14 aprile, 2013

PROMEMORIA 14 aprile 1982 – Roma: ha inizio il primo processo a carico dei presunti responsabili del sequestro Moro. L'udienza si tiene nell'aula bunker del Foro Italico

Roma: ha inizio il primo processo a carico dei presunti responsabili del sequestro Moro. L'udienza si tiene nell'aula bunker del Foro Italico La strage, il sequestro, la detenzione, i coinvolgimenti e le manovre intorno alle cause ed ai metodi della sua eliminazione, ancora non sono chiaramente identificabili in tutti i loro dettagli, malgrado parecchi processi e numerose indagini separate, condotte sia all'interno del paese che a livello internazionale. Anche, ad esempio, le indagini esperite per verificare eventuali contatti e collegamenti con l'omologa organizzazione tedesca RAF, che non molto tempo prima aveva realizzato un'azione analoga e dalle inquietanti similitudini (sequestro dell'industriale tedesco Schleyer, massacro della sua scorta ed infine uccisione dell'ostaggio a seguito di trattative infruttuose), non ebbero seguito, per quanto l'avvocato Denis Payot venne incaricato dai familiari di Aldo Moro di tentare una trattativa per la liberazione. La morte di Moro è stata oggetto di diverse speculazioni e teorie. La stampa ad esempio ipotizzò, a seguito delle interviste ad alcuni brigatisti catturati, che le BR avessero puntato su Moro ritenendo che l'obiettivo precedentemente scelto dai terroristi, Giulio Andreotti, risultasse troppo protetto. Lo stesso Andreotti però smentì la fondatezza dell'assunto, pubblicamente raccontando che ogni mattina abitudinariamente si recava di buon'ora, a piedi e del tutto solo, a messa in una chiesa vicina alla sua abitazione; come obiettivo, affermò, era anche eccessivamente facile. Anche il brigatista Valerio Morucci nelle sue deposizioni ai processi Moro ha affermato che l'obiettivo di colpire Andreotti fu abbandonato non per la protezione di cui lo statista godeva ma per il luogo estremamente centrale di Roma ove egli abitava che impediva, di fatto, qualsiasi tentativo di fuga del Commando brigatista dopo l'eventuale agguato. Viepiù la scelta di rapire Aldo Moro con un'azione tanto clamorosa, secondo il Morucci, era dettata dall'impossibilità di compiere l'azione in altri luoghi frequentati dal presidente della DC. In particolare i brigatisti avevano a lungo progettato di rapire Aldo Moro nella chiesa dove egli la mattina (intorno alle 8,15 circa) si recava per la preghiera. Stando alle spiegazioni fornite dal Morucci, l'ingresso e le vie laterali della chiesa davano su una piazza ove era situato un asilo. Ciò rendeva estremamente problematica l'azione per il grande via vai che c'era: oltre i passanti, infatti, c'erano molti bambini che, accompagnati dai genitori, si recavano all'asilo. I brigatisti, inoltre, scartarono quasi subito l'ipotesi di rapire Moro all'Università per il sempre gran numero di studenti presenti.

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