefici di una manifestazione con questi valori non si fermeranno solo alla gente di Ostia ma arriveranno fino a chi abita a Tor Pagnotta o alla Magliana".

PROMEMORIA 14 giugno 1994 – Padova: Clamorosa evasione dal carcere di Felice Maniero, capo della Mafia del Brenta

Padova: Clamorosa evasione dal carcere di Felice Maniero, capo della Mafia del Brenta Felice Maniero (Campolongo Maggiore, 2 settembre 1954) è un criminale italiano, ex-boss della nota Mala del Brenta,[1] una sorta di piccola ma potente Cosa Nostra della valle padana che puntava in alto, ad accumulare denaro e potere, attraverso atroci azioni di sangue. Soprannominato "Faccia d'Angelo" dallo stesso mondo del crimine, è stato la mente di feroci rapine, sanguinosi assalti a portavalori, colpi in banche e in uffici postali, accusato di almeno sette omicidi, traffico di armi, droga e associazione mafiosa. Oltre che per la sua carriera criminale, è noto al pubblico per il suo stile di vita brillante e le abitudini al lusso appariscente. Arrestato per la prima volta nel 1980, nella sua lunga carriera colleziona una serie di clamorose evasioni: nel 1987 evade dal carcere di Fossombrone; dopo l'arresto del 1993 viene detenuto al carcere di massima sicurezza di Vicenza dove progetta un'evasione corrompendo, con la promessa di 80 milioni ciascuno, due guardie penitenziarie che però si ravvedono ed avvertono la direzione del carcere; si decide il trasferimento al supercarcere di Padova dove però, il 14 giugno 1994, è protagonista di un'altra clamorosa evasione assieme al braccio destro Antonio Pandolfo e ad altri fedelissimi (anche in questo caso con la corruzione, questa volta riuscita, di una guardia penitenziaria). Catturato a Torino nel novembre successivo, viene condannato a 33 anni di reclusione, poi ridotti a venti anni e quattro mesi (pena definitiva). È stato difeso dall'avvocato veneziano Vittorio Usigli, noto alle cronache anche per un flirt con Ornella Vanoni.

13 giugno, 2012

PROMEMORIA 13 giugno 1970 – The Long and Winding Road diventa l'ultima numero 1 in classifica dei the Beatles

The Long and Winding Road diventa l'ultima numero 1 in classifica dei the Beatles The Long and Winding Road è il titolo dell'ultimo singolo del quartetto musicale dei Beatles, nel 1970. La canzone fu composta da Paul McCartney nel 1968 nella sua fattoria in Scozia, ispirato dalle continue tensioni che avvenivano nella band. Nello stesso anno, durante le sessioni del White Album, McCartney ne registrò una demo. La canzone fu poi ripresa nel 1969 per il progetto Get Back. Due take furono candidati alla pubblicazione ufficiale, una registrata il 26 gennaio e l'altra il 31 gennaio. Esse presentavano una melodia molto sobria, con McCartney al piano, John Lennon al basso, George Harrison alla chitarra elettrica, Ringo Starr alla batteria e Billy Preston all'organo Hammond. La performance di Lennon al basso, che suonava occasionalmente, è ricca d'errori, tant'è che alcuni critici non escludono che abbia agito di proposito. A causa dei continui litigi in seno ai quattro, il progetto Get Back fu accantonato e ripreso solo l'anno seguente. Quando i Beatles ripresero i brani di Get Back, Paul McCartney si trovava all'estero per un viaggio d'affari e quindi impossibilitato a ri-registrarli. Per rimediare, John Lennon e George Harrison contattarono il produttore Phil Spector (famoso per il muro di suono) e gli affidarono il compito di ri-arrangiare i brani di Get Back. Spector, dopo aver scelto la take del 26 gennaio, farcì la canzone con un arrangiamento orchestrale del tutto opposto allo spirito della session che voleva dare il progetto Get Back, usando 18 violini, 4 viole, 3 violoncelli, 3 trombe, 3 tromboni, 2 chitarre e un coro femminile composto da 14 elementi. McCartney si ritenne offeso dagli arrangiamenti, per lui inadatti, che furono incisi senza che lui fosse interpellato. Tentò così di pressare il manager Allen Klein e gli altri Beatles così che la canzone fosse rilasciata così com'era stata concepita. Ma era ormai troppo tardi: The Long And Winding Road e le altre canzoni delle Get Back Sessions vennero rilasciate con nuovi arrangiamenti nel disco Let It Be. Il 6 marzo 1970 i Beatles pubblicarono l'ultimo album, Let It Be, che ottenne un enorme successo in tutto il mondo. Subito dopo l'annuncio ufficiale di scioglimento del gruppo (arrivato quasi immediatamente dopo l'uscita dell'album) decisero comunque di pubblicare il singolo The Long and Winding Road, che sarebbe stato il loro ultimo. All'uscita il brano raggiunse la vetta delle classifiche negli Stati Uniti dove in breve superò il milione di copie vendute ricevendo il disco di platino. Complessivamente il singolo vendette circa 4 milioni di copie, un successo considerando il periodo non ottimale del gruppo. Nel 1996, la take del 26 gennaio usata in Let It Be fu rilasciata in forma originale sulla raccolta Anthology 3. Nel 2000, la canzone venne inclusa nella raccolta One. Nel 2003, la take del 31 gennaio (lievemente differente), la stessa versione udibile nel film, venne rilasciata in Let It Be... Naked.

12 giugno, 2012

Mercoledì 13 giugno l'incontro “De Mauro, Impastato, Siani. Morire per un’inchiesta. Il giornalismo nella realtà cinematografica”

Mercoledì 13 giugno l'incontro “De Mauro, Impastato, Siani. Morire per un’inchiesta. Il giornalismo nella realtà cinematografica” Dopo l'incontro con il Procuratore nazionale Antimafia Pietro Grasso ed il giornalista de "la Repubblica" Attilio Bolzoni, il prossimo appuntamento con le “Lezioni Civili” si terrà mercoledì 13 giugno alle ore 18,00. Tema della serata: “De Mauro, Impastato, Siani. Morire per un’inchiesta. Il giornalismo nella realtà cinematografica”. Interverranno il regista Marco Tullio Giordana ed il giornalista e sceneggiatore Andrea Purgatori. In programma le letture, con Orsetta De Rossi, dell’ultimo articolo di Giancarlo Siani, “Nonna manda il nipote a vendere l’eroina”. Vanno avanti così le “Lezioni civili” in ricordo di Falcone e Borsellino, che la Provincia di Roma promuove fino al 18 luglio 2012 a Palazzo Incontro, nel cuore della Capitale, in Via dei Prefetti n. 22. Gli incontri fanno seguito all’inaugurazione della mostra fotografica “Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo”, a cura di Franca De Bartolomeis e Alessandra Mauro per Contrasto. L’esposizione si tiene a Palazzo Incontro fino al 9 settembre 2012 con ingresso gratuito. L’orario d’accesso è dal martedì alla domenica ore 10 – 19. Le “Lezioni civili” in ricordo di Falcone e Borsellino rientrano nell’ambito del programma “Il tempo della lotta alla mafia” , in calendario dal 21 maggio al 18 luglio. In allegato si può consultare il programma completo delle “Lezioni civili”. Si ricorda che le Lezioni rappresentano anche l’occasione per una raccolta fondi finalizzata allo start up della cooperativa sociale “Le terre di Rosario Livatino – Libera Terra Agrigento” con l’obiettivo di gestire i beni posti sotto sequestro del giudice Rosario Livatino (ucciso nel 1990) e poi definitivamente confiscati nel Comune di Naro (Agrigento). Il progetto Libera Terra Agrigento è promosso da “LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, in collaborazione con CARITAS DIOCESANA e l’AGESCI. Nell’illustrare tutto il progetto, il presidente dell’Amministrazione provinciale Nicola Zingaretti ha affermato: “È per dire no a tutte le mafie, per favorire una società aperta e libera che la Provincia di Roma ha promosso questa iniziativa, che abbiamo deciso di chiamare ‘Lezioni civili’ in memoria di Falcone e Borsellino e degli uomini delle rispettive scorte, uccisi tra la primavere e l’estate di vent’anni fa”. “Dedichiamo le Lezioni civili – ha aggiunto Zingaretti – anche a Francesca Morvillo, a Pio La Torre, al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ai giornalisti Mauro De Mauro, a Giovanni Spampinato e Giancarlo Siani, al piccolo Santino Di Matteo, a Rita Atria. E ai tanti magistrati, giornalisti, imprenditori, carabinieri e poliziotti, gente comune, che hanno avuto soltanto il torto - o la ragione - di non accettare il silenzio a cui la mafia li avrebbe voluti costringere”. “Uomini e donne – ha concluso il presidente Zingaretti – che hanno pagato anche con la vita la loro dedizione alla legalità, e che con il proprio impegno ci hanno insegnato che la mafia non può soltanto essere combattuta. Può essere sconfitta”

PROMEMORIA 12 giugno 1982 - 750.000 persone manifestano contro le armi nucleari, nel Central Park di New York. Jackson Browne, James Taylor, Bruce Springsteen, e Linda Ronstadt sono presenti

750.000 persone manifestano contro le armi nucleari, nel Central Park di New York. Jackson Browne, James Taylor, Bruce Springsteen, e Linda Ronstadt sono presenti

11 giugno, 2012

PROMEMORIA 11 giugno 1924 - Secessione dell'Aventino

Secessione dell'Aventino La secessione dell'Aventino (dal nome del colle Aventino sul quale – secondo la storia romana – si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi, vedi Secessio plebis) fu un atto di protesta attuato da alcuni deputati d'opposizione contro il governo fascista, in seguito alla scomparsa di Giacomo Matteotti l'11 giugno 1924: l’iniziativa consisteva nell’astenersi dai lavori parlamentari, riunendosi separatamente. Storia Dopo l'acceso discorso di Giacomo Matteotti contro le violenze fasciste durante le elezioni del 1924 ed il suo omicidio successivo, socialisti e comunisti proponevano di mettere in piedi un'azione di rivolta contro il governo, ma al fine di evitare una guerra civile questo proposito non venne attuato.[senza fonte] Il 13 giugno Mussolini parlò alla Camera dei deputati, affermando di non essere coinvolto, ma anzi addolorato; al termine il Presidente della Camera Alfredo Rocco aggiornò i lavori parlamentari sine die, annullando di fatto la possibilità di risposta da parte dell'opposizione all'interno del Parlamento. Il 26 giugno 1924 i parlamentari dell'opposizione si riunirono in una sala di Montecitorio, oggi nota come sala dell'Aventino, decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti. Il 16 agosto dello stesso anno fu ritrovato nel bosco della Quartarella il cadavere di Matteotti, aggravando la già complessa crisi del governo. Dopo accese discussioni all'interno dello stesso Partito Nazionale Fascista (PNF), che vedeva contrapposti gli intransigenti e la frangia accondiscendente, Mussolini parlò alla Camera dei deputati il 3 gennaio 1925, assumendosi la responsabilità politica, morale e storica dei fatti: ricordando l'articolo 47 dello Statuto della Camera, che prevedeva la possibilità d'accusa per i Ministri del Re da parte dei deputati, chiese formalmente al Parlamento un atto d'accusa nei suoi confronti, senza che ciò avvenisse. Nei due giorni successivi le attività parlamentari furono definitivamente soppresse ed ai prefetti venne imposto di sciogliere qualsiasi organizzazione contraria al fascismo, dando vita così al regime.[senza fonte] L'opposizione dunque non riuscì a reagire, sia per la paura di ritorsioni che per i forti frazionismi interni. La decadenza dal mandato parlamentare Nel maggio del 1925, in occasione del dibattito sulla riforma della legge di pubblica sicurezza, rimasero dieci parlamentari d'opposizione (Bavaro, Codacci-Pisanelli, Fazio, Orefice, Paratore, Pasqualino-Vassallo, Rubilli, Salandra, Savelli, Pivano).[senza fonte] Il 16 gennaio 1926 alcuni popolari e demosociali entrarono a Montecitorio per assistere alle celebrazioni solenni per la morte della regina Margherita di Savoia, ma poco dopo la violenza repressiva di alcuni parlamentari fascisti li scacciò dall'aula e lo stesso Mussolini il giorno dopo accusò il comportamento dei deputati aggrediti, accusandoli di indelicatezza nei confronti della sovrana.[senza fonte] Il 5 novembre 1926 dodici parlamentari (Pivano, Bavaro, Fazio, Gasparotto, Giovannini, Lanza di Trabia, Musotto, Pasqualino-Vassallo, Poggi, Scotti, Soleri, Viola), richiesta la votazione ad appello nominale, votarono contro la reintroduzione della pena di morte accompagnata da: soppressione di tutti i giornali e periodici antifascisti; istituzione del confino di polizia che comportava la perdita della libertà personale per semplice provvedimento amministrativo e sulla base del solo sospetto; creazione di un Tribunale speciale per la difesa dello Stato.[senza fonte] L'opposizione in aula - cui l'accesso era di fatto inibito, a meno che non si fosse sin dall'inizio scelto di disertare l'Aventino[senza fonte] - era composta dai dieci deputati che sin dall'inizio avevano rifiutato la tecnica aventinista; tra di essi, in teoria, ci sarebbero dovuti essere anche i comunisti (teorizzatori dell'uso delle "libertà borghesi" per usufruire di un diritto di tribuna), ma nel frattempo erano stati costretti alla clandestinità. Il 9 novembre 1926 la Camera dei deputati, riaperta per approvare le leggi eccezionali, deliberava anche la decadenza dei deputati aventiniani.[senza fonte] In un primo momento la mozione, presentata da Farinacci, aveva parlato solo di aventiniani ed era stata motivata proprio con il fatto della secessione parlamentare: ne restavano perciò esclusi i comunisti che da lunghissimo tempo erano presenti in aula. Ma poi la mozione fu emendata da Augusto Turati ed estesa anche ai comunisti: contro l'ordine del giorno presentato votavano solo i deputati Pivano, Bavaro, Fazio, Gasparotto, Giovannini, Lanza di Trabia, Musotto, Pasqualino-Vassallo, Poggi, Scotti e Soleri. Come effetto dell'ordine del giorno, gli unici rappresentanti dell'opposizione a Montecitorio rimanevano i 6 deputati appartenenti alla fazione giolittiana; già la sera prima Antonio Gramsci, in violazione dell'immunità parlamentare ancora vigente, era stato arrestato.

10 giugno, 2012

PROMEMORIA 10 giugno 1987 – Strage di Ustica: Iniziano le operazioni di recupero del relitto del DC-9 esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980 a cura della ditta francese IFREMER.

Strage di Ustica: Iniziano le operazioni di recupero del relitto del DC-9 esploso nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980 a cura della ditta francese IFREMER. Nel 1987 l'allora ministro del Tesoro Giuliano Amato stanziò i fondi per il recupero del relitto del DC-9, che giaceva in fondo al mar Tirreno. La profondità di 3700 metri alla quale si trovava il relitto rendeva complesse e costose le operazioni di localizzazione e recupero. Pochissime erano le imprese specializzate che disponevano delle attrezzature e dell'esperienza necessarie: la scelta ricadde sulla ditta francese Ifremer (Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer, Istituto di ricerca francese per lo sfruttamento del mare), che il giudice Priore avrebbe poi ritenuto collegata ai servizi segreti francesi. Sulla conduzione dell'operazione di recupero effettuata dai DSRV della Ifremer, che portò in superficie la maggior parte della cellula dell'aeromobile, scaturirono molti dubbi, principalmente sui filmati consegnati in copia e sul fatto che l'ispezione al relitto documentata dalla ditta francese fosse davvero stata la prima. Le difficoltà tecniche, i problemi di finanziamento e le resistenze esercitate da varie delle parti interessate contribuirono a rimandare il recupero per molti anni. Alla fine due distinte campagne di recupero, nel 1987 e nel 1991, consentirono di riportare in superficie circa il 96% del relitto del DC-9.[14] Il relitto venne ricomposto in un hangar dell'aeroporto di Pratica di Mare, dove rimase a disposizione della magistratura per le indagini fino al 5 giugno 2006, data in cui fu trasferito e sistemato, grazie al contributo dei Vigili del Fuoco di Roma[senza fonte], nel Museo della Memoria, approntato appositamente a Bologna. In relazione a tale trasferimento e conseguente sistemazione, venne pubblicato un articolo nella rivista "Obiettivo sicurezza" dei Vigili del Fuoco, sul loro contributo al trasporto dei rottami dell'aereo.

09 giugno, 2012

PROMEMORIA 9 giugno 1958 - Fido (n. 1941), cane meticcio di Luco del Mugello (nel comune di Borgo San Lorenzo in provincia di Firenze) muore dopo essersi recato ogni giorno per 14 anni alla fermata dell'autobus per attendere invano il ritorno del padrone, perito nel 1943 durante un bombardamento aereo

Fido (n. 1941), cane meticcio di Luco del Mugello (nel comune di Borgo San Lorenzo in provincia di Firenze) muore dopo essersi recato ogni giorno per 14 anni alla fermata dell'autobus per attendere invano il ritorno del padrone, perito nel 1943 durante un bombardamento aereo Fido (1941-9 giugno 1958) è stato un cane meticcio vissuto a Luco del Mugello (nel comune di Borgo San Lorenzo, in provincia di Firenze), divenuto famoso poiché, dopo la morte del padrone nel 1943, continuò a recarsi per circa quattordici anni, fino alla fine della propria vita, alla fermata dell'autobus, attendendo invano il suo ritorno. Storia Una sera di inverno del 1941, un uomo residente a Luco del Mugello, Carlo Soriani, operaio alle Fornaci Brunori di Borgo San Lorenzo, trovò in un fosso un cucciolo di cane ferito. Ignorando a chi potesse appartenere, Soriani lo portò a casa e decise di adottarlo, attribuendogli il nome di Fido. Una volta ristabilitosi, il cane si affezionò talmente al suo padrone che ogni mattina lo accompagnava da casa alla piazza centrale di Luco, dove Soriani avrebbe preso la corriera per Borgo San Lorenzo. Fido tornava quindi a casa, ma alla sera era di nuovo alla fermata della corriera, attendendo l'arrivo del padrone, che poi riaccompagnava a casa. Il 30 dicembre 1943, in piena guerra, Borgo San Lorenzo fu oggetto di un violento bombardamento alleato: anche le Fornaci Brunori furono colpite e molti operai, tra cui Carlo Soriani, perirono. La sera stessa, Fido si presentò come al solito alla fermata della corriera, ma ovviamente non vide scendere il proprio amato padrone. Il fedelissimo animale non si perse d'animo e per i quattordici anni successivi (oltre 5000 volte), fino al giorno della sua morte, si recò quotidianamente alla fermata, nella speranza, purtroppo vana, di veder scendere Soriani. Colpito dalla straordinaria fedeltà di Fido, il sindaco di Borgo San Lorenzo gli conferì, il 9 novembre 1957, una medaglia d'oro, alla presenza di molti concittadini e della commossa vedova di Soriani. Nel medesimo anno, il Comune di Borgo San Lorenzo decise di omaggiare Fido con un monumento, collocato nella centrale Piazza Dante, ove si trova tutt'oggi. Nello stesso periodo, Fido destò l'interesse mediatico italiano: le riviste Gente e Grand Hotel pubblicarono la storia del cane, che apparve anche in diversi cinegiornali dell'Istituto Luce. Fido morì il 9 giugno 1958. La notizia fu diffusa al pubblico dal quotidiano fiorentino La Nazione con un titolo a quattro colonne. Il 22 giugno, La Domenica del Corriere commemorò Fido con una commovente copertina firmata da Walter Molino, che ritrasse il cane in punto di morte sul ciglio della strada, con la corriera che ogni giorno attendeva sullo sfondo[8]. Per permettergli di ricongiungersi finalmente con il padrone, Fido fu sepolto all'esterno del cimitero comunale di Luco, ove riposavano le spoglie di Carlo Soriani. Nell'immaginario collettivo, la sua storia richiamò quelle, molto simili, del cane giapponese Hachikō e del cane statunitense Shep. Il monumento Nel 1957, il comune di Borgo San Lorenzo incaricò lo scultore sestese Salvatore Cipolla di realizzare un monumento in bronzo di Fido, a testimonianza di quell'esemplare storia di amore e fedeltà. L'opera, nota come "Monumento al cane Fido", fu collocata in Piazza Dante a Borgo San Lorenzo, accanto al Palazzo comunale, ed era costituita da un basamento in pietra, sovrastato da una statua in maiolica raffigurante il cane. Sul basamento, campeggiava la dedica: "A FIDO, ESEMPIO DI FEDELTÀ". Il monumento venne inaugurato alla presenza dello stesso Fido e della vedova di Carlo Soriani. Pochi mesi dopo l'inaugurazione, tuttavia, la statua in maiolica venne distrutta nottetempo. Il Comune decise, allora, di sostituirla con una in bronzo. Quest'ultima, collocata come la precedente sopra il basamento con la dedica, si trova tutt'oggi in Piazza Dante a Borgo San Lorenzo.