02 luglio, 2013

PROMEMORIA 2 luglio 2008 – Viene liberata Ingrid Betancourt, donna di stato colombiana sequestrata dalle FARC nel 2002

Viene liberata Ingrid Betancourt, donna di stato colombiana sequestrata dalle FARC nel 2002 Il rapimento Vistasi negare il supporto governativo, Íngrid Betancourt decise di recarsi nella zona smilitarizzata via terra, insieme alla sua candidata-vice Clara Rojas e a un gruppo di persone del suo staff. Il 23 febbraio 2002 fu fermata dall'ultimo posto di blocco militare prima di entrare nell'ex zona smilitarizzata. Gli ufficiali insistettero per convincere il gruppo a non proseguire fino a San Vicente del Caguan, il paese usato come base degli incontri durante le trattative. Il gruppo proseguì il viaggio e la Betancourt venne trattenuta da uomini delle FARC che la tennero in ostaggio. Il suo nome rimase in lista per le elezioni nonostante il sequestro; raccolse meno dell'1% dei voti. Nelle prime trattative, le FARC chiesero la formalizzazione di uno scambio di prigionieri: 60 ostaggi politici contro la liberazione di 500 uomini delle FARC detenuti nelle carceri colombiane. Inizialmente l'amministrazione del neo-eletto presidente Uribe escluse ogni trattativa in assenza di un cessate-il-fuoco preventivo e spinse per un'azione di salvataggio basata sulla forza, ma i parenti di Íngrid e di molti altri ostaggi - tenuto anche conto dell'inaccessibilità delle regioni montane e forestali dove gli ostaggi sono trattenuti - respinsero decisamente questa opzione temendone un esito infausto, simile all'episodio del sequestro del governatore del dipartimento di Antioquia, Guillermo Gaviria Correo, che le FARC uccisero non appena consapevoli della presenza dell'esercito nella loro zona. Nell'agosto del 2004, dopo alcune false partenze e di fronte al montare delle proteste dei parenti dei sequestrati, degli ex-presidenti liberali Alfonso López Michelsen e Ernesto Samper Pizano e dell'opinione pubblica, sempre più convinta dell'opportunità e della validità umanitaria dello scambio di prigionieri, il governo Uribe sembra ammorbidire le proprie posizioni annunciando di voler porre il 23 luglio alle FARC una proposta formale di liberare 50-60 prigionieri in cambio degli ostaggi politici e militari. Il governo si sarebbe impegnato a fare la prima mossa, rilasciando i prigionieri condannati per rivolta e concedendo loro di lasciare il paese o di aderire a programmi di reinserimento sociale. Le FARC avrebbero quindi rilasciato gli ostaggi in loro mano, tra cui Íngrid Betancourt. La proposta godeva del pubblico appoggio e del supporto dei governi francese e svizzero. La mossa venne apprezzata da diversi parenti dei sequestrati e da vari personaggi del mondo politico colombiano. Anche molti dei critici, che vi vedevano più una mossa propagandistica di Uribe, giudicarono il piano come praticabile. Le FARC rilasciarono un comunicato il successivo 20 agosto in cui smentivano di essere state contattate in anticipo dal governo svizzero (come il governo colombiano aveva dichiarato). Nella nota auspicavano il raggiungimento di un'intesa apprezzando il fatto che il governo Uribe avesse fatto una proposta, tuttavia criticarono la proposta perché non prevedeva la possibilità ai prigionieri rilasciati di decidere di tornare a militare nelle file delle FARC. Il 5 settembre successivo la stampa colombiana pubblicò quella che venne considerata una contro-proposta delle FARC. In essa si chiedeva al governo di individuare una zona franca per 72 ore di tregua, in cui i negoziatori governativi e gli ufficiali delle FARC avrebbero potuto incontrarsi faccia a faccia per discutere lo scambio di prigionieri. Il primo giorno sarebbe stato dedicato a raggiungere la località, il secondo alla trattativa ed il terzo all'abbandono dell'area da parte dei guerriglieri. Al governo fu indicata una rosa di possibili località del Dipartimento di Caquetá - Peñas Coloradas, El Rosal o La Tuna - in cui l'influenza politica delle FARC è forte e chiara. Qualcuno speculò che le FARC avrebbero potuto minare i terreni o predisporre trappole attorno alle guarnigioni militari locali durante la tregua. La proposta delle FARC di incontrarsi col governo fu vista molto positivamente da Yolanda Pulecio, la madre di Íngrid, che vi vide un segno di "progresso",[...] "esattamente come il governo può incontrarsi con le forze paramilitari (di estrema destra), può anche incontrarsi con gli altri, che sono terroristi allo stesso modo". Nel febbraio 2006 vi fu un appello del governo francese ad accettare uno scambio di prigionieri approvato dal governo di Bogotá e liberare i prigionieri trattenuti da meno di sette anni. Il ministro degli esteri francese Philippe Douste-Blazy disse che "era compito delle FARC dimostrare la serietà delle loro intenzioni di rilasciare l'ex candidata alle presidenziali Íngrid Betancourt e altri detenuti". In un'intervista con il giornale francese L'Humanité del giugno 2006, Raul Reyes, un leader delle FARC ebbe a dichiarare la Betancourt "sta bene, nei limiti della situazione in cui si trova. Non è facile essere privati della propria libertà". Nello stesso anno Francesco Guccini le dedica una canzone: Nella giungla. Nel maggio 2007 un poliziotto sequestrato, John Frank Pinchao, è riuscito a fuggire dalla prigionia e ha dichiarato di essere stato detenuto nello stesso campo di prigionia della Betancourt. Ha inoltre visto Clara Rojas, che durante la prigionia ha dato alla luce un figlio, Emmanuel. Il 17 maggio 2007 è stata resa nota la notizia, riportata da un poliziotto sfuggito alla prigionia, che la Betancourt sarebbe ancora viva.. Il 30 novembre 2007 il governo colombiano ha dichiarato che era stato trovato un video recente con la Betancourt ancora viva. Nel giugno 2008 il quotidiano italiano l'Unità l'ha proposta per il Premio Nobel per la Pace[5]. La liberazione Il 2 luglio 2008 è stata resa nota la notizia della sua liberazione avvenuta, secondo quanto riferito dal ministro colombiano, a seguito di una operazione di intelligence, Operacion Jaque, condotta da una task force dell'esercito colombiano. Non sono mancate le ipotesi su di un possibile riscatto di 20 milioni di dollari (non confermato, però, dalle Farc.) pagato dagli Stati Uniti per il rilascio del gruppo di ostaggi in cui erano presenti, oltre alla Betancourt, anche tre presunti agenti del FBI. Ipotesi al momento smentite da diverse documentazioni che dimostrerebbero come in realtà non fossero dell’FBI, non lavorassero per l’FBI e soprattutto non fossero “mercenari”. Erano civili, dipendenti della California Microwave System, sussidaria dell'americana Northrop Grumman (presente anche in Italia), che aveva ed ha contratti con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

Nessun commento: